giovedì, 5 Dicembre, 2024
Salute

Aggressioni ai sanitari, Cimo-Fesmed “Serve un punto di ascolto anonimo”

ROMA (ITALPRESS) – Sono 2.500 i casi di violenza, aggressione o minaccia che si verificano ogni anno in sanità. Più di 12mila quelli accertati dall'Inail tra il 2016 ed il 2020. Questi, tuttavia, sono i numeri ufficiali, che non possono includere i tanti, troppi, eventi non denunciati. Medici, professionisti e operatori sanitari, infatti, ormai ritengono le aggressioni verbali e le pressioni psicologiche parte del proprio lavoro; spesso hanno paura di ritorsioni da parte degli aggressori o preferiscono non puntare i riflettori sulle cause delle violenze quando sono legate a tempi e liste di attesa, che potrebbero "imbarazzare" le direzioni generali. Molti, allora, scelgono il silenzio, lavorando nella paura, che inevitabilmente influenza in senso negativo anche la relazione con i pazienti. È dunque impossibile quantificare le aggressioni in sanità, che vanno ben al di là dei Pronto soccorso distrutti o delle violenze fisiche che finiscono sui giornali. Un fenomeno tanto grave da spingere il Parlamento ad istituire la "Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari", che da quest'anno ricorre ogni 12 marzo. "Per poter intervenire efficacemente, il fenomeno deve emergere con chiarezza – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, sindacato dei medici ospedalieri -. Proporremo dunque all'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute, di cui fanno parte anche i rappresentanti dei sindacati che compongono la Federazione CIMO-FESMED, di istituire un punto di ascolto in cui denunciare le aggressioni anche in forma anonima. Riteniamo inoltre necessario che le aziende organizzino corsi di formazione obbligatori per tutti i dipendenti su eventi sentinella, prevenzione e gestione di episodi di conflitto. Infine, oltre a stipulare protocolli operativi con le forze di polizia, sarebbe opportuno installare nelle aree più a rischio, come i Pronto soccorso, dei sistemi di videosorveglianza con adeguati strumenti che garantiscano la privacy. Sono solo alcune proposte, ma dobbiamo a tutti i costi trovare il modo per proteggere i colleghi". (ITALPRESS). sat/com 11-Mar-22 14:01

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

A Veronafiere torna il network place per l’innovazione biomedica

Redazione

Farmaci, nel 2021 uso antibiotici in lieve calo ma 24% inappropriato

Redazione

Semaglutide nella cura dell’obesità, in futuro anche in Italia

Redazione

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.