venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Squid game e il dramma di avidi investitori  

Il fenomeno Squid Game ha segnato un altro record, stavolta drammatico, proprio come nello spirito della serie tv sudcoreana targata Netflix.

Il primo record era stato straordinario, quanto inspiegabile: la serie tv di Hwang Dong-hyuk è la più vista di sempre dai telespettatori di Netflix, con oltre 142 milioni di visualizzazioni. Record di ascolti che ha alimentato critiche di sgomento, preoccupazioni e, persino, una petizione lanciata su Change.org  indirizzata alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza che suona come un urlo di aiuto di moltissimi genitori: “Fermiamo lo Squid Game“.

Il secondo record è espresso in dollari: la serie tv coreana ‘Squid game‘ vale per Netflix 900 milioni di dollari, una cifra spropositata, specialmente se la si confronti con i soli 21,4 milioni di dollari che sono stati spesi per produrla e distribuirla.

Ancora record

Il terzo record si registra nel mondo – altrettanto surreale – delle criptovalute: Squid, la moneta digitale associata alla serie tv, lanciata sul mercato da una decina di giorni, dopo appena 72 ore ha fatto un balzo del 3000%. Il suo valore originario di 1 centesimo è schizzato a quasi tre dollari, facendo registrare una capitalizzazione di oltre 200 milioni di euro. Come se non bastasse, dopo pochissimi giorni, quel balzo si è ripetuto, tanto che il token di Squid Game è arrivato a segnare – nientemeno che – un + 230.000%, arrivando a toccare il valore di 2.800 dollari. Un record che si percepiva già in fase di prevendita, visto che il click-instant dello scorso 20 ottobre è durato appena un secondo, dopodiché è scattato il tutto esaurito.

Cripto play-to-earn

Proprio come le altre criptovalute, Squid può essere scambiata o convertita in divise aventi corso legale, come euro e dollaro. Peccato che il token sia stato scambiato solo sull’exchange decentralizzato PancakeSwap, dove gli utenti hanno constatato l’impossibilità di vendere il token dopo averlo acquistato.

Ma Squid, a differenza delle altre valute virtuali, è anche una “cripto play-to-earn” (giocare per guadagnare) cioè può essere utilizzata per acquistare token che servono a partecipare al gioco online legato alla serie tv che, però, non esiste!

Proprio come i distopici personaggi della serie tv che, sedotti dalla probabilità di vincere esorbitanti somme di denaro, partecipano ai giochi per bambini – se non fosse che sono mortali – così, gli avidi investitori si sono affrettati ad acquistare Squid con l’aspettativa di utilizzarla per partecipare ai giochi online e provare a guadagnare sempre più gettoni virtuali.

Come nella serie tv, anche nel gioco online – stando a quanto si legge nel documento whitepaper – non si prevede un limite al valore del premio che si aggiudicherebbe il vincitore, infatti, all’aumentaredel numero dei partecipanti, aumenterebbe il valore del premio.

Ultimo record di una Crypto play to lose

E veniamo al quarto e ultimo record di questa saga di Squid game: dopo che il valore di Squid è schizzato da 38$ a circa 2.800$, nella stessa giornata del 1° novembre, – in maniera altrettanto fulminea – in meno di 5 minuti, è precipitato a 0$.

Chi ha investito in Squid non è rimasto vittima di effetti mortali ma, senza dubbio, il risultato è stato drammatico. A tutto ciò si aggiunge che il sito web di Squid Game è irreperibile, così come le pagine sui social media e l’account Twitter risulta bloccato a causa di “attività insolita”

Chi ha pagato il conto?

Gli artefici di questa operazione  hanno puntato sulla forza trainante del brand “Squid Game”. Hanno fatto leva sul profilo – probabilmente “depresso” e “sopraffatto dallo stress” – di quei milioni di telespettatori e sul potere suggestivodi una serie tv che racconta di frenesie speculative.

A farne le spese sono stati i 40 mila investitori che ingenuamente non hanno aperto gli occhi nemmeno davanti al “brillare” di quei rendimenti incredibili, anche rispetto agli standard delle criptovalute.

Siamo certi che a pagare il conto non saranno anche i titolari dei diritti sulla serie tv e sul brand che risulta essere stato sfruttato per montare questo impianto virtuale che pare abbia fruttato agli artefici del colpo gobbo ben 3,8 milioni di dollari.

*Giuseppe Miceli, Curatore editoriale e Autore dell’Atlante dell’Antiriciclaggio – Edizione Gruppo Maggioli, 2019-2020

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