“Gli attacchi e le armi si fermino, per favore. Ogni guerra è una sconfitta”. Un vero e proprio appello quello del Papa che oggi, al termine dell’Angelus, si sofferma principalmente sui conflitti in corso, a cominciare di quanto sta accadendo in queste ultime ore in Medio Oriente: “Seguo con ansia e sofferenza quanto sta accadendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più crudelmente provocando centinaia di morti e feriti. Il terrorismo non porta ad alcuna soluzione. Preghiamo affinché ci sia pace in questi territori e per tutti coloro che stanno vivendo ore di angoscia”, le sue parole, per poi esprimere la sua vicinanza alle famiglie delle vittime”
L’ingratitudine porta alla violenza
Il Pontefice, davanti a circa 25mila fedeli presenti in piazza San Pietro, appare piuttosto scosso dalle ultime escalation di violenza in Israele, spiegando che alla radice degli scontri ci sono sempre pensieri avidi e ingratitudine che generano violenza, quando “un semplice grazie può riportare la pace”. Il Santo Padre spinge molto sul concetto dell’ingratitudine: quando non si è grati per quello che si ha, si è propensi a vedere gli altri come nemici e quindi a volerli danneggiare. E usa una parabola del Vangelo per fare un esempio, parlando di quei contadini che hanno ricevuto in dono una vigna. Ma questi ultimi per non dividere il raccolto con il padrone l’uccidono: “Questo è un atto di violenza che nasce dall’ingratitudine. Cresce in loro un senso di ribellione che li porta a vedere la realtà in modo contorto, a sentirsi in credito anziché in debito con il padrone che aveva dato loro da lavorare. E da agricoltori diventano assassini”. Francesco esorta quinti a riconoscere l’ingratitudine e a combatterla perché “la gratitudine ci rende più felici e più pacifici, e ci aiuta a costruire relazioni sane e armoniose”.
Il Vescovo di Roma ricorda anche “la cara Ucraina che soffre tanto ed è martoriata”.