giovedì, 28 Marzo, 2024
Europa

C’era una volta Schengen – Il paradosso dell’Europa

Tutte le favole iniziano con “C’ERA UNA VOLTA” e così è per Schengen. 

Il cosiddetto trattato di Schengen o acquis è un insieme di norme e disposizioni, integrate nel diritto dell’Unione europea, volte a favorire la libera circolazione dei cittadini all’interno del cosiddetto Spazio Schengen, regolando i rapporti tra gli Stati che hanno siglato la Convenzione di Schengen, cittadina del Lussemburgo al confine con la Francia e la Germania dove è stato firmato il trattato dai paesi europei aderenti.

I paesi che aderiscono al Trattato, oggi, dopo l’uscita dell’Inghilterra e la mancata adesione di altri, sono  22 su 27 dell’Unione europea (dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito non fa più parte dell’Unione europea e così, per effetto della Brexit, gli Stati membri sono passati da 28 a 27). L’Irlanda ha deciso di non aderire allo Spazio Schengen in base a una clausola di opt-out, mentre quattro altri paesi (Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria) hanno sottoscritto la Convenzione di Schengen ma per essi non è al momento in vigore, poiché non hanno ancora attuato tutti gli accorgimenti tecnici previsti nella pratica. 

La polemica sulla chiusura delle frontiere da parte di alcuni Stati ( Ungheria, Austria, ecc.) pur aderenti alla Unione Europea è notoria.

Oggi il Corona Virus ha cancellato con un colpo di spugna il Trattato di Schengen e tutti gli Stati Europei hanno chiuso le loro frontiere. Addirittura si registra anche una grande difficoltà nel transito delle merci pur indispensabili in questo periodo di emergenza mondiale tra uno Stato e l’altro di quella Europa Unita che ci aveva regalato il sogno, anzi la favola, della libera circolazione senza controlli alle frontiere.

Il paradosso quindi consiste nel fatto che l’Unione  Europa che resta unita solo nei trattati firmati è finita.

La domanda che ci si pone pertanto è la seguente: una volta finita l’emergenza Coronavirus torneranno gli Stati a consentire la libera circolazione delle persone e delle merci?

Io esprimo forti dubbi e credo che prevarrà più lo spirito conservatore spinto anche dai governi populisti e nazionalisti che non la libertà che a fatica era stata conquistata. 

Il campanello d’allarme è costituito dalla palese e rilevata difficoltà  oggi emersa che, pur di fronte ad un disastro di proporzioni epocali, qualcuno lo ha paragonato alla peste del periodo 1347 – 1353 che registrò un numero di morti di circa 20 milioni nella sola Europa,  l’establishment dell’attuale Europa (unita) non trova un accordo per la emanazione dei cosiddetti Corona-Bond che consentirebbero non solo di aiutare l’uscita dalla Pandemia ma di consentire una ripresa a tutti i paesi dell’Europa stessa e non solo. Certo è che senza una immissione smisurata ed anche spropositata di risorse finanziarie si corre il rischio che dopo il Corona Virus ci sarà il corona-poveri con il rischio di ridurre alla fame intere generazioni  che, come è noto, sarebbero pronte, o meglio costrette, a fare rivoluzioni. 

Un popolo affamato è pronto a fare rivoluzioni violente con taglio di teste di coloro che saranno ritenuti responsabili della loro condizione. La storia dovrebbe insegnare, quindi, agli attuali detentori delle ricchezze dei poteri finanziari dell’Europa e del Mondo, che non bisogna affamare il popolo per non essere costretti ad essere così miopi al pari della regina Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, che pronunciò la famosa frase rivolgendosi al popolo in rivolta che chiedeva soltanto pane per sfamarsi «Se non hanno più pane, che mangino brioche» (S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche) .

Se l’Europa vuole dunque che il paradosso odierno non si verifichi e la favola del “C’era una volta Schengen” perpetui nella mente dei cittadini europei allora si muova e subito ed attui le misure che possano almeno dare un segno di speranza ed una concretezza  all’#TUTTO ANDRA’ BENE”.

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