giovedì, 25 Aprile, 2024
Economia

Superbonus, le banche collaborino

Speriamo che questa volta la moral suasion del governo sulle banche per lo smobilizzo dei crediti del superbonus, funzioni, perché altre volte, come per la vicenda dei Pos, non aveva sortito alcun effetto. Sopratutto speriamo che le banche si passino finalmente una mano sulla coscienza, vedendo che tutto il popolo italiano sta da anni facendo sacrifici. Sarebbe ora che anche il sistema bancario ne facesse qualcuno di questi sacrifici e partecipasse a questo sforzo collettivo. Naturalmente senza andare ad intaccare i propri ratios patrimoniali, ma solo ad esempio limitandosi nell’acquisto del proprio capitale e riducendo, come ha suggerito anche la stessa Bce l’entità dei dividendi da distribuire, mai cosi alti come negli ultimi due anni.

Come noto il recente decreto d’urgenza varato dall’Esecutivo ha fermato la cessione dei crediti per il superbonus ai casi in cui non sia stata effettuata la Cila o la Cilas prima del 17 febbraio, data di entrata in vigore del decreto.: Senza questo blocco, assume il Governo, si sarebbe determinato un vero e proprio buco nei conti dello Stato per il 2023. Per questo si sta studiando una soluzione per compensare i crediti d’imposta generati dalla cessione dei bonus edilizi e dagli sconti in fattura con i debiti tributari raccolti attraverso gli F24 dei clienti delle banche.

Molte di questi istituti hanno dichiarato di non essere in grado di poterlo fare. Per questo il Governo cercando di andargli incontro consentirebbe queste compensazioni solo agli istituti di credito che effettivamente si sono avvicinati alla soglia di esaurimento del loro plafond fiscale. Il Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) è convinto che le banche abbiano ancora margini rilevanti per le compensazioni, per cui i vertici dell’Economia hanno già avviato un vero e proprio “pressing” perché ritiengono che non tutti i 19,936 miliardi di crediti fermi nel sistema bancario siano effettivamente “incagliati”, ma solo un terzo, cioè 6,1 miliardi, ne resterebbero perciò 13,8 miliardi, non tutti sarebbero incagliati.

Quello che ci risulta strano è che il sistema bancario ancora una volta non sente la necessità di assecondare i programmi del Governo tutti tesi ad alleviare le vere e proprie sofferenze (non quelle bancarie) economiche e finanziarie che stanno sopportando le famiglie e le imprese, a seguito della pandemia, della guerra e del caro energia che ha portato bollette di luce e gas alle stelle.

Eppure il sistema continua a macinare utili in quantità, anche per il 2022, dopo un 2021 già eccezionale, mai registrati negli anni precedenti, a seguito di comportamenti stigmatizzati persino dalla Banca d’Italia che vigila sul nostro sistema bancario e che ha ricordato che “l’aumento dei tassi avviato lo scorso luglio dalla Bce può avere effetti positivi sulla redditività complessiva dei rapporti tra banche e clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione” e pertanto i singoli istituti sono invitati a retribuire adeguatamente e correlativamente le somme detenute nei depositi e nei conti correnti dei clienti (solo poche lo hanno già fatto) che per anni hanno vistosi negare ogni tipo di remunerazione se non addirittura addebitate somme in relazione alla quantità delle giacenze.

Addirittura alcune banche, proprio in questo periodo, con la scusa dell’aumento del carovita hanno incrementato “per giustificato motivo” commissioni e spese dei conti correnti, insieme ai tassi debitori praticati sugli affidamenti e sui finanziamenti subito alzati contemporaneamente alle modifiche dei tassi da parte della Banca Centrale Europea.

La conseguenza è che, da una parte, da mesi non si alzano i tassi creditori e quindi si fa raccolta pressoché gratuitamente, dall’altro si impiega questa raccolta in finanziamenti a tassi debitori aumentati. Lo squilibrio tra tassi debitori, più pesanti e tassi creditori, meno generosi, è fotografato dalle rilevazioni della stessa Associazione bancaria italiana.

“Dal report Abi del dicembre scorso, infatti, risulta che la differenza fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta per famiglie e società non finanziarie è pari al 2,6%, a fronte dei 238 punti del mese precedente”, scrive Ma. R. su “Il Sole 24 Ore” dell’11/02/2023. “Si ricorderà che le autorità monetarie avevano azzerato i tassi per sostenere l’economia e rimediare alla scarsezza di liquidità per cui le singole banche avevano tentato addirittura di far pagare ai correntisti un tasso come penale. Ora nonostante la Bce abbia alzato reiteratamente i propri tassi, la quasi totalità delle banche operanti in Italia non ha ancora adeguato i tassi creditori.

Con la stretta sui tassi Bce e l’aumento del margine d’interesse, il 2022 è stato un anno record per gli istituti italiani: la redditività è cresciuta del 39% grazie ad una redditività balzata del 39% sul 2021 a 14,2 miliardi, per cui le aziende di credito restituiranno ai loro soci 12,5 miliardi, tra buyback e dividendi, +17% sul 2021.
Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2022 con un utile di 5,5 miliardi, il 31,6% in più dei 4,18 miliardi del 2021; Banco Bpm ha segnato un utile netto di 702,6 milioni, in crescita del 23,5% rispetto ai 569 milioni del 2021; Unicredit ha chiuso il 2022 con utili per 5,2 miliardi, tre volte e mezza gli 1,5 miliardi di profitti del 2021, record dell’ultimo decennio che consentirà di distribuire agli azionisti tra dividendi e riacquisto di azioni proprie ben 5,25 miliardi, con un aumento del 40%.

Il fattore vincente è rappresentato dall’aumento del margine di interesse, differenza tra i tassi (irrisori) che le banche pagano ai clienti sui loro conti correnti e quelli che incassano sui prestiti e sui mutui a tasso variabile. Dopo gli aumenti degli ultimi mesi, la Bce, il 2 febbraio ha alzato il costo del denaro nell’Eurozona di altri 50 centesimi, portando i tassi di riferimento al 3%. Poi ci sono le commissioni di tenuta conto, salite in media dell’8%, con una spesa aggiuntiva di 132 euro annui.

Tutto questo avevamo scritto e previsto – ed è sempre inelegante doverlo ricordare – che l’anno che si era concluso sarebbe stato per le banche italiane eccezionale quanto a risultati. Ma non era difficile fare quel tipo di previsioni visti i numeri ed i comportamenti dei singoli istituti, sulla scorta dei quali avevamo fatto delle proposte che andavano nella direzione di una maggiore sensibilità sociale da parte delle banche, per contribuire ad alleviare i grandi sacrifici, cui si stanno sottoponendo i nostri concittadini.

Eppure questo non era piaciuto ai rappresentanti delle banche, che si erano lagnati dei miei articoli.
Chi sa se il Direttore dell’Abi ora si lamenterà anche con la Banca d’Italia per i richiami che sta inviando a tutte le banche circa i loro comportamenti. Così come fece tempo fa perché avevo posto gli stessi problemi ed avevo chiesto di operare nell’interesse del Bene comune e sopratutto dei propri clienti.

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