sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Amnesty: trovate prove dei crimini guerra russi. Torture su civili

Agghiacciante rapporto dell'associazione umanitaria

Amnesty ha condotto una indagine sul campo durata 12 giorni per verificare se ci fossero prove inoppugnabili dei crimini di guerra da parte della Russia. Nel Rapporto di 44 pagine che ne è venuto fuori risulta che i civili sono state vittime di “sparatorie e torture sconsiderate”, di cui, secondo l’organizzazione per la tutela dei diritti umani, i russi dovranno rispondere davanti a un tribunale. “Non sono incidenti isolati, sono parte integrante di un modello in cui le forze russe controllavano una città o un villaggio”, ha riferito Donatella Rovera, senior crisis response adviser di Amnesty, in una conferenza stampa a Kiev. L’appello che Amnesty rivolge al Tribunale penale internazionale è di assicurare che le prove siano conservate in modo che possano alimentare future indagini sui crimini di guerra.

Attacchi indiscriminati ed esecuzioni extragiudiziali

Il rapporto si basa su decine di interviste e un’ampia revisione delle prove lasciate dalle truppe russe, come il rinvenimento nei luoghi indicati dai testimoni civili di proiettili perforanti a punta nera, che possono essere esplosi solo da armi particolari in dotazione ad alcune unità speciali delle forze russe nei luoghi indicati dai testimoni civili. L’organizzazione ha visitato i luoghi di numerosi omicidi e documentato attacchi aerei illegali su Borodyanka ed esecuzioni extragiudiziali in altre città e villaggi tra cui Bucha, Andriivka, Zdvyzhivka e Vorzel. La delegazione nell’oblast di Kiev ha incontrato sopravvissuti, familiari di vittime e alti funzionari ucraini. A Borodyanka, a nord-ovest di Kiev, ha scoperto che almeno 40 civili sono stati uccisi in attacchi indiscriminati che hanno devastato un intero quartiere e lasciato migliaia di persone senza casa.

A Bucha e in diverse altre città e villaggi sempre a nord-ovest di Kiev, Amnesty ha documentato 22 casi di uccisioni illegali da parte delle forze russe, la maggior parte delle quali erano apparenti esecuzioni extragiudiziali. Sono 45 persone le persone intervistate che erano state testimoni, o avevano resoconti diretti, di uccisioni illegali di loro parenti o vicini da parte delle forze russe, e altre 39 persone che erano state testimoni, o avevano resoconti diretti, di attacchi aerei che avevano colpito otto palazzi.

Testimoni delle uccisioni di persone con le mani legate

In città e villaggi della zona di Bucha, Amnesty International ha raccolto ulteriori prove e testimonianze di uccisioni illegali, anche ai danni di persone con le mani legate dietro la schiena. Altri corpi presentavano segni di tortura. Nel villaggio di Novyi Korohod è stato ucciso un operaio di 46 anni, Viktor Klokun. La sua fidanzata, Olena Sakhno, ha raccontato che alcuni abitanti del villaggio hanno recuperato e le hanno portato il corpo il 6 marzo: “Aveva le mani legate dietro la schiena con della plastica bianca e un foro di proiettile alla testa”, ha raccontato.

Spari su mezzi con bambini a bordo

Olha, 32 anni, e Olexandr, 62 anni, sono stati uccisi mentre il convoglio di automobili con cui stavano viaggiando è stato colpito dal fuoco di quelle che secondo loro erano forze russe: “In quel convoglio c’erano solo civili in fuga – ha dichiarato un famigliare sopravvissuto -. Quasi tutte le automobili avevano dei bambini a bordo. La nostra aveva appena raggiunto un punto dove c’erano degli alberi quando ho sentito gli spari: prima uno singolo, poi raffiche. Il primo veicolo è stato colpito e si è fermato. Noi eravamo a bordo del secondo e ci siamo a nostra volta fermati. In quel momento ci hanno colpito, sei o sette spari. Mio padre è morto all’istante, colpito alla testa. Mia moglie è stata colpita dalle schegge, così come mio figlio”.

Anche il trattamento dei resti delle vittime solleva molti interrogativi sulla totale assenza di umanità. A Bucha, Borodyanka e altri centri durante il mese di aprile, dopo che i corpi delle vittime erano stati recuperati dalle macerie o riesumati dai luoghi temporanei di sepoltura, in alcuni casi non sono stati correttamente identificati, in altri le informazioni non sono state condivise in modo appropriato e in generale le procedure sono state assai caotiche.

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