Un tempo, nella notte di san Silvestro, si usava gettare dal balcone tutto ciò che era ormai vecchio e consumato e di cui ci si voleva disfare. Era una pessima abitudine, ma il suo significato simbolico era forte: conviviamo con tante cose ormai desuete che non funzionano più e devono fare posto a ciò che meglio può sostituirle. E il momento giusto per disfarsene è quando lo scorrere del tempo getta nel cestino un anno che se ne va e accende il desiderio di scrivere un elenco di buoni propositi per cambiare ciò che non va nella nostra vita.
La politica conta più di un vecchio televisore, di una pentola scassata o di un abito liso di cui liberarsi a Capodanno. Incide sulla nostra esistenza, presente e futura, anche se non ce ne interessiamo. Perché mai non dovremmo applicare anche ad essa il principio dello svecchiamento?
La politica italiana ha bisogno di un radicale cambiamento, nei metodi, nei contenuti, nella selezione della classe dirigente e nel modo di rapportarsi ai cittadini. Questa esigenza riguarda tutte le forze che siedono in Parlamento. Troppo semplicistico ridurre tutto allo smantellamento del governo. All’insegna del rinnovamento, spesso si sono fatti cadere governi che funzionavano discretamente per sostituirli con altri di minore qualità.
Non è urlando contro il governo in carica che la politica potrà migliorare.
Ciò che serve è una riflessione profonda per segnare una rottura con una concezione della politica che ha fatto il suo tempo.
La politica nuova che con il 2021 vorremmo si facesse strada dovrebbe avere una grande visione dell’Italia da costruire e una forte concretezza nell’individuare gli strumenti che funzionano per realizzare questa visione.
Onestà, trasparenza, rispetto delle regole, disinteresse personale sono solo precondizioni della politica, non possono esserne il contenuto. Tramontate le ideologie la politica si è dispersa in una gestione del giorno dopo giorno senza avere un quadro di riferimento di lungo respiro. Vivacchiando nella gestione del presente senza una visione del futuro la politica si è immiserita, è diventata autoreferenziale, ha perso il contatto con il mondo reale nonostante la sua onnipresenza sui giornali, nella tv e sui social. Si è limitata a elargire mance e favori a destra e a manca a gruppi e gruppetti di interessi pensando in questo modo di avere soddisfatto a turno tutti gli appetiti e di avere così guadagnato consenso. Nulla di più sbagliato: una politica effimera che perde di vista l’interesse generale illude tutti con zuccherini ma inganna tutti negando la costruzione del futuro.
Tutti i partiti devono proporre riforme serie e concrete senza puntare ad accontentare le rispettive clientele. Insomma, la politica deve avere il coraggio anche di fare scelte che appaiono “impopolari” ma che guardano lontano e, negando un favore oggi, assicurano un benessere durevole nel tempo. Il miracolo economico degli anni Cinquanta fu reso possibile dalla liberalizzazione degli scambi che i potentati economici del tempo ostacolavano pensando ad un protezionismo miope. Fu la lungimiranza di uomini come De Gasperi, La Malfa, Merzagora ed Einaudi che aprì l’Italia alla competizione internazionale innescando un’esplosione di creatività e di imprenditorialità che ci hanno resi una potenza industriale e sulla cui ricchezza ancora viviamo.
Una politica nuova deve saper volare alto, con le sue visioni deve creare passione, con le sue proposte deve dimostrare capacità di studio, gestione e risoluzione dei problemi. Per fare tutto questo la politica deve essere in continuo dialogo con chi sta fuori dei Palazzi. Non deve chiudersi in sé stessa non deve abbandonarsi nelle mani della burocrazia ma deve interloquire a mente aperta con cittadini, associazioni, professionalità, saperi. Questa è la vera partecipazione politica, non solo quella che si esercita nelle urne ogni 5 anni.
È troppo chiedere a tutti i partiti di fare uno sforzo in questo senso per essere fucine di idee e palestre di allenamento e selezione di una nuova classe dirigente della cosa pubblica?
Almeno il primo dell’anno lasciateci sperare che non sia un’illusione ma un progetto ambizioso che si può tradurre in realtà.