venerdì, 3 Maggio, 2024
Esteri

Ucraina, Mosca sempre più isolata. Anche la Cina si avvicina a Kiev

Mentre il filo sottilissimo dei colloqui di pace non sembra ancora spezzarsi, le diplomazie del mondo si compattano contro la Russia, che reagisce in modo scomposto. Una dimostrazione plastica di quanto sta avvenendo si è avuta a Ginevra, dove si svolge la conferenza dell’Onu sui diritti umani.

Non appena è apparso sugli schermi il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, quasi tutti i delegati si sono alzati lasciando la sala. Impossibilitato a raggiungere la Svizzera per l’embargo aereo in atto, Lavrov, accortosi che la sala era quasi deserta, è partito in monologo dai toni aspri e a tratti surreali.

“L’Ucraina possiede tecnologie nucleari sovietiche e mezzi di utilizzo per tali armi. Non possiamo ignorare questo pericolo reale” ha spiegato per giustificare l’invasione, aggiungendo poi che “le fosse comuni scoperte nel Donbass sono prove inconfutabili delle conseguenze del massiccio bombardamento di obiettivi civili da parte dell’Ucraina nella regione”, senza portare prove che confermassero le sue parole.

Parole che hanno scatenato una risposta violenta anche da parte di Washington. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken, ha infatti lanciato una proposta inedita sempre a Ginevra: “Ci si può ragionevolmente chiedere se uno Stato membro dell’Onu che cerca di impadronirsi di un altro Stato membro, commettendo delle orribili violazioni dei diritti umani e causando enormi sofferenze umanitarie, possa essere autorizzato a rimanere in seno a questo Consiglio sui diritti umani”. Lo stesso Blinken ha poi parlato direttamente con il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, ribadendo che “gli Stati Uniti e i loro alleati sono uniti e decisi a schierarsi con l’Ucraina, mentre ritengono il governo russo responsabile della guerra”.

Kuleba ha scoperto di avere un alleato quasi inatteso dialogando con il suo collega cinese, Wang Yi, che solo la settimana scorsa parlava ancora con Lavrov. “Il ministro ha riaffermato il fermo sostegno della Cina alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina e ha rilevato la natura strategica delle relazioni bilaterali” ha spiegato Kuleba che ha anche intascato la disponibilità della Cina a compiere ogni sforzo per porre fine alla guerra la diplomazia, “anche come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, dove però il diritto di veto russo può bloccare ogni iniziativa che non piaccia a Vladimir Putin.

Costruttivo, ma altrettanto ininfluente, il voto del Parlamento europeo che si è espresso a favore dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, come richiesto ieri da Zelensky. Nel testo, approvato con 637 voti a favore 13 contrari e 26 astenuti, il Parlamento chiede che “le istituzioni dell’Unione si adoperino per concedere all’Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue” e che tale procedura sia “in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione europea e sulla base del merito”. Parole a cui per non seguirà nulla, l’iter di adesione è infatti lungo, e la guerra potrebbe già essere finita nel frattempo. All’inizio dei lavori è intervenuto il presidente ucraino, Vladimir Zelensky: ” Senza l’Unione Europea l’Ucraina sarebbe sola. Abbiamo dimostrato che siamo come voi, ora mostrateci che siete al nostro fianco, che non ci abbandonate, e che siete europei. Così la luce vincerà contro il buio” ha detto, sottolineando che “Putin parla di operazioni contro le infrastrutture militari, ma si trattata di bambini, ieri ne ha uccisi 16 con i suoi missili”. Poi rivolto al presidente Usa, Joe Biden, ha detto: “Serve un messaggio forte e utile. E’ una situazione molto seria, non siamo in un film”.

Parole a cui Biden ha risposto in serata nel corso di una telefonata tra durata oltre mezzora, i cui contenuti dovrebbe entrare anche nel discorso sullo stato dell’Unione che stanotte terrà il presidente. L’agenda dei prossimi giorni, a livello diplomatico, è fittissima. Tra le altre, prevista una riunione straordinaria del Consiglio Atlantico è stata convocata per venerdì. Un altro atto solo formale, perché nulla può cambiare a breve per Kiev, e Zelensky è infatti già andato oltre: “I nostri partner, se non sono pronti ad accettare l’Ucraina nella Nato, perché la Russia non vuole che l’Ucraina sia nella Nato, devono sviluppare garanzie di sicurezza comuni per l’Ucraina”.

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