sabato, 27 Aprile, 2024
Esteri

Corte Aja ordina a Israele: aiuti umanitari urgenti. Austin: no a offensiva a Rafah

Delegazione di Tel Aviv andrà a Washington. Varato nuovo governo Anp

La Corte dell’Aja ha ordinato a Israele di assicurare aiuti umanitari a Gaza. La Casa Bianca ha sospeso gli aiuti a Israele perché non ha soddisfatto le richieste dell’Amministrazione americana proprio sugli aiuti umanitari. Ci sono 14 miliardi di dollari in ballo, ma il finanziamento è ancora fermo al Congresso. Ora che i rapporti tra Biden e Netanyahu sono ulteriormente deteriorati dopo l’approvazione della risoluzione Onu che impone il cessate il fuoco, sarà ancora più difficile averli. La rivelazione è del quotidiano Yedioth Ahronoth che ha citato fonti informate. Intanto si è insediato il nuovo governo dell’Anp di Mohammad Mustafa e il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha detto che ora “deve attuare riforme ampie e credibili.” Mustafa è un economista politicamente indipendente istruito negli Stati Uniti, e garantisce un governo tecnocratico per aiutare a ricostruire Gaza. Kirby ha anche aggiunto che gli Usa continuano a ritenere un’offensiva a Rafah “un errore” e il Segretario americano alla Difesa Lloyd Austin ha espressamente detto al collega israeliano Yoav Gallant che “gli Stati Uniti non possono sostenere a grande offensiva di terra a Rafah che non comprenda un realizzabile piano per la sicurezza del milione e mezzo di abitanti di Gaza che vi ci sono rifugiati.”

Corte Aja su aiuti umanitari

La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha ordinato a Israele di “garantire un’assistenza umanitaria urgente” a Gaza, dove “è cominciata la carestia”. Si tratta di nuove misure provvisorie emesse dalla Corte che deve decidere sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico. Sulle accuse di genocidio anche l’Irlanda si è associata al Sudafrica, mentre l’Onu dovrà decidere sulla relazione presentata dalla propria relatrice Francesca Albanese che parla di provati “atti di genocidio.”

Terroristi ammettono gli stupri

Un membro della Jihad Islamica, Manar Kassem, ha confermato che furono messi in atto stupri durante l’attacco del 7 ottobre. Il miliziano ha spiegato di essere entrato in un kibbutz di confine armato di un kalashnikov e di una bomba. Alla vista di una giovane donna su un sofà, ha aggiunto, ”sono stato posseduto dal diavolo, l’ho fatta stendere, ho cominciato a spogliarla e ho fatto quello che ho fatto”. Sugli stupri e le violenze sessuali durante l’assalto l’Associazione dei Centri-Antistupro in Israele ha pubblicato la prima ricerca ufficiale e sistematica sui crimini perpetrati. Sono descritti soprusi raccapriccianti. “Il rapporto che è stato presentato agli alti funzionari delle Nazioni Unite, non lascia spazio a smentite o disattenzioni.

Tensioni nel governo Netanyahu

Oltre che con gli Stati Uniti, il premier israeliano è alle prese anche con le tensioni interne al suo governo. Il tema dell’esenzione dalla leva per gli ebrei ortodossi lo mette in scontro con i due partiti religiosi che sostengono il Governo, mentre i ministri Gallant e Gantz chiedono che sia rivista la questione. Netanyahu ha nuovamente chiesto alla Corte Suprema una ulteriore dilazione prima di offrire la visione dell’esecutivo. Intanto Shlomo Ben Ami, ex ministro degli Esteri israeliano laburista ha detto che gli Stati Uniti sono “stufi di Netanyahu”, e la recente astensione di Washington sulla risoluzione Onu per chiedere un cessate il fuoco a Gaza “fa parte di una strategia ascendente per inviare segnali a Israele sul fatto che le cose possono cambiare”. Ben Ami crede anche che Netanyahu sia “diventato un pericolo per gli obiettivi occidentali in questa nuova guerra fredda che esiste tra Stati Uniti, Cina e Russia”, in quanto il suo governo, che definisce “estremista”, ha collocato Israele “in una posizione che non gli appartiene”.

Delegazione negli Usa

Rivelatrice di queste tensioni interne e esterne al Governo di Netanyahu anche la vicenda della delegazione israeliana da inviare negli Usa: dapprima stoppata dal premier e poi riprogrammata. Alla fine una delegazione andrà a Washington la prossima settimana. Lo ha riferito il sito Ynet confermando così quanto annunciato dalla Casa Bianca. Fonti politiche che hanno parlato con Ynet hanno riferito che “Netanyahu si è reso conto di aver sbagliato” ad annullare in un primo momento l’invio della delegazione a Washington come reazione al voto di astensione degli Usa sulla risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu per il cessate il fuoco a Gaza.

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