Per quasi un italiano su due, l’estate 2025 non prevede alcuna partenza. È quanto emerge da un’indagine di Federalberghi, commentata dal Codacons, che fotografa un Paese sempre più alle prese con le rinunce. Secondo i dati, il 49% della popolazione non andrà in vacanza quest’estate, complice l’aumento generalizzato dei prezzi e la crescente difficoltà economica delle famiglie. A cambiare non è solo il numero di chi parte, ma anche il quando. Se fino a pochi anni fa agosto era il mese delle ferie per eccellenza, oggi le preferenze si spostano verso giugno e settembre, mesi più accessibili sul piano economico e logistico. Il calo è evidente: nel 2019 erano 19,9 milioni gli italiani in viaggio ad agosto, oggi sono 17,5 milioni, con una perdita secca di 2,4 milioni di vacanzieri.
Una tendenza che racconta molto di più di un semplice spostamento di date. Parla di un’Italia che fa i conti con il carovita anche nel tempo libero, e che cerca soluzioni alternative per non rinunciare del tutto a un momento di pausa.
Rincari
A pesare sulle scelte ci sono i rincari. Anche se l’inflazione generale è tornata sotto controllo, tutti i costi legati al turismo continuano a salire. I dati Istat parlano chiaro: i voli nazionali aumentano del 38,7% su base annua, i traghetti del 19,6%, i servizi ricreativi e sportivi del 7,7%, i pacchetti vacanza dell’8,7%. E ancora: gli alberghi crescono del 2,9%, i villaggi turistici del 3,6%, mentre case vacanza, b&b e strutture extra-alberghiere registrano un +5,9%. Nemmeno la cultura e la ristorazione restano escluse: musei e monumenti aumentano del 4%, i ristoranti del 3%, bar e gelaterie del 3,8%. Il risultato è una vera e propria “stangata estiva”, come la definisce il Codacons, che colpisce soprattutto chi ha redditi medio-bassi.
Di fronte a questi numeri, molti italiani scelgono di restare a casa, oppure optano per formule più economiche: vacanze brevi, viaggi di prossimità, soggiorni last minute. Crescono le partenze nei mesi spalla, quando le tariffe sono più basse e le località meno affollate. Cambia anche il mezzo di trasporto: chi può evita l’aereo, preferendo l’auto, per contenere i costi.
Privilegio per pochi
Ma il rischio, secondo il Codacons, è che il turismo diventi un privilegio per pochi. “La vacanza rischia di non essere più un diritto sociale, ma un lusso – spiega l’associazione –. Senza interventi concreti sui costi e senza una politica di sostegno al turismo interno, milioni di italiani continueranno a rinunciare”. Il problema, oltre che sociale, è anche economico. Il calo delle partenze rischia di penalizzare duramente molte località italiane, soprattutto quelle meno famose o legate al turismo familiare. I flussi diventano sempre più irregolari, i picchi si concentrano in pochi giorni e la stagionalità classica vacilla.