sabato, 27 Aprile, 2024
Ambiente

Urso sull’ex Ilva: “Urgente un intervento drastico, nessun impegno preso è stato mantenuto”

I sindacati incontrano: intervenga il Governo. L’Esecutivo lavora a un divorzio consensuale con Mittal

“Cambiare rotta ed equipaggio”. Ha usato un’espressione legata al mondo marinaro il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per spiegare in Senato che c’è la necessità di trovare quanto prima una soluzione che possa consentire all’ex Ilva di Taranto di proseguire la propria attività siderurgica mettendo in sicurezza operai e ambiente. Durante la sua informativa, Urso ha ribadito l’urgenza di un intervento drastico per segnare una netta svolta rispetto agli avvenimenti poco esaltanti degli ultimi dieci anni riguardanti l’impianto pugliese la cui situazione è critica: “Nel corso del 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, ben al di sotto dell’obiettivo minimo di 4 milioni programmato per quest’anno, con la previsione di risalire a 5 milioni nel 2024”, le parole del Ministro che ha precisato che nessuno degli impegni presi riguardo ai livelli occupazionali e al rilancio industriale è stato mantenuto, mettendo nel mirino ArcelorMittal in quanto azionista di maggioranza. E con la proprietà l’obiettivo è di chiudere definitivamente i rapporti tramite un divorzio consensuale, possibilmente da ufficializzare entro mercoledì prossimo.

Un nuovo piano

Urso ha quindi delineato un piano siderurgico nazionale basato su poli complementari che prevede un progressivo percorso di rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti. Il principale punto di riferimento sarà Taranto, che dovrà riaffermare il suo ruolo di campione industriale con un’intera filiera produttiva, dal minerale al prodotto finito. Il piano coinvolgerà anche gli impianti di Terni, Piombino e, in ultima analisi, supporterà le acciaierie, soprattutto nel Nord. Urso ha elogiato gli imprenditori per gli sforzi fatti, soprattutto nel settore green, sottolineando il successo delle acciaierie del Nord nel portare avanti una svolta green senza precedenti, diventando un modello di efficienza sostenibile in Europa.
Nel corso della sua informativa, Urso ha voluto poi fare un passo indietro, rievocando la trattativa avviata nel marzo 2020 dal Governo Conte 2, sotto la guida del Ministro Patuanelli, che portò alla creazione di Acciaierie d’Italia con la partecipazione di Invitalia al 38 per cento. Urso ha criticato aspramente gli accordi “fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato”,ossia ArcelorMittal, definendo “leonini” i Patti parasociali che ne derivarono. Ha aggiunto che nessuno attento all’interesse nazionale avrebbe accettato tali condizioni, spiegando che la governance dell’azienda era rimasta saldamente nelle mani del socio privato. Urso ha quindi evidenziato la mancanza di impegno da parte del socio privato che ha deconsolidato l’asset, richiamando i propri tecnici e non investendo più risorse. Il Ministro ha sottolineato il voto decisivo assegnato all’amministratore delegato designato da Mittal su sette materie di grande importanza, rispetto al singolo voto assegnato al Presidente designato da Invitalia.
Urso ha proseguito elencando le azioni intraprese per invertire la rotta, incluso il decreto sull’Ex Ilva del dicembre 2022, che ha introdotto la non punibilità in caso di asset dichiarati di interesse strategico nazionale e ha sostenuto finanziariamente Acciaierie d’Italia con 680 milioni di euro convertibili in azioni.

Governo attento all’occupazione

Inutile dire che c’è grande apprensione per il futuro occupazionale dell’ex Ilva. E su questo tema sempre ieri il Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone ha posto l’accento proprio su questo tema sottolineando che è al centro dell’attenzione del governo: “Tutti sanno come è andato il confronto con Mittal, perciò ora stiamo valutando tutte le azioni conseguenti, ma posso assicurare la nostra massima attenzione a non disperdere le competenze dei lavoratori”. Insomma, Calderone ha detto che la salvaguardia del bacino occupazionale è una delle principali preoccupazioni dell’esecutivo, e quest’ultima è stata oggetto di discussioni in un incontro con i sindacati che si è tenuto nella serata di ieri a Palazzo Chigi. Per l’esecutivo oltre al Sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano erano presenti i ministri Urso, Calderone, Fitto e Giorgetti in collegamento. Per i sindacati i leader di Fim, Fiom, Uilm, Uglm, e Usb. Per Rocco Palombella della Uil deve essere il governo a esercitare il suo diritto di convertire i 680 milioni in aumento di capitale: “Questo gli consente di avere la maggioranza, il consecutivo non può essere piegato da minacce di causa”. “Non ci devono essere rimpalli di responsabilità, bisogna dare continuità aziendale, con la speranza di trovare nuovi imprenditori” il parere di Roberto Benaglia della Fim. Per Michele Di Palma della Fiom c’è la necessità “di mettere in sicurezza i lavoratori, gli impianti e la transizione degli stabilimenti”. Nel corso dell’incontro Mantovano ha detto che il governo e’ al lavoro per arrivare a un divorzio consensuale con Mittal. L’obiettivo è chiudere questa pratica entro mercoledì prossimo. L’esecutivo ha poi riferito ai sindacati (convocati per giovedì prossimo per essere aggiornati sulla situazione) che si lavorerà per la continuità produttiva dell’impianto siderurgico.

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