sabato, 27 Aprile, 2024
Società

Gap Gender: maglia nera a Grecia e Italia

Nonostante la graduale emancipazione delle donne nella società, secondo i bilanci di genere di Eurostat nel 2022 il divario occupazionale di genere nell’UE resta di 10,7 punti percentuali, solo 0,2 punti in meno rispetto al 2021. Le donne, cioè, ancora incontrano maggiori difficoltà a trovare un impiego e a coprire ruoli di prestigio e responsabilità oppure vengono sottoccupate o costrette a lavorare meno tempo per dare spazio alle attività domestiche. Una condizione che riguarda il 30,5% delle donne di ogni stato membro, ma che tocca le sue punte massime proprio in Grecia e in Italia. Le donne più svantaggiate sono quelle con figli, al contrario dei padri che riportano un tasso di occupazione più elevato.

Nell’Unione europea risulta occupato l’80% della popolazione maschile in età lavorativa, contro il 69,3% di quella femminile e secondo l’Ocse, le donne trascorrono mediamente 2,5 volte il tempo trascorso dagli uomini nella gestione della casa e dei figli. Eppure nel 2019 la UE aveva fissato l’obiettivo di dimezzare il divario di genere entro il 2030, ma solo una regione su cinque ha già raggiunto l’obiettivo fissato a 5,8 pp.Queste regioni sono concentrate in Francia (14 regioni), Germania (7 regioni), Finlandia (tutte e 5 le regioni), Svezia e Portogallo (entrambe 4 regioni), Lituania (entrambe le regioni), nonché Lettonia ed Estonia (1 paesi della regione). Invece, 20 le regioni in cui il divario occupazionale di genere è stato di almeno 20,0 punti percentuali nel 2022. La metà di queste era in Grecia, mentre il resto era concentrato in Italia (7 regioni) e Romania (3 regioni). Solo due regioni hanno registrato un tasso di occupazione femminile più elevato lo scorso anno: la Regione della Capitale della Lituania e la Finlandia meridionale. Maglia rosa solo alla regione della Finlandia settentrionale e orientale (Pohjois-ja Itä-Suomi), dove non si sono riscontrate differenze nei tassi di occupazione tra uomini e donne.

Le ragioni che causano la disparità di genere nell’occupazione restano sempre le responsabilità assistenziali non retribuite delle donne, la discriminazione nelle assunzioni e la scarsità di donne nella leadership. Oltre a inadeguatezze nell’assistenza all’infanzia, disincentivi fiscali e la segregazione professionale. La necessità di conciliare l’impiego con la vita privata è al primo posto, soprattutto per le donne madri, mentre paradossalmente per gli uomini il fenomeno appareinverso. Gli uomini con figli hanno un tasso di occupazione più elevato (90,1%) rispetto a quelli che non ne hanno (81,1%) e lavorano meno frequentemente part-time. Le madri, oltre a essere quelle con il tasso di occupazione più basso, sono anche la categoria che presenta l’incidenza più marcata di lavoro a tempo parziale (più del 23%).

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