sabato, 27 Aprile, 2024
Politica

Puntare sull’Italia di successo. Lo fece la Dc. Tocca ora a Meloni

Dai modelli di eccellenza della società civile un'idea politica per il Governo

Riconquistare il diffuso spirito di iniziativa che negli anni 60-70 permise all’Italia di essere protagonista nel mondo in economia, sviluppo e welfare. È questo l’impegno che il Paese è la politica devono recuperare se vogliono davvero crescere e realizzare un Paese più forte e che dia occasioni di benessere a tutti. È necessario ritrovare le ragioni di una visione comune, che significa rimettersi insieme in marcia. Le parole e gli impegni da mettere in pratica mi sono venuti spontanei nel leggere due rapporti: il primo è un approfondimento del Censis – di cui diamo oggi conto in un articolo presente su la Discussione – la seconda lettura sono le anticipazioni del 21esimo rapporto Ismea-Qualivita, che verrà presentato domani a Roma. Due spaccati dell’Italia molto differenti sui quali riflettere.

Trasciniamo i piedi

Per l’Istituto di ricerca socio-economico italiano siamo un Paese che vive di “molte scie, ma nessuno sciame”. Siamo una società che “trascina i piedi” e ci si consola constatando che il nostro è il Paese delle “mille meraviglie”, ma si ignorano le arretratezze. Ad iniziare dalla burocrazia, dai ritardi della digitalizzazione, dai sistemi di aiuti alle imprese che sono arretrati, poco incisivi e, in fondo, proprio per i meccanismi della burocrazia e di norme spesso inapplicabili per le piccole realtà, solo i grandi gruppi ne traggono vantaggi.

La metafora usata dal Censis è quella di “uno sciame”, che si disperde in “mille scie divergenti”. In sintesi il meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato. L’osservazione è netta, perché oggi vogliamo interpretare il lavoro, gli investimenti, la coesione sociale “senza vincoli collettivi”. Eppure grazie a quello sforzo collettivo che siamo risusciti ad avere un orizzonte comune che ha coinvolto più generazioni dal dopoguerra fino agli anni ‘90. Una voglia di realizzare che si è mano a mano affievolita, dispersa in molti rivoli, magari anche di successo ma che non hanno più portato ad una visione ampia e collettiva. Così che la società italiana nel suo complesso si fa oggi sfuggire, lo “sviluppo del Paese”, o il ruolo che riteniamo essenziale di ciò che rappresenta la “spesa pubblica”. Spendiamo male e spesso per non lavorare e nemmeno formare dei nuovi lavoratori.

Serve uno sforzo collettivo

Non riusciamo ad avviare un nuovo ciclo di sviluppo, perché non abbiamo una visione unitaria. Era quella visione che i partiti della prima Repubblica, avevano stabilito in modo chiaro e netto. La Democrazia Cristiana era la capofila di una società che vedeva l’impegno e l’inclusione come forza motrice dello sviluppo. C’era una forte spinta a costruire, realizzare ma anche ad essere solidale. Questo impegno e questo orizzonte devono tornare ad animare la vita politica. Il premier Giorgia Meloni ha oggi la possibilità di ridare slancio ad una forte azione politica e sociale moderata, che noi sappiamo essere la chiave di volta della crescita dell’Italia. Questa ambizione politica di centrismo come terra fertile di sviluppo economico e sociale, può avere oggi dei modelli riusciti che arrivano da una operosa e coraggiosa società civile.

Attenti alla Dop Economy

Ed è la seconda riflessione che scaturisce dalle anticipazioni del 21esimo rapporto Ismea-Qualivita. Si tratta della cosiddetta “DOP Economy”, le eccellenze agroalimentari del Made in Italy che anno dopo anno raggiungono e superano traguardi con 326 prodotti tra Dop e Igp che hanno prodotto nell’ultimo anno un fatturato di 20,2 miliardi. Dietro questo successo ci sono 195mila imprese e 296 consorzi di tutela. Uno sforzo collettivo di 580mila lavoratori, che permettono risultati positivi non solo nei mercati nazionali ma, soprattutto, nell’export europeo ed extra Ue. La classifica dei prodotti di eccellenza che primeggiano all’estero riempie per così dire di orgoglio nazionale. Dal Prosecco, alla Mozzarella di bufala campana, c’è un record di qualità e vendite, che significa investimenti, innovazione, lavoro ricchezza. Il rapporto Ismea, segnala che per il secondo anno consecutivo, una crescita del valore per 18 regioni su 20 e per 84 province su 107, mentre per 40 di queste si registra addirittura una crescita a doppia cifra.

Politica e modelli di successo

Sono risultati che di cui la politica deve tener conto. Significa che c’è una Italia che cresce ed ha successo, che sa competere e vince per il bene delle imprese, dei loro azionisti, dipendenti e del Paese. Non esiste una politica senza società civile e da questa quando emergono esempi di laboriosità e impegno, che bisogna trarre idee, spunti e modelli. È l’appello che rivolgiamo al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la forza della economia di eccellenza ispiri la sua azione di riforme. La Dc ci riuscì puntando sulla società che voleva crescere insieme, se questo progetto ci sarà, il premier da noi avrà il massimo del sostegno.

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