venerdì, 26 Aprile, 2024
Salute

“Persona e medicina”, un libro sull’importanza del fattore umano

Una medicina che sia realmente al servizio della persona e che recuperi appieno quella dimensione relazionale, tipica del rapporto medico-paziente, che il progresso tecnologico da una parte e la cronica carenza di tempo dall’altro, hanno fatto smarrire.

È questo uno dei cardini motivazionali, intorno al quale si sviluppa il volume “Persona e Medicina. Sinergie sistemiche per la Medicina Personalizzata” edito per i tipi di Franco Angeli. Perché nell’era della medicina personalizzata, il convitato di pietra rischia di essere proprio la persona. Questo volume rappresenta dunque una riflessione a più voci su come si possa (e si debba) avvicinarsi alla medicina in modo integrato, tenendo conto delle varie stratificazioni esistenziali. Un argomento delicato e complesso, declinato attraverso quattro filoni principali: origine, sviluppo, cura e ricerca al servizio della persona. Pensato con intenti formativi nell’ambito delle medical humanities per il mondo della medicina (ricercatori, medici, specializzandi, studenti), quest’opera rappresenta un’interessante lettura anche per quanti siano interessati ad approfondire il tema della personalizzazione della medicina e delle cure. Perché, sostiene uno dei curatori del volume, monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università, “per avere una visione il più possibile adeguata alla peculiarità dell’essere umano, occorre una fondamentale visione sincronica che tenga conto di tutti i fattori, sia sul versante biologico, ossia della componente corporea della persona, sia dal punto di vista delle altre dimensioni, non meno importanti, che determinano la consapevolezza del sé umano e afferiscono sostanzialmente alle sfere intellettiva, psicologica e spirituale. Nessuna di queste componenti, assunte in modo autonomo e separato dalle altre, può dare una visione appropriata dell’essere umano”.

“L’orizzonte scientifico e clinico della Medicina Personalizzata – sostiene il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – è quello di poter fornire ‘la cura giusta al paziente giusto, nel momento giusto’. Questo è possibile soltanto se i pazienti vengono capiti nelle loro più profonde necessità, accompagnati nel percorso terapeutico più adeguato per loro e coinvolti attivamente nelle scelte che riguardano la loro salute. Affinché questo avvenga, è necessario che la formazione alleni lo sguardo dei professionisti sanitari ad una prospettiva orientata all’unicità del paziente”. “L’epistemologia sistemica – afferma Alfredo Cesario, Open Innovation Manager della Fondazione Policlinico Gemelli – si rivolge alla persona osservandola nella sua complessità, per rintracciare tutti quegli elementi, clinici e non, che la caratterizzano come irripetibile. Per raggiungere questo livello di dettaglio, è necessario che la medicina si prepari ad essere un territorio aperto alla cross-fertilizzazione di saperi, competenze, tecnologie e pratiche per generare nuove soluzioni capaci di rispondere alle sfide moderne e future della sanità”. “L’invito del libro – commenta la dottoressa Marika D’Oria, Health Communications Officer presso la Direzione Scientifica della Fondazione – è quello di assumere una postura com-posizionale nei confronti del sapere riguardante il paziente.

Questo sapere, infatti, non è più ‘calato dall’alto’ ma è co-costruito fra professionista e paziente, di volta in volta. Come una danza in cui si condividono significati, rappresentazioni e identificazione, la storia clinica non è soltanto fondata sul sapere scientifico ma radicata nell’esperienza corporea dei soggetti coinvolti (il paziente, il medico, la famiglia, la società…). C’è spazio per la vulnerabilità, per il limite, per il fallimento, per lo spiazzamento… In questo senso, la formazione sistemica si prende cura degli aspetti etici ed estetici dell’apprendimento, per aiutare i professionisti sanitari ad avere uno sguardo rivolto alla cura del paziente ma anche alla cura di sé”.

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