martedì, 19 Marzo, 2024
Economia

Alemanno: “Fisco più semplice. Fattura elettronica anche per le spese sanitarie”

Riccardo Alemanno, Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), ha una grande responsabilità verso i suoi iscritti e verso i cittadini fedeli al fisco. Entrambi, sono alle prese con la burocrazia, con norme che cambiano, con stress e spese, con il rischio di errori e sanzioni.
Serve quindi, autocontrollo e una lucidità estrema per avventurarsi nel mondo ostile e instabile delle leggi fiscali. Oggi, come spiega Riccardo Alemanno, c’è l’opportunità della riforma, un passo avanti verso un fisco più attento alle esigenze del contribuente, ma, spiega Alemanno: “la partita si giocherà con i decreti attuativi”. Quindi c’è da attendere una semplificazione in favore del cittadino, nel contempo le incertezze degli scenari economici internazionali, per il Presidente Nazionale Tributaristi, innescano preoccupazioni e la massima attenzione. In particolare per le prossime scelte che il Governo dovrà mettere in campo in autunno, quando l’economia e la finanza dovranno fare i conti con un 2022 ad alto rischio.

Presidente Alemanno è in fase di approvazione la legge delega di riforma fiscale, si concretizzeranno  la riduzione strutturale della pressione fiscale e la semplificazione degli adempimenti tributari?
La legge delega di riforma fiscale è un importante contenitore di buone intenzioni, ma la partita si giocherà con i decreti attuativi. Due le principali incognite:  l’essere di fatto a fine legislatura e il peso del disavanzo di bilancio. In questo scenario, con il perdurare degli effetti economici negativi di una pandemia ancora in atto e della guerra in Ucraina, diventa più complesso incidere su un ulteriore revisione delle aliquote IRPEF, dopo un primo intervento lo scorso anno, o sulla cancellazione dell’IRAP per tutte le tipologie di società, dopo la cancellazione per ditte individuali e professionisti. 
In questa situazione di incertezza, mi auguro,  quantomeno, che si possa, nella prossima legge di bilancio, inserire qualche parte importante della delega, che a mio parere potrebbero essere: semplificazione delle compensazioni e cancellazione dell’invio delle Lipe (liquidazioni periodiche Iva) e del modello 770 ottimizzando i tanti dati digitali in possesso dell’Amministrazione Finanziaria, completamento della cancellazione dell’IRAP per le società di persone e addizionale IRES in luogo dell’IRAP, per le società di capitale ed Enti, anche se è auspicabile la cancellazione anche per questi soggetti economici. In questo ultimo caso  almeno si avrebbe l’eliminazione del terzo binario di bilancio IRAP, con la semplificazione derivante dalla non più necessaria dichiarazione.
Sarebbe poi  importante intervenire sull’IRPEF o almeno sul cuneo fiscale che pesa su lavoratori e datori di lavoro, il riordino delle scadenze fiscali delle dichiarazioni dei redditi ed una maggiore rateizzazione dei pagamenti da autotassazione. In ultimo, poiché c’è necessità di una maggiore chiarezza e certezza normativa,  dare maggiore peso allo Statuto del contribuente con divieto tassativo e inderogabile della retroattività delle norme tributarie, in attesa di un auspicabile ma complesso passaggio a rango costituzionale.

