venerdì, 19 Aprile, 2024
Attualità

Il Far west delle criptovalute sfugge alle sanzioni

“Le criptovalute esistono per dare maggiore libertà finanziaria alle persone”. Questa la risposta data da molti gestori di piattaforme di scambio di valute virtuali alla richiesta proveniente dall’Ucraina e da vari Stati della NATO di interdire le operazioni in Bitcoin & Co. ai cittadini russi detentori di conti denominati in crypto.
E non potrebbe essere altrimenti. L’invenzione delle valute con finalità alternative è da sempre stata giustificata in questo modo, e a rileggere i testi sacri dei fondatori si ritrovano frasi che inneggiano alla libertà dalla schiavitù monetaria Imposta dagli Stati sovrani.

Statistiche ufficiali ci consegnano dati di incrementi esponenziali dell’utilizzo di sistemi di pagamento on-line in generale nei momenti di lockdown e, figuriamoci, di eventi bellici. Ci si doveva aspettare che le sanzioni, giuste (e speriamo efficaci) e doverose nei confronti della Russia, portassero i numerosi cittadini e potenti vicini a Putin a cercare via alternative per far transitare le proprie ricchezze e non farle sottoporre a congelamento. Gli scambi del rublo contro criptovalute sono aumentati di oltre il 120% in questo periodo, e bene ha fatto la piattaforma Binance a bloccare i conti in criptovalute degli oligarchi russi sottoposti alle sanzioni Nato.

Quando ho evidenziato – tra i primi – gli evidenti rischi di un sistema di pagamento fondato su regole decise da chi crea lo strumento stesso utilizzato per regolare le proprie obbligazioni pecuniarie, quantomeno in termini di trasparenza se non di legalità, è stato tacciato di oscurantismo e proibizionismo nelle migliori delle critiche.

Fatto sta che i circuiti ombra e il Dark web sono sempre più popolati, ce lo dicono le indagini e i dati delle autorità di settore, da criptovalute di ogni genere e denominazione, oggi oltre 10000 in tutto il mondo. Il più famoso Bitcoin, utilizzato nel 65% delle transazioni mondiali, ha visto poi una gemmazione di nuove coniazioni, che non hanno avuto la stessa fortuna, in termini di notorietà, ma che riescono nell’intento di passare inosservate agli occhi di chi opera mediamente in questo mercato. Un mercato ancora senza tutele per i risparmiatori. Tranne poche piattaforme autorizzate, che seguono formalmente le regole che anche in Italia sono state fissate con un recente decreto del Ministero dell’Economia, per il resto è un far west di transazioni , delle quali, per buona parte, non si avrà mai traccia. I portafogli virtuali di criptovalute si possono creare in via anonima, avendo in mano un telefonino, e questo è innegabile ad oggi. Mentre allora si fa una insulsa guerra militare, unita ad una devastante guerra psicologica e umanitaria, bisogna continuare non solo con le sanzioni economiche e i sequestri dei beni ai notabili russi, bensì perfezionare gli strumenti di controllo e di intercettazione delle movimentazioni con asset ancora non riconosciuti alla stregua delle monete nazionali.

Fino a quando non saremo in grado di governare le forme di pirateria informatica e di anarchia del web, oltre che a stabilire regole certe per poter combattere le cyber war e, magari, creare seri danni a coloro che violano i trattati internazionali e i diritto umani, tutto l’apparato sanzionatorio che i paesi civili potranno utilizzare per difendersi da dittatori e delinquenti risulterà a basso potenziale.

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