“Siamo di fronte a una norma incostituzionale e bisogna avere il coraggio di dirlo”. Lo sottolinea il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, che annuncia iniziative e rilievi tecnici sulla riforma che sta per approdare in Parlamento.
Troppe divergenze sociali
“Autonomia differenziata: un progetto per il Paese?”, è il titolo del Convegno organizzato dalla Uil nazionale al quale hanno partecipato esponenti del mondo politico, accademico e della ricerca. Nella domanda retorica del titolo sono condensate tutte le perplessità e le critiche per un progetto che rischia di creare nuove diseguaglianze e nuovi squilibri.
“Siamo di fronte a una norma incostituzionale e bisogna avere il coraggio di dirlo”, evidenzia PierPaolo Bombardieri, che si chiede: “Quali sono le diseguaglianze in questo Paese e come colmiamo i divari? E, solo per fare un esempio, i livelli essenziali delle prestazioni spettano al Governo o al Parlamento? Il progetto sull’autonomia”, puntualizza il leader della Uil, “non risponde a queste e a tante altre domande. Noi non possiamo accettare divergenze a livello di scuola, di sanità, di infrastrutture, di politiche energetiche, di contratti di lavoro. Su tutti questi capitoli servono decisioni di carattere nazionale. La verità è che, complessivamente, anche sui temi del lavoro, manca un confronto vero con il Governo: siamo stati chiamati solo per essere informati. Evidentemente, è una scelta politica”.
Regioni del sud in svantaggio
Bombardieri, poi, ripropone alcuni dati che confermano le condizioni di disparità territoriale e sociale. “L’analisi dei Conti pubblici territoriali”, sottolinea il leader della Uil, “ha messo in evidenza che, già oggi, la distribuzione dei fondi avvantaggia le Regioni settentrionali che, in media, ottengono un finanziamento pro capite di 12.908 euro a fronte dei 10.484 euro dei cittadini del Sud. Se si considera, poi, la spesa complessiva del Settore Pubblico allargato, nel 2020, le Regioni del Nord sono state destinatarie di circa il 49% dei finanziamenti, mentre poco meno del 28% è stato appannaggio del Sud: una distribuzione sostanzialmente invariata da oltre 20 anni a questa parte.
Il disequilibro tra Nord e sud
La spesa corrente pro capite, segnala la Uil, sempre nel 2020, è stata pari a 16.785 euro al Nord, mentre al Sud si è fermata a 12.927 euro: una differenza di circa 4 mila euro, rimasta costante negli ultimi dieci anni, “Durante i quali”, osserva il sindacato, “dunque, ogni singolo cittadino del Sud è stato destinatario, complessivamente, di 40 mila euro in meno di spesa pubblica rispetto a ogni singolo cittadino del Nord”. “E, infine”, concluso Bombardieri, “anche il differenziale retributivo è notevole: un lavoratore del Sud percepisce 8.900 euro annui in meno rispetto a un suo collega del Nord”.
Il peso delle aliquote Irpef
Nella sua relazione introduttiva, anche la Segretaria confederale, Ivana Veronese, mette l’accento su alcuni dati. “Un incremento delle aliquote e dei tributi si è determinato, già a prescindere dall’autonomia differenziata, con i Decreti attuativi sul fisco municipale e su quello regionale e provinciale. Da questo punto di vista”, precisa Veronese, “i dati sono emblematici: tra Irpef Regionale e Comunale si è passati da un esborso medio pro capite di 389 euro nel 2009 ai 620 euro medi nel 2021, con un aumento del 59,4%. La spesa di Regioni ed Enti Locali è passata dai 207 miliardi di euro del 2002 agli oltre 275 miliardi del 2021, con un aumento del 27,5%”.
Nessun fondo perequativo
Per la Uil il nocciolo della questione è la ridotta capacità fiscale del sud è la mancanza di un fondo perequativo, da tenere in debito conto e non la distribuzione di ulteriori poteri e funzioni alle Regioni. “Ebbene”, conclude Veronese, “il disegno di Legge sull’autonomia differenziata non istituisce un fondo perequativo a supporto dei territori con minore capacità fiscale per abitante, come invece è stabilito dall’articolo 119 comma terzo della nostra Costituzione”.