Lei ha parlato di semplificazione e ne ha fatto alcuni esempi, come mai nel nostro Paese non si riesce a semplificare il sistema fiscale che pesa su imprese e cittadini in termini di costi e non solo di complessità?
La complessità deriva anche da una sedimentazione normativa che negli anni ha creato sovrapposizioni che rendono complessa l’applicazione del dettato normativo e ne rendono difficoltosa la comprensione. L’introduzione massiccia dei sistemi digitali, che dovrebbe semplificare il rapporto fisco-contribuente, è ancora distante dal contribuire al raggiungimento di questo obiettivo. Così, i contribuenti, devono affrontare e sostenere ulteriori costi per adempiere agli obblighi fiscali, quella che è stata definita la “tassa sulla burocrazia” che non è un’invenzione giornalistica o uno slogan negativo dei commentatori economici, ma una triste realtà. Si vedono sforzi da parte del Governo e Parlamento nel perseguire la via della semplificazione, ma il percorso sarà difficoltoso.
Forse bisognerebbe non fare interventi sporadici, ovvero  interventi frammentati, ma concentrarsi e investire su una precisa serie di problematiche. Faccio un esempio, che peraltro non comporterebbe costi per lo Stato e al tempo stesso sarebbe un intervento di equità: rendere obbligatoria la fatturazione elettronica anche per le spese sanitarie, oggi vietata da problematiche di privacy. I soggetti che non possono utilizzare la fatturazione elettronica devono però, per esigenze di dati per le dichiarazioni precompilate, inviare i dati delle fatture al sistema TS (tessera sanitaria).
Se, con tutte le cautele per i dati sensibili, si superasse il problema privacy, l’ A.F. potrebbe reperire i dati dal sistema di interscambio dove vengono inviate le fatture elettroniche, si avrebbe un adempimento in meno, conseguentemente minori costi, e un ulteriore supporto anche alla lotta all’evasione fiscale. Capisco che siano argomenti complessi, ma se non affrontiamo con determinazione le tante pastoie burocratiche diventa difficile parlare di semplificazione. Semplificare si può, ma bisogna anche volerlo.

In questo scenario di complessità e di crisi, dobbiamo fare i conti con un aumento generalizzato di prodotti e servizi, non solo gas e carburanti. Come si deve affrontare questo periodo di rincari e quali soluzioni si dovrebbero attuare?
I periodi di crisi economica, diventano occasioni formidabili per le speculazioni e quindi per gli speculatori, non lo dico io,  lo hanno detto autorevoli esponenti di Governo. Ci sono altri fattori che incidono sull’aumento dei prezzi, nel comparto edile, ad esempio, una domanda fortissima legata ai vari bonus ha innescato un aumento dei materiali e dei servizi. Per quanto concerne i carburanti, pur non esseno un economista,  a gennaio avevo detto che oltre al costo del gas, da mesi si stava incrementando in modo esponenziale proprio il costo dei combustibili per autotrazione e che, dato che il trasporto di merci si effettua soprattutto su gomma, ciò si sarebbe ripercosso sul costo dei prodotti al consumo. Sono stato criticato,  soprattutto quando ho parlato di un  taglio strutturale delle accise come intervento per calmierare i rincari.
Oggi il Governo su base mensile,  e mi auguro che almeno continui a  rinnovare tali interventi, riduce di alcune decine di centesimi il costo dei carburanti alla pompa agendo proprio sulle accise, ma ci vuole più determinazione e intervenire in modo strutturale. Lo Stato sull’incremento del costo incassa un maggior gettito IVA, che certamente non era preventivato e già inserito a bilancio, quindi, potrebbe essere utilizzato per la riduzione delle accise, contestualmente al taglio reale degli sprechi, di cui si è tanto parlato negli anni scorsi, ma che sembra essere scomparso dai dibattiti e dalle agende istituzionali.
Di certo il problema non riguarda solo il nostro Paese, è un’emergenza globale, ma ciò non toglie che alcuni spazi di intervento nel nostro Paese esistano, come porre un tetto massimo al prezzo del gas che il Governo ha dichiarato di voler inserire ma che potrebbe essere adottato anche per altri beni, sempre che si anteponga l’interesse generale a quello di parte, di alcune parti. Anche questo non è solo un mio pensiero, lo aveva detto chiaramente il Presidente Draghi nel suo discorso di insediamento. Poi ognuno deve fare la propria, ma non vorrei che fossero sempre gli stessi, perché la misura è colma e i sacrifici devono essere distribuiti con equità e tenendo conto delle reali situazioni economiche di famiglie e soggetti produttivi.

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