Rispetto alla media OCSE l’Italia ha 2 infermieri ogni 1.000 abitanti in meno, ovvero una carenza di quasi 118mila professionisti del settore rispetto ad altri Paesi europei. Ma le differenze tra i sistemi sanitari dei vari Paesi consentono di rimodulare il fabbisogno e la carenza italiana, come ha evidenziato anche la Corte dei conti nella sua memoria sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF) di inizio novembre, in perfetta analogia con quanto dichiarato dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI).
“Gli infermieri costituiscono la categoria più numerosa di operatori sanitari in quasi tutti i Paesi della Ue. Il ruolo chiave che svolgono nel fornire assistenza negli ospedali, nelle strutture di assistenza a lungo termine e nella comunità è stato nuovamente evidenziato durante la pandemia COVID-19. Le preesistenti carenze di infermieri sono state aggravate durante i picchi dell’epidemia, in particolare nelle unità di terapia intensiva, ma anche in altre unità ospedaliere e strutture di assistenza a lungo termine”, si legge nell’ultimo rapporto OCSE “Health at a glance 2022”. “Ma gli infermieri mancano. E sono pochi secondo l’OCSE in tutti i paesi dell’organizzazione (specie in quelli UE) tanto che “in alcuni Paesi che hanno un numero relativamente basso di infermieri come l’Italia e la Spagna, un gran numero di assistenti sanitari (o ausili infermieristici come li definisce l’OCSE) forniscono assistenza agli infermieri”, aggiunge il rapporto.