sabato, 27 Aprile, 2024
Salute

I casi di ictus aumentano, anche tra i giovani. Un esperimento per riconoscerlo

Se si fa informazione e prevenzione qualcosa resta. In sostanza è questo il risultato di un’indagine del Cnr tra gli studenti toscani riguardo la conoscenza dei fattori di rischio, dei sintomi, del comportamento da tenere in caso di ictus. Nei paesi occidentali, l’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di disabilità nel soggetto adulto-anziano, e la seconda causa di morte e di demenza. Ogni anno, nel nostro Paese, si verificano circa 200.000 episodi, e si stimano in oltre un milione gli italiani che hanno sofferto di questa patologia. Purtroppo, negli ultimi anni si sta osservando un aumento di incidenza dell’ictus nei giovani, con incrementi dei tassi superiori al 50%. Ma secondo la World Stroke Organization, fino al 90% degli ictus potrebbero essere evitati con idonee misure di prevenzione, ancora più efficaci se avviate in età giovanile; la conoscenza della malattia in questa classe di età (17-19 anni), oltre ad avere riflessi positivi diretti sulla salute delle nuove generazioni, significa, dunque, anche una diffusione delle informazioni all’interno della famiglia e, più in generale, della società.

Ictus: comunicazione e innovazione

Nell’ambito del progetto ‘Ictus: Comunicazione & Innovazione’, finanziato dalla Fondazione Ente Cassa di risparmio di Firenze, l’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) e l’Associazione lotta ictus cerebrale (ALICe) Toscana hanno condotto uno studio prospettico della durata di tre mesi con l’obiettivo di verificare l’efficacia di un intervento di educazione sanitaria nell’aumentare le conoscenze di questa patologia tra i giovani, indispensabile per ridurne l’incidenza. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sullo ‘European stroke journal’, ha interessato 10 scuole superiori toscane, suddivise in 7 province, e coinvolto 573 studenti, equamente distribuiti per genere. Per garantire la rappresentatività della popolazione scolastica, sono stati coinvolti 5 licei e 5 istituti a indirizzo tecnico-professionale.

Riconoscere l’ictus

“L’attività svolta nelle scuole prevedeva la somministrazione, in forma anonima, di un questionario sull’ictus cerebrale mirato a valutare le conoscenze di base degli studenti”, spiega Antonio Di Carlo, ricercatore Cnr-In. “Abbiamo poi organizzato degli incontri in modalità interattiva dove, attraverso l’uso di strumenti audiovisivi e cartacei, venivano presentati i principali fattori di rischio della malattia, dall’ipertensione al diabete, dal fumo all’abuso di alcol, all’uso di droghe, soffermandoci anche su come riconoscere un eventuale attacco di ictus cerebrale attraverso i sintomi più frequenti: improvvisa comparsa di perdita di forza a un braccio e/o a una gamba, disturbi della vista, difficoltà del linguaggio, forte cefalea. Sono stati anche indicati i comportamenti più idonei da tenere in caso di persona colpita da ictus, (chiamata di emergenza al 112 o 118) e le possibilità terapeutiche disponibili tra cui la trombolisi, un trattamento per eliminare l’ostruzione del vaso sanguigno che ha causato l’ictus”.

Conoscenza molto migliorata

Il questionario è stato riproposto a distanza di tre mesi ed è risultato “un miglioramento significativo nella conoscenza dei fattori di rischio, dei sintomi, del comportamento da tenere in caso di ictus e, soprattutto, dell’esistenza di terapie efficaci, quali la trombolisi, e delle stroke unit, reparti ospedalieri in grado di ridurre le conseguenze della malattia.” In particolare, nel confronto tra le conoscenze al basale e quelle a tre mesi, gli studenti che riconoscevano il fumo tra i fattori di rischio sono passati dal 63% all’84%, l’abuso di alcol dal 50% al 67%, l’uso di droghe dal 74% all’87%. La conoscenza della trombolisi passava dal 36% all’84%, e quella delle stroke unit dal 25% al 61%. Non venivano riscontrate differenze significative di apprendimento tra licei e istituti a indirizzo tecnico-professionale.

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