venerdì, 19 Aprile, 2024
Sanità

Medici in prima linea, l’Sos delle Associazioni professionali, nelle zone rosse turni insostenibili

“Sono 17, ad oggi, i medici di famiglia che non possono occuparsi dei propri pazienti a causa del Coronavirus: un collega malato, uno positivo al virus e 15 in quarantena. Questo vuol dire che ci sono circa 30 mila pazienti senza medico”. È l’appello appassionato e l’invito a “fare i conti” del segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale, Silvestro Scotti, lanciato a nome dei suoi iscritti alla agenzia Adnkronos.

Una presa di posizione che rilancia il tema della sicurezza degli stessi medici che in prima linea devono verificare i casi di Coronavirus e prendere in consegna i pazienti, una situazione che si fa sempre più delicata anche per i risvolti logistici. “Senza dispositivi di protezione, che i medici di famiglia ancora non hanno e che chiedono a gran voce da giorni”, sottolinea Scotti, “c’è il rischio che i contagi crescano. Dal ministero della Salute, ci hanno assicurato che attraverso la Protezione civile, verranno acquistati i materiali. Ma le Regioni devono inserire i medici di famiglia e i pediatri tra i fabbisogni di queste dotazioni. Spero che non si perda ulteriore tempo”. A denunciare una situazione complessa – soprattutto sul piano della fatica e stress professionale – che espone il personale sanitario a più di un rischio, è il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici – Fnomceo, Filippo Anelli, che è in contatto costante con i colleghi sul campo. “Medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale, che, per poter continuare a fare ricette nonostante la quarantena, si sono chiusi negli ambulatori, dove vivono e dormono”, racconta Anelli, “medici ospedalieri costretti a turni di trenta e più ore perché non si trovano i sostituti. E questo, mentre i dispositivi individuali di protezione mancano o scarseggiano. Intanto, il numero unico 112 risulta intasato e le risposte arrivano dopo quattro ore. Accade nel Lodigiano, a Codogno e negli altri centri che fanno parte della ‘zona rossa’ per Covid-19”.

Per il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici l’impegno dei sanitari è eroico non solo per per stress ma per i rischi connessi alle visite. “Ringrazio tutti i medici, gli infermieri, i collaboratori di studio, che con dedizione veramente eroica stanno sostenendo la rete di assistenza in questa situazione che, per quanto riguarda le condizioni di lavoro degli operatori, non esito a definire drammatica”, afferma Anelli. A garanzia dei medici e di tutti gli operatori sanitari il presidente della Fnomceo ha inviato una lettera al Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, chiedendogli di mettere in sicurezza tutti i professionisti.

“È assolutamente necessario che la Regione fornisca ai medici e agli operatori i dispositivi individuali di protezione”, sollecita Filippo Abelli, “se i medici si ammalano, o comunque vengono messi in quarantena, non possono più garantire l’assistenza ai cittadini. Viene quindi messo in pericolo quel diritto alla tutela della Salute, individuale e collettiva, che dalla nostra Costituzione siamo chiamati a garantire”.

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