venerdì, 29 Marzo, 2024
Società

Un caffè con… il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci

Il 4 marzo scorso, dopo nove mesi di tensioni, scioperi e proclami, è stato finalmente raggiunto un accordo che assicura all’Ilva la gestione di Arcelor Mittal. Un’intesa che, in buona sostanza, archivia il contenzioso giudiziario e apre le porte a un ingresso dello Stato nella grande acciaieria tarantina.

Tra i vari soggetti coinvolti, però, (Comune di Taranto, Arcelor Mittal, Sindacati e Governo), l’unico ad esultare è stato il Ministro dell’Economia “Siamo soddisfatti – ha dichiarato Gualtieri – per un accordo che assicura da subito continuità operativa all’impianto e pone le basi per un progetto di politica industriale di grande respiro, sia  per il rispetto della salute e dell’ l’ambiente, che per la tutela dell’occupazione e la garanzia di concrete prospettive di competitività”.

Il controcanto dei Sindacati, però, sì è fatto subito sentire. Tant’è che in una trasmissione radiofonica di alcuni giorni fa, il Segretario Generale dei Metalmeccanici della Cisl Bentivogli ha espresso forti perplessità sull’accordo.

Il Sindaco di Taranto, intervistato anche lui  da Radio Anch’io, non ha espressamente criticato l’accordo ma non ha nemmeno fatto salti di gioia, a differenza del Ministro Gualtieri.

Il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci

Sindaco Melucci, ci può spiegare, in poche parole, cosa non va, per Lei, in questo accordo?
Dopo quasi tre anni di braccio di ferro con diversi governi ci è stata consegnata una intesa di una ventina di pagine, all’interno delle quali non c’è alcun apprezzabile spazio per le aspirazioni e i bisogni di Taranto. Solo tanti abbuoni ad ArcelorMittal, che ha ampiamente dimostrato di non avere alcun interesse per il tanto auspicato green new deal, né in verità per le istanze di lavoratori e indotto, ormai allo stremo. Soprattutto, sconcerta che dopo tante battaglie della comunità e persino alla luce delle recenti dichiarazioni del Presidente Giuseppe Conte, per Taranto non valga ancora il primato assoluto della salute dei cittadini sulle altre questioni. È un passo indietro molto preoccupante, commissari e negoziatori di governo hanno una grande responsabilità in questo.

A sentire il Ministro Gualtieri, l’accordo tutela un po’ tutto: salute e ambiente; occupazione e benessere sociale ed economico di Taranto. Poi, però, è andato oltre. Ha sostenuto che l’accordo assicura competitività e sostenibilità ad un impianto che è cruciale per l’intero sistema industriale italiano. Lei condivide tutto quest’ottimismo del Ministro?
Purtroppo no. E ho anche avuto modo di rappresentargli senza mezzi termini questa profonda delusione della comunità e degli enti locali ionici, per altro mai coinvolti in questa intesa. È anche inaccettabile che ancora si chiedano sacrifici a Taranto nell’ottica degli equilibri produttivi del nord o dei target economici del Sistema Paese. Noi ormai conosciamo le carte e gli argomenti della vicenda ex Ilva come pochi, siamo certi di poter affermare che in quelle venti pagine non ci sia alcuna sostenibilità, alcuna prospettiva di rilancio, alcuna garanzia concreta di abbattimento del quadro emissivo, alcun sostanziale sollievo per residenti, lavoratori e imprese locali. Semplicemente è una buona uscita per ArcelorMittal, non una piattaforma per la salvezza di Taranto. Va comunque detto che non si tratta ancora di un vero e proprio piano industriale, ma temiamo che quel documento condizionerà ad ogni modo le future iniziative del governo. Peccato, perché dal nostro punto di vista l’Italia si trovava in una posizione di relativa forza nei confronti di ArcelorMittal.

Sindaco, purtroppo non possiamo non parlare di questa brutta epidemia  che si è abbattuta sull’Italia. Quando, speriamo presto, quest’incubo sarà passato avremo tutti, al Nord, al Centro e al Sud, pesanti conseguenze sull’economia, già molto fragile, del nostro Paese. Per rimanere su Taranto, che ha già tanto sofferto e combattuto per l’Ilva, questo Piano per il Sud del Ministro Provenzano che stanzia 550 milioni di euro per il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) e altri 55 milioni per la Zona franca urbana di Taranto, secondo Lei, potrà reggere di fronte a queste previsioni  così pessimiste che investono non solo l’Italia, ma tutta l’Europa?
Dobbiamo accettare l’idea che stiano cambiando le priorità, gli stili di vita, in generale il nostro modello di sviluppo. Non reggono più dogmi proprio come quelli dell’acciaio, del posto fisso o del pil. La città si è dotata ormai di una innovativa ed articolata programmazione, sta dimostrando un fermento particolare, nonostante tutto, specie in settori nuovi, molti sono i cantieri che partono sul suo vasto territorio. Con il suo piano di transizione ecologica-economica-energetica “Ecosistema Taranto” sta guardando alle realtà più resilienti d’Europa e agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, che stanno orientando ogni scelta amministrativa. C’è ancora tanta strada da fare, ma Taranto sta già cambiando, ce la farà, e darà punti a tutti. Certo, se proprio il CIS diventasse più spedito ed efficace e quelle risorse fossero destinate a progetti strutturali e sempre meno palliativi, coerenti con quella programmazione dell’amministrazione comunale, allora avremmo davvero avviato la svolta.

Un’ultima domanda, sul futuro di Taranto. Il 25 gennaio scorso, il Corriere della Sera, in un bel servizio dedicato alla vostra Città, titolava: “Un euro per salvare Taranto. Il Comune mette in vendita i primi tre palazzi della Città vecchia. Obiettivo riportare sull’Isola 25 mila abitanti” Che significa tutto questo? Che puntate non solo sull’Acciaio, ma anche sulla Città Vecchia? Su quel “Cuore di Pietra” che, ripopolato, può far rinascere Taranto?
Taranto resta una delle città più belle del mondo, largamente sconosciuta. Vogliamo promuovere la sua immagine e le sue potenzialità, vogliamo fare rientrare i nostri giovani e trattenere cervelli, vogliamo che, a partire dal suo cuore identitario, Taranto torni altamente attrattiva, che le periferie arrestino la loro irrazionale espansione e che la comunità torni a partecipare alla vita pubblica dopo gli anni delle lacerazioni ambientali. Per questo abbiamo anche pensato ai giochi del Mediterraneo e alla capitale italiana della cultura. Taranto avrà il suo accordo di programma sull’ex Ilva e si metterà alle spalle tutti i suoi fantasmi. Oggi è più certa questa rinascita che il futuro dell’acciaio in riva allo Ionio.

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