mercoledì, 8 Maggio, 2024
Esteri

Johnson e l’Ucraina: negoziati vs. guerra

Man mano che la guerra ristagna gradualmente e le linee del fronte iniziano ad assomigliare alla “guerra di posizione” del 1915, e mentre l’inverno si avvicina con conseguenze sconosciute per l’Occidente, i politici stanno discutendo sulle possibili opzioni per superare la crisi, e ci sono solo due di queste opzioni: o continuare – e rafforzare – il sostegno all’Ucraina per la sua vittoria militare, o fare di tutto per convincere entrambe le parti a sedersi al tavolo dei negoziati e porre fine alle ostilità ora.

La scorsa settimana l’ex primo ministro britannico Boris Johnson, sulle colonne di “The Wall Street Journal”, ha esposto in un  editoriale il proprio pensiero, evidenziando come l’obiettivo finale sia la pace. Tuttavia, nel suo articolo, Johnson, afferma: “La vittoria è l’unica opzione per l’Ucraina”, finché parte del territorio dell’Ucraina rimarrà occupata, non ci saranno le condizioni per una pace sostenibile. “Non c’è dubbio che se esistesse qualcosa che assomigli lontanamente a un piano di pace fattibile, il governo del presidente Zelenskiy ne approfitterebbe”, scrive Johnson, aggiungendo: “Certo, l’Ucraina vuole la pace.

L’economia è stata fatta a pezzi. I prigionieri vengono torturati, le donne violentate, le scuole e gli asili vengono deliberatamente presi di mira e tutto accade quotidianamente. Ogni giorno droni di fabbricazione iraniana cadono sulle città, lasciandole senza elettricità e acqua. Il governo di Zelenskiy vorrebbe trattare”, ma – allo stesso tempo – afferma Johnson, “non c’è niente di cui parlare in questo momento. Nessun potenziale mediatore sulla terra potrebbe offrire un compromesso che sembrasse plausibile.

Quale compromesso si può fare date le circostanze? Supponiamo che le potenze occidentali cerchino di convincere l’Ucraina a scambiare terra con la pace. Qualsiasi accordo del genere sembrerebbe disgustoso, sarebbe immorale per tutta l’umanità. È forse possibile concludere una sorta di accordo, secondo il quale Putin manterrebbe non solo le parti filo-russe del Donbass, ma anche i territori che ha conquistato nel sud? Questo piano non è solo disgustoso, è senza speranza. Non ha alcuna possibilità di funzionare”.

Domandiamoci, come ha fatto Johnson, a quanta parte della loro terra dovrebbero rinunciare per sempre gli ucraini? Un paio di città? L’intero ponte terrestre da Mariupol alla Crimea? Anche se gli ucraini possono essere persuasi a rinunciare ai loro diritti su queste terre – cosa che non vogliono, non possono e non dovrebbero fare – non c’è motivo di credere che Putin si atterrà ai termini di questo accordo in futuro, dopo aver affermato che Kherson, Zaporozhye, Lugansk e Donetsk sono legalmente parte della Russia. Putin, come ha chiarito il suo saggio “Sull’unità storica di russi e ucraini”, è ossessionato dalla convinzione che l’Ucraina faccia parte di un’unione sacra e indivisibile con la Russia.

Certo, Zelenskiy vorrebbe negoziare, ma non potrà negoziare con chi continuerà a cercare di distruggere il suo Paese.

La soluzione finale del conflitto, secondo Johnson, non può che essere la sconfitta della Russia sul campo di battaglia: “Quindi siamo realisti. Ammettiamo che c’è solo una situazione in cui possono aver luogo i negoziati, ed è quando Putin crolla. L’unico modo per porre fine alla guerra è aiutare gli ucraini a cacciare gli invasori da ogni miglio di territorio che hanno annesso e da tutto il territorio occupato dal 24 febbraio”.

Pertanto, Johnson è fiducioso che “c’è solo una via da seguire e l’Occidente deve continuare a sostenere il popolo ucraino. Forse questo è il compito più giusto e retto nelle relazioni internazionali nella storia dell’umanità”.

Johnson non è preoccupato per Putin. Di lui dice: “Controlla gli organi di propaganda, ha un forte sostegno da parte della popolazione. Può dire che i “nazisti” sono stati espulsi dall’Ucraina e che la minoranza russa è ora protetta. Lasciamo che inventi la sua “storia”, non è il nostro lavoro. Il nostro compito è fornire agli ucraini l’aiuto di cui hanno bisogno: HIMARS, artiglieria, carri armati e aerei. Allora potranno proteggere le loro case e le loro famiglie e ripristinare ciò che avevano: un’Ucraina libera, sovrana, indipendente e democratica”.

Solo allora, afferma Johnson, “verrà il momento di negoziare relazioni pacifiche, ordinate e durature e di amicizia tra Ucraina e Russia”.

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