sabato, 27 Aprile, 2024
Lavoro

Sicurezza sul lavoro. Il robot non è un risk manager

La partecipazione della Premier Giorgia Meloni al recente evento internazionale di Londra sull’intelligenza artificiale (IA) ha richiamato ulteriormente l’attenzione sulla potenzialità di una macchina di permettere sviluppi innovativi ed estremamente interessanti anche negli ambienti di lavoro, attraverso l’aumento della disponibilità dei dati e dei big data e la capacità di elaborarli per mezzo di algoritmi, determinando, a volte, disagi conseguenti a cambiamenti profondi e su vasta scala nelle modalità lavorative.

Ecco il motivo per cui il Ministro del Lavoro Marina Calderone in un suo articolato e condivisibile intervento di qualche settimana fa,  ha precisato prudentemente, tra l’altro: “Se è vero che l’attuale disciplina in materia di privacy di livello nazionale ed europea offre, potenzialmente, la giusta protezione dei dati, non può passare inosservato che l’utilizzo della IA permetterebbe a soggetti malintenzionati di compiere pericolose violazioni” aggiungendo giustamente che “è proprio alla salvaguardia di tali diritti fondamentali (privacy, non discriminazione, salute e sicurezza) deve ispirarsi l’azione del legislatore, il quale è chiamato ad assumere decisioni ed individuare soluzioni normative che regolamentino la materia valorizzando le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, senza arretrare minimamente nella tutela dei lavoratori e dei loro diritti”

L’IA viene impiegata in un’ampia gamma di applicazioni e strumenti per il lavoro assistito e l’analisi dei dati, consentendo l’automazione di compiti sempre più complessi nonché la gestione e il processo decisionale automatizzati o semi-automatizzati sul luogo di lavoro. Le applicazioni dell’IA nei processi di lavoro sono svariate: cobot, tecnologie indossabili e tablet di assistenza lungo la catena di montaggio della produzione, chatbot nelle fabbriche, nei magazzini e nei call center, dispositivi di protezione individuale intelligenti, processi algoritmici nelle applicazioni per risorse umane come la «people analytics»  e la «gamificazione».

L’IA potrebbe creare delle opportunità ma anche sollevare nuove problematiche per la salute e la sicurezza sul lavoro (SSL), la sua gestione e la sua regolamentazione. Il dibattito sull’IA verte per la maggior parte sul numero dei posti di lavoro, ma dovrebbe anche riguardare la qualità degli stessi. In tal senso, la SSL è un aspetto fondamentale.

I robot che integrano l’IA stanno diventando mobili, intelligenti e collaborativi. Il loro utilizzo evita ai lavoratori di trovarsi in situazioni pericolose e migliora la qualità del lavoro affidando compiti ripetitivi a macchine veloci, accurate e instancabili. I cobot possono inoltre agevolare l’inserimento in un posto di lavoro a molte persone (lavoratori anziani o con disabilità) e collaborano con i colleghi umani in un’area di lavoro condivisa.

L’IA ha anche favorito l’emergere di nuove forme di monitoraggio e di gestione dei lavoratori: le tecnologie digitali che ne fanno uso permettono infatti di attuare modalità di controllo e gestione dei dipendenti nuove, diffuse, costanti e a basso costo, in virtù dell’acquisizione in tempo reale di grandi quantità di dati sui lavoratori. Questi dati possono essere raccolti durante e al di fuori dell’orario lavorativo e in diversi ambienti di lavoro, nonché al di fuori di essi e, talvolta, al di là dello stretto necessario o di ciò che è legalmente consentito.

Si possono acquisire dati sui lavoratori attraverso dispositivi mobili o dispositivi di monitoraggio indossabili o integrati (negli abiti, nei dispositivi di protezione individuale o persino a contatto col corpo). Tali dati includono i clic della tastiera, il contenuto delle e-mail, i siti web visitati, il numero e il contenuto delle telefonate, le informazioni acquisite dai social media, i luoghi individuati tramite il rilevamento GPS, i movimenti corporei, i segni vitali, gli indicatori di stress e affaticamento, le espressioni microfacciali, il tono di voce e la «sentiment analysis».

Tuttavia, l’aumento della mobilità dei cobot e della loro autonomia decisionale, basata su algoritmi di autoapprendimento, potrebbero renderne meno prevedibili le operazioni per chi collabora con tali macchine; ciò potrebbe comportare un maggior rischio di incidenti provocati da collisioni o dai dispositivi utilizzati dagli stessi cobot.

L’eccessivo affidamento sulla tecnologia potrebbe altresì causare una dequalificazione e rischi per la sicurezza; il fatto che i cobot sono collegati all’internet delle cose causa problemi di sicurezza informatica e rischi associati alla sicurezza funzionale. I dipendenti che devono adeguarsi al ritmo e al livello di lavoro di un cobot potrebbero essere messi sotto pressione per raggiungere lo stesso grado di produttività. L’aumento del lavoro con i robot potrebbe inoltre ridurre sensibilmente il contatto con i colleghi umani e il sostegno derivante dai contatti sociali, con possibili effetti negativi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, in particolare quella mentale.

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