martedì, 7 Maggio, 2024
Sanità

Medici e pazienti in piazza il 15 giugno. “Manifesto per salvare il Servizio sanitario”

L’Intersindacale: in 8 città porteremo in piazza 100 mila persone

Manifestazione a Roma per dare il fischio d’inizio alla protesta che si terrà il 15 giugno in otto città italiane. In programma una grande manifestazione nazionale a settembre che si terrà Roma con l’obiettivo di portare in piazza 100 mila persone. È il  “Manifesto per la salvezza del Servizio Sanitario Nazionale”, annunciato ieri mattina dall’Intersindacale dei medici e da 20 associazioni di cittadini e pazienti che per la prima volta sono uniti in una mobilitazione in difesa degli ospedali e del Servizio sanitario nazionale.

Il patto cittadini-medici

Numerose le sigle che participano alla protesta.Tra i promotori i maggiori sindacati medici: Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil medici, Federazione medici veterinari, Uil Fpl. Alleati dei medici  Cittadinanzattiva e 19 associazioni di pazienti, da quelli con malattie reumatiche a quelli con diabete o malattie oncologiche. “Per la prima volta oggi siamo tutti dalla stessa parte perché se crolla la sanità pubblica, crolla la salute e il welfare”, spiega Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed. Dalla platea del teatro Capranica i medici del Servizio pubblico nazionale elencano i motivi della protesta che attraversa tutti gli ospedali e le aree mediche. “La crescita delle liste d’attesa”, evidenziano i medici che nono nascondono la loro sfiduciare preoccupazione, “della spesa privata, della rinuncia alle cure, che va di pari passo al calo di investimenti in sanita rispetto al Pil, la fuga dei medici, mancata assistenza sul territorio”.

Manifesto di lotta e di proposta

“Il diritto alla salute è a rischio”, ripetono i sindacati indicando le responsabilità, “di un processo di destrutturazione del Servizio Sanitario nazionale che ne ha minato sostenibilità ed equità”. Le Organizzazioni sindacali hanno inserito i temi della protesta in un “Manifesto” di lotta e rivendicazioni. Con orgoglio ricordano che rappresentano oltre 120 mila dirigenti medici, veterinari e sanitari e ora con loro le associazioni di cittadini e pazienti. Un motivo in più per chiedere, “a tutte le forze politiche un chiaro impegno in difesa del Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale”.

Dalla parte dei malati

“Il quadro dei dati”, sottolinea Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, “è drammatico, si rischia la rassegnazione dei cittadini, in questo contesto già difficile, l’autonomia differenziata è un rischio per l’equità di accesso alle cure perché accentuerà le differenze di accesso alle cure”.

Per Pierino di Silverio, segretario del sindacato Anaao Assomed, ogni opzione di protesta diventa legittima. “Abbiamo messo in preventivo anche lo sciopero e ci arriveremo se sarà necessario. Ora ci interessa più coinvolgere il cittadino nella mobilitazione il Servizio sanitario nazionale, ma non escludiamo nessun tipo di arma”.

No alle cure per pochi

A scendere in campo anche l’Intersindacale medica insieme a cittadini e pazienti che temono un futuro di sanità regionali con qualità, strutture, tecnologie differenti. A preoccupare è l’autonomia differenziata, il blocco di risorse per assumere personale e il rinnovo del contratto nazionale.

“Abbiamo un ddl”, commenta Guido Quici, segretario del sindacato Cimo-Fesmed, “che va verso il regionalismo asimmetrico ovvero verso la distruzione del welfare. Il secondo punto sono le risorse da indirizzare nello specifico sugli operatori sanitari: bisogna eliminare seriamente il tetto di spesa che ancora limita l’assunzione di personale. La carenza di medici è un tassello di un puzzle, e il problema si supera se si ha coraggio di superare i limiti che non permettono di assumere medici in modo strutturato”.

Fermare la crisi del sistema

“La tenuta del sistema”, osserva l’intersindacale medica, “è oggi a rischio tra tagli, carenze e mancati investimenti che rendono difficile l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari, anche per il peggioramento senza precedenti delle condizioni di lavoro dei Medici e dei Dirigenti sanitari, in perdurante carenza numerica”, spiegano infine i medici, “Il diritto alla salute, che la Costituzione vuole uno e indivisibile, è oggi declinato in 21 modi diversi, figli di autonomie regionali che violano il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini, e negato in tempi di attesa che si misurano in semestri”.

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