sabato, 19 Luglio, 2025
Attualità

Gaza, Pizzaballa visita nella parrocchia della Sacra Famiglia, Netanyahu telefona al Santo Padre

I morti della salgono a tre, 10 i feriti. Il premier israeliano esprime "rammarico". Tajani: "Israele garantisca sicurezza e aiuti"

Una delegazione congiunta di alti rappresentanti cristiani, guidata dal cardinale Pierbattista Pizzaballa e dal patriarca greco-ortodosso Teofilo III, ha varcato ieri mattina il confine di Gaza per portare conforto e aiuti alla comunità cristiana, duramente colpita da un raid israeliano che ha devastato la parrocchia della Sacra Famiglia. L’attacco, che l’esercito israeliano ha definito un “errore”, ha causato la morte di tre civili e il ferimento di dieci persone, tra cui il parroco, padre Gabriel Romanelli. Durante la missione, Pizzaballa ha ricevuto una telefonata da Papa Leone XIV, che ha condannato con fermezza l’attacco e rinnovato l’appello per un cessate il fuoco immediato: “È ora di finire con questa strage”, ha dichiarato il Pontefice. Il Papa ha espresso affetto e vicinanza alla comunità cristiana di Gaza, ringraziando i religiosi presenti per il loro coraggio e la loro testimonianza. Padre Romanelli, simbolo della resistenza spirituale della comunità, ha diffuso in mattinata un video con il suono delle campane della chiesa danneggiata: “Le sue campane suonano dal cuore del dolore, e suonano: Pace!”. Lo stesso sacerdote, ferito, ha celebrato una messa di suffragio per le vittime, dichiarando la sua intenzione di rimanere nella Striscia.

Telefonata Netanyahu-Papa Leone

Nel pomeriggio, è arrivata anche una telefonata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Papa. Secondo la Sala stampa vaticana, il Santo Padre ha ribadito l’urgenza di proteggere i luoghi di culto e i civili, chiedendo “di ridare slancio all’azione negoziale e porre fine alla guerra”. L’ufficio di Netanyahu ha parlato di una “telefonata amichevole” durata oltre un’ora, durante la quale il premier ha espresso “rammarico” per le vittime del raid e gratitudine per le parole di conforto del Papa. Intanto, i Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, anch’essi in visita a Gaza, hanno condannato con durezza l’attacco: “Prendere di mira una chiesa che ospita circa 600 rifugiati è una violazione del diritto internazionale e della dignità umana”. In una nota congiunta, hanno esortato la comunità internazionale a fermare la guerra e a garantire la protezione dei siti religiosi e delle organizzazioni umanitarie.Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha reso noto l’invio di 500 tonnellate di aiuti assieme al cardinale Pizzaballa e ha chiesto a Israele “di fermare le operazioni militari e garantire piena sicurezza ai delegati”. “La guerra a Gaza deve cessare – ha dichiarato – bisogna scegliere la via del negoziato”.

Gaza

Secondo dati diffusi ieri dal Ministero della Salute di Gaza, i raid israeliani delle ultime 24 ore hanno ucciso almeno 94 persone, di cui 26 mentre cercavano di accedere a distribuzioni di aiuti. Dall’inizio del conflitto, le vittime palestinesi sarebbero oltre 58.600, con quasi 140.000 feriti. Dal mese di maggio, l’implementazione del programma “Gaza Humanitarian Foundation” ha coinciso con un’escalation di attacchi durante le file per ricevere cibo e acqua. Mentre si moltiplicano gli appelli per una tregua, i mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti hanno consegnato a Israele e Hamas una nuova proposta di cessate il fuoco di 60 giorni, che prevedrebbe il rilascio di ostaggi (10 vivi e 18 deceduti), lo scambio con prigionieri palestinesi e l’aumento dei flussi di aiuti. Nel frattempo, Israele è finito sotto accusa per l’utilizzo di droni che rilasciano missili con chiodi, responsabili – secondo fonti mediche – di emorragie interne spesso letali. L’esercito nega di colpire civili, affermando che i target sono esclusivamente membri di Hamas.

Israele non rinnova visti ONU

Parallelamente, Tel Aviv ha deciso di non rinnovare i visti a diversi dirigenti di agenzie ONU attive a Gaza, tra cui OCHA, OHCHR e UNRWA. Le Nazioni Unite accusano il governo israeliano di ostacolare deliberatamente l’accesso umanitario, a causa del loro impegno nel denunciare le violazioni del diritto internazionale. “In nessun luogo come a Gaza – ha dichiarato Tom Fletcher, responsabile umanitario dell’ONU – la tensione tra advocacy e assistenza è tanto esplosiva”.

Iran e Siria

Sul fronte diplomatico, l’Iran ha chiesto all’Egitto di costruire una posizione regionale comune contro l’espansionismo israeliano. Contestualmente, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha ribadito la disponibilità a riprendere i colloqui nucleari solo se Washington accetterà un patto “equo e reciproco”. In caso contrario, le sanzioni ONU revocate con l’accordo Jcpoa del 2015 potrebbero tornare in vigore già ad agosto. Intanto, in Siria, la fragile tregua a Sweida tra drusi e beduini rischia di rompersi. Damasco accusa i drusi di violazioni e condanna le presunte ingerenze israeliane. Raid attribuiti a Israele avrebbero colpito un convoglio di combattenti beduini diretti a Suwayda, mentre il governo siriano si prepara a un nuovo dispiegamento militare. A sorpresa, Israele ha annunciato l’invio di 600.000 dollari in aiuti umanitari alla popolazione drusa.

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