giovedì, 25 Aprile, 2024
Manica Larga

Lo spirito del tempo? Nelle cuffiette!

Una risposta. Tra una pandemia che morde, una guerra che minaccia di farsi terza, la crisi del grano, il portafogli sempre più leggero, la debellata poliomielite che bussa di nuovo alle porte del Regno Unito dopo l’ultimo entrato, il vaiolo delle scimmie.

E ancora: proclami di livellare il mondo per permettere a tutti di farne parte in modo dignitoso, mentre l’ultima poltrona attraversa l’ennesima porta girevole o prende parte, a sua insaputa, a un nuovo party proibito a tutti quanti gli altri.

Tra cui i lavoratori delle ferrovie inglesi che bloccano il paese per un’intera settimana lasciando a piedi milioni di pendolari che alternativa non hanno se non fare il pieno a due sterline al litro. Perché, nel frattempo, le e-mail aziendali intimano di trovare una soluzione e non importa il lavoro ibrido, in ufficio ci devi essere.

Crisi e opportunità

La lista potrebbe allungarsi. Nel suo fresco di stampa The power of crisis il politologo americano, Ian Bremmer, fa sintesi: “Nei prossimi anni, l’umanità dovrà affrontare virus più letali e più infettivi del COVID. L’intensificarsi del cambiamento climatico metterà in fuga decine di milioni di rifugiati e ci richiederà di reimmaginare il modo in cui viviamo la nostra vita quotidiana. La cosa più pericolosa di tutte, le nuove tecnologie rimodelleranno l’ordine geopolitico, interrompendo i nostri mezzi di sussistenza e destabilizzando le nostre società più velocemente di quanto possiamo cogliere”.

Sarà che le crisi hanno un lato positivo, ovvero la loro soluzione. Ma così, forse è troppo. Tutto insieme. Difficile da mandare giù, figuriamoci da digerire. I social, neanche loro fanno ce la fanno: la Ferragni sbarca a Sanremo e sulla vecchia e nazionalpopolare TV (che in teoria il suo pubblico non guarda), mentre gli investitori scommettono forte sulla realtà parallela del metaverso. Così è troppo anche per ferventi populisti che non ci stanno più dentro e finiscono in centrifuga.

Spirito dei tempi

Per interpretare lo zeitgeist del momento, almeno nel nostro mondo occidentale, bisogna infilarsi le cuffiette e porsi una domanda, suggerisce un bell’editoriale del Guardian. Basta infatti guardare in testa alle classifiche e prendere nota dello strapotere di Ed Sheeran. Perché è lì, in quelle canzoni che non chiedono niente e scivolano via senza troppe frizioni, il senso dei tempi che viviamo. Vorremmo solo essere tutti un po’ annoiati, annoiati da quel santo niente che spegne il rumore.

Siamo fatti così. Gli economisti comportamentali hanno da tempo aperto una finestra sulle nostre anime indagando, tra l’altro, il legame tra lo spirito del tempo, consumi culturali ed economia. Restando alla musica, su Spotify ci sono delle vere e proprie playlist.

Tanto per fare un paio di esempi, Don’t stand so close to me dei Police, con la storia di una lolita, è stato il singolo più venduto nel 1980 ai tempi dei duri tagli alla spesa della Thachter. Per non menzionare la leggerissima hit di Kate Perry, I kissed a girl, in testa alle classifiche mentre i mercati finanziari collassavano nel 2008. Oppure, One Dance di Drake, canzone d’amore che trionfa ai tempi dell’odio targato Brexit.

Insomma, siamo quello che siamo ovvero, citando Keynes, “spirito animale”.  Cuffiette in testa, alla ricerca di una risposta. Altrove.

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