giovedì, 9 Maggio, 2024
Società

Il Natale nipponico con il pollo fritto del colonello Sanders

Ogni anno, a partire dal 1980, la statua a grandezza naturale del colonello Sanders, icona del celebre fast-food di pollo fritto KFC, saluta sull’uscio dei diversi punti vendita sparsi per il Giappone i passanti e gli avventori vestito da Babbo Natale.

File chilometriche e buckets

La vigilia di Natale resta la giornata più impegnativa e attesa dell’anno per i dipendenti della catena, che devono servire clienti disposti in una coda chilometrica, che dal locale continua per diversi isolati. Chi infatti non è stato previdente, ordinandolo in precedenza, è costretto ad attendere per ore prima di ricevere l’ordinazione. I famosi buckets straboccanti di pollo croccante vengono venduti durante la vigilia da cinque a dieci volte di più degli altri giorni dell’anno.

Una insolita usanza?

Il merito va ad una massiccia campagna pubblicitaria che dura dalla metà degli anni Settanta e ad un semplice quanto efficace slogan, che ha saputo colmare un vuoto culturale: “Kentucky for Christmas”, a Natale si mangia dal colonnello Sanders.

Le origini

La stessa KFC ha più volte dato versioni diverse su come nacque l’idea della campagna pubblicitaria, i cui contorni ormai sono sfumati e sconfinano nell’aneddoto.

Che sia stato un insegnante statunitense in una scuola cattolica giapponese, che intendeva offrire del tacchino ai colleghi per Natale e non trovandolo abbia ripiegato per il pollo fritto, o il primo direttore della KFC nipponica che voleva soddisfare le richieste dei clienti stranieri in cerca di un pasto più rispondente ai canoni occidentali natalizi, il 1974 è la data di inizio di un processo di identificazione del pollo fritto con lo spirito del Natale e con lo stile di vita lussuoso degli occidentali.

La corsa al fast-food

A seguito del boom economico, dopo l’austerità del dopoguerra, il Giappone aveva sperimentato un periodo di floridità economica, caratterizzata da un’apertura verso l’Occidente, le sue tradizioni e i suoi prodotti culturali, dalla moda al cibo. In particolare, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, l’industria del fast-food ebbe un’espansione del 600%, con apertura a cascata di punti vendita di catene e, tra queste, nel 1970 a Nagoya vi fu anche Kfc, che in breve tempo si diffuse a macchia d’olio, con una penetrazione massiccia del mercato.

Commensali felici e pollo fritto

Ad una popolazione fortemente influenzata dalla cultura consumistica statunitense, KFC si pose come il modo più autentico di abbracciare lo stile di vita americano. La narrazione festosa e melensa delle pubblicità, che ritraevano famiglie ed amici sorridenti seduti attorno ad una tavola imbandita col pollo fritto KFC, fece facilmente breccia nel cuore dei giapponesi, tanto da diventare una tradizione a tutti gli effetti, in un Paese che non festeggiava il Natale, essendo solo l’1 % di fede cristiana.

Esotismo e familiarità

Il party barrel, il barile gigante di alette di pollo to share, non assecondava solamente il desiderio di adottare e far propria una festività straniera, ma si adattava perfettamente ad una serie di usanze tipicamente giapponesi.

Ad esempio il pollo KFC non si discosta molto da un piatto popolare della tradizione nipponica chiamato karaage, che prevede piccoli tocchi di pollo o pesce impanati nel panko e fritti; così come l’idea di condividere con gli altri commensali il cibo servito a tavola è una pratica sociale giapponese.

Pollo piccante a miso

Negli anni, KFC ha proposto per il mercato nipponico anche variazioni sul tema, più orientate al palato e al gusto orientale, come ad esempio il pollo piccante al miso.

Anche se oggi vi è disponibilità di prodotti più genuinamente occidentali per festeggiare il Natale, la tradizione di ordinare dal colonnello Sanders per la vigilia è ancora radicatissima, merito anche dell’effetto nostalgia che si è innescato in quegli adulti che vedono ormai nelle alette di pollo fritte il piatto d’infanzia delle feste.

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