giovedì, 28 Marzo, 2024
Lavoro

Balneatori (Confcommercio): rincari concessioni 2023 improponibili. Serve un confronto con il Governo

Chiedono l’avvio di un confronto senza pregiudizi per far parlare le loro ragioni, ad iniziare dagli aumenti dei canoni ritenuti eccessivi.
Le imprese balneari bussano a Palazzo Chigi con “forti preoccupazioni per la scarsa attenzione fin qui riservata al comparto turistico ed alla specificità che lo caratterizza”. I timori sono stati espressi da Faita Federcamping, Federalberghi e Assonat, nell’ambito della riforma delle modalità di assegnazione delle
concessioni demaniali.

Nuovi canoni costi esagerati

“A destare particolare disappunto”, scrivono le Associazioni, è “il recente provvedimento che stabilisce, per l’anno 2023, un incremento dei canoni del 25,15%”, un aumento “notevolmente superiore al tasso di
inflazione dei prezzi al dettaglio” che “impatterà profondamente nelle gestioni economico finanziare delle imprese, già colpite e destabilizzate da aumenti dei costi di gestione smisurati ed imprevedibili, quali quelli energetici e delle forniture di beni e servizi”.

Servizi da tagliare

Le tre sigle sindacali sottolineano che “un’impresa turistica basa il suo equilibrio economico, finanziario ed occupazionale su attente pianificazioni e programmazioni gestionali, spesso di carattere pluriennale”. “Pertanto impatti economici improvvisi e destrutturanti”, evidenziano i sindacati dei balneari, “ne minano la funzionalità e l’operatività, con conseguenti pesanti tagli nell’erogazione dei servizi e nell’impiego occupazionale, degrado della qualità dell’offerta ed aumento delle tariffe. Tutto questo a discapito dei flussi turistici nazionali ed internazionali, che potrebbero dirigersi verso destinazioni più competitive”.

Aree demaniali e balneari

Inoltre, per le attività turistico ricettive, Faita Federcamping, Federalberghi e Assonat, sostengono che l’offerta e l’organizzazione dei servizi di balneazione è diventata parte sostanziale ed integrante
dell’attività aziendale, “sia nell’erogazione dei servizi, che nella pianificazione degli investimenti, che nel computo dei relativi costi e ricavi”. Senza contare sottolineano le Federazioni che “oltre a una
elevata percentuale di imprese ricettive titolari di concessioni per l’arenile immediatamente prospiciente la struttura, alcune insistono, parzialmente o totalmente, su superfici oggetto di concessioni demaniali marittime per aree diverse rispetto a quelle dedicate alla balneazione”.

Chiarezza sulla Bolkestein

Gli operatori del comparto turistico chiedono quindi alle istituzioni l’apertura di un tavolo di ascolto e confronto “per una interlocuzione chiara e definitiva sull’applicazione della direttiva Bolkestein, che
consenta di affrontare le prossime stagioni turistiche pianificando correttamente gli investimenti e senza ulteriori incertezze”.

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