venerdì, 19 Aprile, 2024
Parco&Lucro

Transizione, riscatto, opportunità?

Partiamo sempre da un assunto: la tentazione di fare market timing con i propri investimenti è sempre grande, ma usare la razionalità può mettere in salvo da scelte avventate e contro i propri interessi.

Coloro che rimangono investiti anche nei momenti di volatilità possono beneficiare della tendenza al rialzo che i mercati  hanno nel lungo termine. La tentazione di fare market timing, ovvero cercare di prevedere i movimenti futuri dei mercati nel tentativo di entrare e uscire nel “momento giusto”, espone al rischio di acquistare quando i prezzi sono più alti e di vendere quando il mercato scende. Quando gli investitori cercano di anticipare il mercato, uscendo ed entrando a seconda delle fasi rialziste e ribassiste, possono correre il rischio di intaccare i rendimenti futuri perdendo i migliori giorni di ripresa del mercato e le opportunità di acquisto più interessanti che si rendono disponibili durante i periodi di pessimismo. La mancanza di soli cinque dei migliori giorni di performance sul mercato può avere un impatto significativo sui rendimenti a lungo termine.

2023: valute, azioni, obbligazioni e commodities

Ma cosa prevedono gli esperti? Come riportato anche da Milano Finanza, un portafoglio bilanciato  – e qui torna prepotente il concetto, o meglio, la buona pratica della diversificazione – può rappresentare sempre un’ottima prassi. Ma i più pessimisti potrebbero controbattere che nel 2022 il classico mix obbligazionario /azionario non ha tenuto: a questi si potrebbe rispondere che i rendimenti dei portafogli finanziari vanno valutati in rendimenti medi annui. Valutereste mai un maratoneta nella corsa dei 100 metri?

Gli investitori ora devono fare i conti con un nuovo scenario, dove il denaro ha un costo importante, ma dove ci sono importantissime occasioni per mettere fieno in cascina.

Nel settore delle valute, il dollaro Usa ha dominato negli ultimi 12 mesi grazie all’ aggressività della Fed, dalla quale ci si aspetta un cambio di marcia, anche se non si dovrebbe mai dimenticare  il ruolo di rifugio del biglietto verde in vista della recessione . La progressiva riduzione del differenziale tassi fra Usa ed Eurozona dovrebbe sostenere il cambio dell’ euro.

Le obbligazioni sono nuovamente attraenti come fonte di reddito e di diversificazione per i portafogli bilanciati. Data la decelerazione della crescita globale e il calo degli utili attesi nella prima metà del 2023, secondo la gran parte dei gestori internazionali,  i clienti dovrebbero partire da investimenti con un mix più difensivo per poi  essere pronti ad adeguare il portafoglio nel corso dell’anno per sfruttare le opportunità di mercato che si presenteranno, man mano che le valutazioni diventeranno più interessanti.

Visione avvalorata, tra gli altri, da Jp Morgan Am che, dalle pagine di Milano Finanza,  prevede che i rendimenti annui attesi per un portafoglio 60/40 in dollari nei prossimi 10-15 anni saliranno al 7,2% dal 4% stimato fino allo scorso anno. «Sebbene i punti di ingresso sui mercati siano già ora più interessanti rispetto a un anno fa, potrebbero diventarlo ancor di più se la debolezza ciclica del 2022 dovesse estendersi a tutto il 2023, come sembra probabile, tenendo però in considerazione i rischi ribassisti che si è disposti a tollerare nel breve termine», commenta sul noto quotidiano finanziario Vincent Juvyns, global market strategist di Jp Morgan Am.

Rallentamento dell’inflazione

Primi segnali di rallentamento dell’inflazione anche in Italia nel mese di dicembre. Secondo la stima dell’Istat i prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, sono aumentati dello 0,3% su base mensile (da +0,5% del mese precedente) e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente). Le previsioni erano di un rialzo dell’11,6% su base annua e di un +0,1% su base mensile.

In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato, secondo l’Istat, una crescita pari al +8,1%. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (inflazione di fondo), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021). Relativamente al dato di dicembre l’Istat segnala che “il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione e’ dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici, (che, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, passano da +67,6% di novembre a +64,7%), in particolare della componente non regolamentata (da +69,9% a +63,3%) e ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) .

E allora?

I nostri antenati latini affermavano “Per aspera ad astra.” Come sempre, da sempre, nessun pasto è gratis.

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