Le imprese italiane intravedono qualche spiraglio, ma il quadro resta fragile. La nuova ‘Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita’ della Banca d’Italia, riferita al secondo trimestre del 2025e pubblicata ieri, racconta di un Paese imprenditoriale che si muove tra segnali di ripresa e timori persistenti, soprattutto per le ricadute delle tensioni commerciali globali. A preoccupare è in particolare l’aumento dei dazi statunitensi: il 32% delle imprese manifatturiere e il 12% di quelle dei servizi segnala ripercussioni negative riconducibili alle recenti misure tariffarie introdotte dagli Usa. Un dato che pesa soprattutto per le imprese più esposte all’export, e che contribuisce a mantenere alta l’incertezza sulle condizioni operative future. Il colpo è avvertito sia in modo diretto (con una flessione degli ordinativi provenienti dagli Stati Uniti)sia in modo indiretto, attraverso la contrazione della domanda da parte di clienti internazionali colpiti a loro volta.
Il sentiment generale resta “nel complesso sfavorevole”, spiega Bankitalia, ma il saldo tra giudizi di miglioramento e peggioramento della situazione economica si è ridotto: da -30 punti percentuali nel primo trimestre a -20 nel secondo. Un segnale positivo, che emerge in tutti i settori e aree geografiche. Solo il 6% delle imprese segnala un miglioramento, ma il calo dei giudizi negativi permette di ridurre il gap.
Segnali di crescita moderata
Il miglioramento si riflette anche nella percezione della domanda: per la prima volta da un anno, il saldo torna positivo (+8 punti), grazie in particolare al mercato interno. Le imprese dei servizi passano da un saldo di -2 a +11, mentre quelle focalizzate sul mercato italiano salgono da -2 a +10. Più stabile invece la domanda estera, con un saldo positivo ma modesto (+6 punti). Sul fronte occupazionale, le imprese mostrano cauto ottimismo: il saldo tra chi prevede di aumentare la forza lavoro e chi immagina una riduzione è di +15 punti percentuali, con risultati particolarmente solidi nelle costruzioni (+25 punti) e più contenuti nell’industria (+10) e nei servizi (+17).
Anche gli investimenti sembrano riprendere quota. Le aspettative per il secondo semestre 2025 sono in aumento: il saldo è salito a +17 punti, rispetto ai +13 del trimestre precedente. Il miglioramento è più marcato nelle costruzioni e nei servizi, ma coinvolge anche il settore industriale.
Lieve miglioramento
Resta comunque negativo il saldo sulle condizioni per investire (-12 punti), anche se in recupero rispetto ai -17 di marzo. A migliorare sono soprattutto le percezioni delle imprese più piccole e di quelle attive nei servizi. Sul piano finanziario, l’accesso al credito è giudicato meno ostico: l’8% delle imprese segnala un miglioramento delle condizioni, a fronte di un 6% che denuncia un peggioramento. Si tratta del saldo più positivo da fine 2021. Il comparto delle costruzioni beneficia in particolare di questa tendenza, trainato dai segmenti non residenziali.
Le attese per il trimestre successivo restano stabili: la maggior parte delle aziende non prevede cambiamenti, ma i segnali raccolti indicano un clima meno teso sul fronte del credito.
Prezzi e inflazione
I prezzi di vendita rimangono sostanzialmente stabili: +1,6% su base annua nell’industria, +1,9% nei servizi. Le aspettative per i prossimi 12 mesi non mostrano impennate: le imprese prevedono una crescita dei prezzi contenuta e allineata ai dati attuali. Le attese di inflazione al consumo salgono lievemente, ma restano intorno al 2% su tutti gli orizzonti temporali (6, 12 e 24 mesi). A 48 mesi, la previsione sale leggermente al 2,1%. Una dinamica che riflette anche il rallentamento dei costi delle materie prime e del lavoro, entrambi in attenuazione rispetto all’anno precedente.
Ma cresce il timore per la concorrenza cinese: il 34% delle imprese manifatturiere e il 24% di quelle dei servizi prevede un aumento dell’offerta asiatica sui mercati europei come effetto collaterale dei dazi americani. Questo, in pratica, potrebbe innescare pressioni al ribasso sui prezzi, soprattutto in settori dove la competizione è già elevata.