giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

In ricordo di don Luigi Sturzo

Continuazione del precedente articolo (In ricordo di don Luigi Sturzo – parte X)

La manifestazione di Caltagirone, di cui abbiamo detto all’inizio, non è sfuggita all’attenzione del Vaticano tanto che, a firma di papa Francesco, è stato inviato ai partecipanti un lungo messaggio in cui di don L. Sturzo tra le altre cose è scritto:”Egli, in modo assai originale, cercò di realizzare una “ortoprassi” cristiana della politica, basata su un corretto rapporto fra etica e vita teologale, tra dimensione spirituale e dimensione sociale. … Il suo insegnamento e la sua testimonianza di fede non devono essere dimenticati, soprattutto in un tempo in cui è richiesto alla politica di essere lungimirante per affrontare la grave crisi antropologica. Vanno dunque richiamati i punti-cardine dell’antropologia sociale sturziana: il primato della persona sulla società, della società sullo Stato e della morale sulla politica; la centralità della famiglia; la difesa della proprietà con la sua funzione sociale come esigenza di libertà; l’importanza del lavoro come diritto e dovere di ogni uomo; la costruzione di una pace giusta attraverso la creazione di una vera comunità internazionale. Questi valori si basano sul presupposto che il cristianesimo è un messaggio di salvezza che si incarna nella storia, che si rivolge a tutto l’uomo e deve influire positivamente sulla vita morale sia privata che pubblica.

A distanza di cento anni dall’Appello “A tutti gli uomini liberi e forti”, il Convegno che si svolge a Caltagirone rimanda a un impegno creativo e responsabile dei cristiani, chiamati a interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo, per realizzare una prassi sociale e politica animata dalla fede e vissuta come esigenza intrinseca della carità. Penso soprattutto ai giovani, che vanno adeguatamente coinvolti, perché possano portare nuova passione, nuova competenza, nuovo slancio all’impegno sociale e politico. Con questa speranza, auguro che le vostre giornate di lavoro e di riflessione siano proficue e portino frutti abbondanti e duraturi. A tutti imparto di cuore la mia benedizione, chiedendovi di continuare a pregare per me”.

Al Papa hanno fatto eco le dichiarazioni di altri prelati.

Così il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della C.E.I. in una intervista all’Avvenire alla domanda se sia possibile rilanciare la presenza dei cattolici sulla scena politica, ha risposto:

“È auspicabile un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica. Ma è un impegno che spetta senza dubbio ai laici. Laici che, però, non solo devono essere adeguatamente formati nella fede, ma sono chiamati ad assumere come bussola dei loro comportamenti quella «visione martiriale» della politica evocata da papa Francesco. La politica per i cristiani non è il luogo per fare soldi o per avere il potere. È all’opposto il luogo del servizio, di chi non si lascia corrompere e del «martirio quotidiano». Come pastore ho il dovere di ricordare e suggerire ai laici di servirsi di quel tesoro prezioso che è la Dottrina sociale della Chiesa. Un tesoro a disposizione dell’umanità intera, ma che non è ancora stato compreso appieno. Se fosse stato veramente recepito, avremmo superato quella sterile divisione del passato tra i cosiddetti “cattolici del sociale” e i “cattolici della morale”. Dobbiamo tornare all’unità del messaggio evangelico e capire fino in fondo che la difesa della vita e della famiglia è collegata inscindibilmente con la cura dei poveri, degli ultimi e degli scarti della società”.

Ma il cardinale già il 14 gennaio,  nel discorso introduttivo alla sessione invernale del Consiglio permanente della C.E.I. aveva detto: “Il 18 gennaio di cent’anni fa don Luigi Sturzo fondava il Partito Popolare Italiano, con l’attenzione a coniugare l’integralità del Cristianesimo con il rispetto della laicità della politica, anche per evitare – come diceva lo stesso Sturzo – che «la religione venga compromessa in agitazioni politiche e in ire di parte». Va in questa medesima direzione anche l’appello con cui concludo: governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento. Ai liberi e forti di oggi dico: lavorate insieme per l’unità del Paese, fate rete, condividete esperienza e innovazione. Come Chiesa assicuro che faremo la nostra parte con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega, per meritarci fino in fondo la considerazione e la stima del nostro popolo”.

Ma già il 20 novembre 2018 il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, essendo stato promosso nella Sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano un Convegno per onorare la figura del  Beato Giuseppe Toniolo, “padre e sposo esemplare, professore di economia e modello di santità laicale”, inviando un messaggio a “sua Eccellenza Reverendissima Mons. Mario Delfini, Arcivescovo di Milano Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, in occasione del Centenario della morte del Beato, aveva detto che quell’iniziativa era “propizia per mettere in luce non solo i meriti storici, ma l’attualità del Beato Toniolo, traendo dalla sua testimonianza e dal suo pensiero nuova ispirazione per l’impegno sociale e politico a cui i cattolici non possono sottrarsi, se vogliono essere fedeli al Vangelo. In effetti il professore di origini venete ma pisano di adozione rimane proprio in questo un “maestro” e, in certo senso, un “profeta”. Per quanto molte cose anche in lui sono inevitabilmente datate, molto egli può dire anche al nostro tempo”. Toccando così la stessa tematica di cui ci stiamo interessando andando nella stessa direzione del Papa e del citato Card. Bassetti.

Dunque la Chiesa nulla avrebbe da eccepire se si volesse rifondare un Partito unitario dei cattolici. Abbiamo detto unitario perché dopo lo scioglimento nel 1993 della Democrazia Cristiana, si è avuta una proliferazione di partitini aspiranti ad accoglierne l’eredità con l’ambizione di poterla emulare in termini di consensi e di governo.

Il prosieguo nel prossimo numero…

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