È stata un’altra giornata di sangue e tensione in Ucraina, colpita ieri da una nuova ondata di attacchi russi con droni e missili, mentre sul fronte diplomatico Mosca ribadisce la propria linea intransigente. A poche ore dalla conferenza internazionale per la ricostruzione che si terrà domani a Roma, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha escluso ogni possibilità di tregua, ribadendo condizioni massimaliste per una presunta “pace duratura”, tra cui il riconoscimento internazionale delle cinque regioni occupate e annesse dalla Russia. Secondo le autorità locali, gli attacchi russi di ieri hanno provocato almeno quattro morti e 32 feriti in varie regioni: due vittime a Sumy, una a Odessa, una a Kherson. A Kharkiv si registrano 23 feriti, tra cui tre bambini, in seguito al bombardamento di un grattacielo residenziale. La più piccola delle vittime ha appena tre anni. Altri dieci feriti sono stati segnalati a Zaporizhzhia, colpita in mattinata da droni kamikaze. Nel solo arco della scorsa settimana, secondo quanto dichiarato da Volodymyr Zelensky, la Russia ha lanciato 1.270 droni, 39 missili e quasi mille bombe aeree guidate (KAB). Solo nella notte tra domenica e lunedì, 101 droni, in gran parte di fabbricazione iraniana, hanno colpito numerose località ucraine. Zelensky ha ribadito l’importanza della difesa aerea: “Stiamo stipulando tutti i contratti possibili per rafforzare la nostra protezione e sviluppare una produzione autonoma di droni, in particolare intercettori”. In risposta alle aggressioni, Zelensky ha annunciato la firma di un nuovo pacchetto di sanzioni ucraine contro la Russia, focalizzato su circuiti finanziari legati alle criptovalute e su 73 cittadini russi. “È una nostra iniziativa, ma anche una forma di coordinamento con i partner internazionali”, ha spiegato il presidente ucraino. “Le sanzioni devono rendere molto più difficile il funzionamento quotidiano del sistema russo e privarlo del suo futuro”.
Lavrov chiude le porte alla tregua
A fronte dell’escalation militare, Mosca non arretra neanche sul piano diplomatico. In un’intervista concessa al quotidiano ungherese Magyar Nemzet, Sergei Lavrov ha dichiarato che l’uso del termine annessione per descrivere l’occupazione russa di Crimea, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson è “inappropriato e inaccettabile”. Secondo il ministro, i referendum svolti in queste aree – sebbene non riconosciuti dalla comunità internazionale – giustificherebbero l’inclusione di tali territori nella Federazione Russa. Tra le condizioni poste da Mosca per una “pace duratura”, Lavrov ha elencato:Riconoscimento internazionale delle regioni annesse; Rimozione del presidente Zelensky (“denazificazione”); Esclusione dell’Ucraina dalla NATO; Revoca di tutte le sanzioni; Ritiro delle cause internazionali contro la Russia e restituzione dei beni congelati. Secondo Lavrov, ogni richiesta di tregua sarebbe solo un tentativo di Kiev e dei suoi “curatori esterni” di guadagnare tempo per rafforzare le proprie forze armate. Ha inoltre accusato l’Occidente di “demonizzare la Russia” per distrarre la popolazione dai problemi interni.
Trump: “Deluso da Putin, solidale con Zelensky”
Sul fronte americano, il presidente Donald Trump ha espresso ieri “profonda delusione” per la sua ultima conversazione telefonica con Vladimir Putin. Diversamente, ha definito “positiva” la sua recente chiamata con Zelensky, aggiungendo che “l’Ucraina sta venendo colpita molto duramente”. Un nuovo segnale della complessità del momento in vista della Ukraine Recovery Conference, che si terrà domani e dopodomani a Roma. Tra i partecipanti figurano lo stesso Zelensky, l’inviato speciale americano Keith Kellogg, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro polacco Donald Tusk.
Il fronte orientale
Il Ministero della Difesa russo ha rivendicato ieri la conquista di due località: Dachne, 1.600 abitanti nella regione di Dnipropetrovsk, e Bezsalivka, nella regione di Sumy. Ma le autorità ucraine hanno smentito. Secondo il maggiore Artem Mokhnach, Dachne è ancora sotto il controllo delle forze ucraine e vi sono in corso scontri intensi. Il 6 luglio i marines della 37ª brigata avrebbero persino issato la bandiera ucraina sul centro abitato, a dimostrazione della resistenza in atto. Nel frattempo, Kiev continua a colpire il territorio russo con droni. Ieri, secondo fonti del Ministero della Difesa di Mosca, 91 droni ucraini sono stati abbattuti su diverse regioni russe, tra cui Belgorod, Kursk, Mosca, Voronezh e sul Mar Nero. Alcuni di questi attacchi hanno causato la chiusura temporanea di importanti aeroporti, tra cui Sheremetevo (Mosca), Pulkovo (San Pietroburgo) e Kirov. Il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha dichiarato che sei droni diretti verso la capitale sono stati distrutti in tempo dalle forze di difesa.