Consumi delle famiglie in progressivo miglioramento. È la notizia che la Confcommercio attendeva, anche se prudentemente la confederazione parla di una emergenza sanitaria che ancora pesa e un rischio inflazione.
Rischio inflazione
“Al netto dei timori di un forte impatto dell’inflazione”, spiega il Centro studi dei commercianti nell’analizzare i dati di Bankitalia, nella sesta edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane, “dove, rispetto alla rilevazione di aprile, Via Nazionale sottolinea che la percentuale di quante dichiarano di aver ridotto le spese per alberghi, bar e ristoranti rispetto al periodo precedente la pandemia diminuisce del 15%, pur restando molto elevata, il 71% contro quasi il 90% nelle fasi più acute dell’emergenza sanitaria”.
La ripresa timida
La riduzione è più accentuata (circa 30 punti percentuali, al 55%) per i nuclei che arrivano facilmente alla fine del mese. “In netto calo anche le percentuali di famiglie che hanno fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento e per servizi di cura della persona, rispettivamente al 63 e al 57%”, calcola la Confcommercio, “Per quanto riguarda le motivazioni che hanno frenato la spesa resta invariata la paura del contagio, mentre scende molto quella associata alle misure di contenimento”.
Redditi bassi meno spese.
Prosegue comunque l’atteggiamento di cautela nelle attese di spesa a tre mesi, rivela il rapporto, “in particolare tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche e tra quelle che nel mese precedente l’intervista hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia”.