domenica, 15 Dicembre, 2024
Politica

Dignità sul lavoro. Il Parlamento dia l’esempio

Secondo voi esiste un deputato o un senatore che dichiari pubblicamente di battersi perché il lavoro sia senza dignità? Nessuno. E come potrebbe farlo? L’art.1 della Costituzione solennemente dichiara che la Repubblica è fondata sul lavoro. Quindi….

Siamo tutti contenti. E siamo felici quando si varano norme che orgogliosamente si chiamano “decreti dignità” o leggi contro il lavoro nero, il caporalato e tutto ciò che offende chi lavora.

Poi però, quando si passa dalle prediche e dai voti alla vita quotidiana dei parlamentari le cose vanno un po’ diversamente. Non per tutti, per fortuna, ma per molti eletti dal popolo vale il principio ” fate quel che dico (e per cui voto) ma non fate quel che faccio”.

Mi riferisco al problema dei collaboratori di deputati e senatori. Sono delle figure professionali importanti perché svolgono un ruolo delicato che le porta quotidianamente a contatto con l’attività legislativa del deputato o senatore con cui collaborano. Queste persone, quasi sempre giovanissime, entrano nella carne viva delle istituzioni e del luogo ove risiede la sovranità popolare. Maneggiano testi normativi, oltre che agende degli impegni del parlamentare, di cui seguono e organizzano la presenza nelle Commissioni e nelle Assemblee legislative.

Non per niente, tra le tante parti che compongono il paniere dei soldi che noi paghiamo a deputati e senatori è prevista una specifica voce che riguarda proprio il compenso fissato per i collaboratori o assistenti parlamentari: 3.600 euro al mese per ogni deputato e 4.100 euro al mese per ogni senatore.

E fin qui tutto va bene. Il problema è che queste somme sono nella piena disponibilità di deputati e senatori che non sono tenuti a dimostrare di averle spese effettivamente tutte per remunerare   i propri assistenti.

Varie inchieste giornalistiche da anni denunciano una serie di anomalie e di abusi nell’utilizzo di questi fondi ma nulla succede. Veniamo a sapere di valenti giovani che lavorano indefessamente ma non ricevono i 3600 o 4100 euro mensili, bensì compensi irrisori. Ci sono state rivelazioni scioccanti di persone assunte per svolgere queste mansioni ma in realtà contrattualizzate come colf e spesso sfruttate per lavori che nulla avevano a che fare con l’attività parlamentare.

Quando il Movimento 5 Stelle entrò trionfante e pieno di buoni propositi in Parlamento promise che avrebbe aperto come una scatoletta di tonno Camera e Senato per fare pulizia.

Sono ormai 7 anni che il M5S siede in Parlamento ma non pare essersi accorto dell’esistenza di questo problema. Neanche adesso che esprime il Presidente della Camera e vicepresidenti del Senato. È una triste e ingloriosa pagina quella che viene quotidianamente scritta da Camera e Senato che non intervengono nell’ambito della tanto decantata “autodichìa” per porre fine allo scandalo dei collaboratori dei parlamentari sottopagati e sfruttati e dell’uso improprio dei fondi che noi mensilmente diamo a deputati e senatori perché li usino per remunerare i loro assistenti.

La soluzione più semplice sarebbe quella adottata, lapalissianamente, da altri Paesi civili: lo stipendio agli assistenti parlamentari lo paga direttamente l’amministrazione del Parlamento e così deputati e senatori hanno il diritto di scegliersi la persona che deve collaborare con loro e non si devono occupare né della contrattualizzazione né del pagamento.

Troppo semplice e trasparente per esser adottata in Italia?

È una vergogna cui bisogna porre fine. Delle tante battaglie di moralizzazione questa è una delle più semplici e urgenti da fare. Ma stranamente nessuno la fa.

Il Parlamento dia il buon esempio e ponga rimedio a questa anomalia. Le soluzioni solo solo due. O, come già detto, gli assistenti parlamentari vengono direttamente contrattualizzati e pagati dalle amministrazioni delle due Camere oppure le due Camere erogano al deputato o al senatore la somma prevista solo a fronte dell’esibizione di un regolare contratto standard firmato dal collaboratore e delle contabili dei bonifici che i parlamentari effettuano verso i loro assistenti. Insomma un rimborso documentato.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

La Giustizia via chat

Tommaso Marvasi

Non è la quantità ma la qualità delle cose che conta. Esistiamo perché comunichiamo

Carlo Pacella

Effetto zona rossa. Coldiretti: volano i consumi alimentari casalinghi, crollano ristorazione e agroalimentare di qualità

Maurizio Piccinino

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.