mercoledì, 1 Maggio, 2024
Lavoro

Calano occupati e disoccupati. Crescono gli inattivi

Continua la tendenza al ribasso degli occupati e i disoccupati in Italia. A gennaio 2024 l’Istituto nazionale di statistica stima che rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati e i disoccupati, mentre aumentano gli inattivi. L’occupazione si attesta al 61,8% e cala del -0,1%, pari a -34mila unità tra gli uomini, gli under 34, i dipendenti a termine, gli autonomi, mentre cresce tra le donne e chi ha almeno 50 anni. La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità), invece, coinvolge gli uomini e le fasce di età comprese tra i 15-24 anni e i 35-49 anni, mentre la disoccupazione aumenta lievemente tra le donne e gli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione totale è stabile attestandosi al 7,2%, mentre quello giovanile continua a salire di 0,2%, pari al 21,8%. Il tasso di inattività, infine, sale al 33,3% (+0,5%, pari a +61mila unità, tra i 15 e i 64 anni). L’Istat osserva la fetta maggiore dell’inattività tra gli uomini e tra chi ha un’età compresa tra i 15 e 49 anni, mentre l’inattività diminuisce tra le donne e gli ultracinquantenni.

Dati a confronto

Confrontando il trimestre novembre 2023-gennaio 2024 con quello precedente (agosto-ottobre 2023), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90mila occupati. La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-3,5%, pari a -67mila unità) e alla stabilità degli inattivi. Il numero di occupati, a gennaio 2024, supera quello di gennaio 2023 dell’1,6% (+362mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione della fascia d’età compresa tra i 35 e i 49 anni per effetto della dinamica demografica negativa. Il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 0,8 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,4 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva. Rispetto a gennaio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-8,1%, pari a -162mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -157mila).

Inflazione stabile

Riguardo ai dati Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di febbraio si evidenzia, rispetto al mese precedente, un indice generale di inflazione stabile con un +0,8% su base annua, mentre il carrello della spesa segna una significativa diminuzione con un +3,7% su base tendenziale. “Si conferma a febbraio la tendenza di rallentamento della crescita dei prezzi, in particolare per il cosiddetto carrello della spesa che rileva un -1,4% rispetto al mese precedente. Il contesto economico rimane comunque segnato dall’incertezza, anche a causa delle tensioni geopolitiche in corso, oltre che dalla fragilità dei consumi. Dopo due anni di forte inflazione che ha avuto rilevanti effetti negativi sul potere d’acquisto, le famiglie hanno cambiato le abitudini, orientandole sempre di più in un’ottica di risparmio e convenienza. In questo scenario, le imprese della Distribuzione Moderna sono impegnate a mantenere in equilibrio le dinamiche dei prezzi, con il duplice obiettivo da un lato di garantire alle famiglie un’offerta di qualità a prezzi accessibili, dall’altro di assicurare una giusta remunerazione ai produttori. In particolare, nella filiera agroalimentare, dove le relazioni commerciali sono spesso di lungo periodo, si instaurano rapporti di reale partnership che consentono alle imprese produttrici di crescere dimensionalmente e migliorare il proprio livello di efficienza” commenta l’Istituto nazionale di statistica.

Caro costi

Per Assoutenti la frenata dell’inflazione, che a febbraio rimane stabile allo 0,8% su anno, è positiva ma in alcuni comparti l’andamento dei listini al dettaglio rappresenta ancora una criticità. “I prezzi di alimentari e bevande continuano a registrare sensibili rialzi e salgono a febbraio del +4,1% su base annua. Questo significa che per mettere il cibo in tavola una famiglia con due figli spende in media +330 euro all’anno. Sensibili tensioni si registrano in particolare nel comparto dell’ortofrutta, dove la verdura aumenta del +4,9% e la frutta fresca addirittura del +11,2%. Servono misure come quella attuata lo scorso anno per definire anche a livello locale panieri di prodotti a prezzi calmierati, in modo da sostenere le famiglie alle prese con la spesa quotidiana”, spiega il presidente Gabriele Melluso.

Economia italiana in decelerazione

Secondo quanto emerge dal rapporto Istat su Pil e indebitamento, nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022 (4,0%). La crescita è stata principalmente stimolata dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con un contributo di pari entità di consumi e investimenti. La domanda estera netta ha fornito un apporto lievemente positivo, mentre è stato negativo quello della variazione delle scorte. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subìto contrazioni in agricoltura e nel complesso delle attività estrattive, manifatturiere e nelle altre attività industriali. La crescita dell’attività produttiva si è accompagnata a una espansione dell’input di lavoro e dei redditi. Il rapporto tra l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2022, con una pressione fiscale rimasta invariata. La riduzione della spesa per interessi, infine, si riflette in un miglioramento del saldo primario.

Domanda interna e flussi con l’estero

Dal lato della domanda interna nel 2023 il Pil registra, in termini di volume, un incremento del 4,7% degli investimenti fissi lordi e dell’1,2% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono scese dello 0,5% e le esportazioni sono cresciute dello 0,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per 2,0 e 0,3 punti percentuali, mentre l’apporto della variazione delle scorte è stato negativo per 1,3 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni del 2,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,1% nell’industria in senso stretto. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022, mentre il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4% (-4,3% nel 2022).

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