giovedì, 28 Marzo, 2024
Manica Larga

Se la globalizzazione non dà benefici alle comunità

Una delle domande di maggiore interesse nelle comunità politiche e di business è se la logica aziendale della globalizzazione prevarrà contro le crescenti dinamiche geopolitiche di frammentazione. Se ne è discusso in settimana durante il World Economic Forum.

Nel nostro piccolo, ne abbiamo parlato molte volte anche in questa rubrica: pandemia, guerra in Ucraina, aumento della bolletta energetica, le difficoltà della logistica a livello internazionale, l’inflazione e il ruolo delle banche centrali, i venti di recessione e la crisi climatica rappresentano differenti aspetti di un unico grande tema che è quello della globalizzazione.

Globalizzazione: pro e contro

Si tratta di un argomento assai controverso perché se da un lato ha permesso un netto miglioramento degli standard di vita, dall’altro ha lasciato pericolosamente scoperti i nervi della stabilità sociale. In altri termini, se è vero che oggi viviamo in società mediamente più ricche e longeve non altrettanto si può dire più eque.

Questa spaccatura è particolarmente evidente mettendo a confronto il mondo reale con il mondo digitale, laddove se il primo risulta profondamente diviso nelle sue geografie economiche e sociali il secondo, iperconnesso, funge da potente cassa di risonanza per la polarizzazione del dibattito dando voce alle frustrazioni e alle ansie del mondo reale. Un cortocircuito che ha di fatto definito il campo nel quale si giocano le partite attuali.

Costruire il futuro imparando dal passato

Adesso il punto è evitare un avvitamento verso il basso, ovvero scongiurare una recessione globale. In uno degli incontri del forum di Davos, il numero uno del FMI, Kristalina Georgieva, ha dichiarato che uno dei principali problemi da affrontare è quello del debito pubblico perché se da un lato le banche centrali devono aumentare i tassi di interesse per garantire la stabilità dei prezzi, dall’altro questa mossa rende più oneroso operare per coloro che sono indebitati.

“Per molti paesi, il 2020 è stato l’anno dell’aumento del debito”, ha spiegato la Georgieva, “e questo vale in particolare per i paesi a basso reddito, dove oggi il 60% è indebitato, o vicino ad essere indebitato. Con alti tassi di interesse, le condizioni saranno molto difficili”. A questo poi si aggiungono il peso dell’aumento dei costi delle materie prime, causa guerra in Ucraina, e il rallentamento dell’economia cinese.

Come uscirne? La Georgieva dice: “Se guardiamo al futuro, dobbiamo imparare una lezione molto importante dalla globalizzazione del passato. Non ha funzionato per tutti e quindi il futuro deve riguardare la localizzazione dei benefici per le comunità e l’essere consapevoli che non si tratta di profitti globali, ma di benefici locali”.

Insomma, l’eterno dibattito tra creazione di valore e appropriazione del valore creato. Perché questo, in fondo, è il vero bandolo della matassa.

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