Sintetizzando il tutto, si può tranquillamente dire che la domenica di Papa Leone XIV sia stata caratterizzata da due cose in particolare: il richiamo alla pace e il ritorno alla storica residenza estiva di Castel Gandolfo con la quale, in pratica, ha chiuso un cerchio inaugurato dal suo predecessore Francesco. Ma entrando nella fredda cronaca dei fatti, partiamo dalle ore 12 precise, quando il Pontefice si è affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico e ha offerto ai fedeli una riflessione intensa sui conflitti in corso e un annuncio che aspettava solo l’ufficialità, ossia il ritorno nel borgo laziale per trascorrere un periodo di riposo. “La pace è un desiderio di tutti i popoli ed è il grido doloroso di quelli straziati dalla guerra”, ha esordito il Papa in italiano, invitando “il Signore a toccare i cuori e ispirare le menti dei governanti affinché alla violenza delle armi sostituiscano la ricerca del dialogo”. Nella seconda parte del suo intervento, pronunciata in inglese, Leone XIV ha voluto esprimere il proprio cordoglio per le vittime delle recenti alluvioni in Texas: “Voglio esprimere il mio dolore e le mie condoglianze alle famiglie colpite dall’esondazione del fiume Guadalupe. Preghiamo per loro”.
Prima di recitare la preghiera mariana, il Papa ha commentato un brano del Vangelo di Luca con l’obiettivo di ribadire che la Chiesa non ha bisogno di “cristiani delle occasioni”, ma di “operai innamorati” disposti a “seminare il Vangelo ogni giorno in famiglia, sul posto di lavoro, nei quartieri e agli ultimi. Non servono troppe idee teoriche, serve pregare il padrone della messe e coltivare il dialogo con Lui. Allora Egli ci renderà suoi operai e ci invierà nel mondo come testimoni del suo Regno”.
Ritorno a Castel Gandolfo
Successivamente il Vescovo di Roma ha ufficializzato che nel pomeriggio si sarebbe recato a Castel Gandolfo, “dove conto di rimanere per un breve periodo di riposo (dovrebbe restarvi fino al 20 luglio). Auguro a tutti di trascorrere un tempo di vacanza per ritemprare il corpo e lo spirito”. Con questa scelta Sua Santità ha ripristinato la tradizionale villeggiatura estiva che Francesco, dal 2014, aveva sospeso in favore della casa di Santa Marta e dell’apertura della villa pontificia a iniziative sociali. Non è mancato il saluto ai numerosi gruppi convenuti in piazza: dalle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore agli alunni della Scuola di Strzyzow e ai fedeli di Legnica, fino ai pellegrini greco-cattolici provenienti dall’Ucraina e alle comunità di Romano di Lombardia, Melìa (Reggio Calabria), Sassari e Firenze. A tutti il Pontefice ha riconosciuto “il coraggio di varcare le Porte Sante nonostante il gran caldo”.
Castel Gandolfo, eretta da Urbano VIII sulle vestigia della villa di Domiziano sin dal Seicento, ha ospitato i Papi fino al 2013. Da allora, sotto Francesco, i giardini e i cortili sono stati aperti ai visitatori e alle opere caritative, mentre il Papa ha preferito rimanere a Santa Marta. Ora Leone XIV ha scelto di abitare nuovamente la residenza, senza rinnegare però il modello di semplicità inaugurato dal suo predecessore: il soggiorno sarà breve e non escluderà il legame con la comunità di Santa Marta.
Il segno di un pontificato in equilibrio
Il doppio richiamo al dialogo internazionale e alla testimonianza personale del Vangelo riflette la linea del nuovo pontificato: una Chiesa capace di parlare con autorevolezza alle cancellerie del mondo e insieme di richiamare i fedeli alla missione quotidiana. Castel Gandolfo diventa così non solo luogo di riposo, ma anche osservatorio privilegiato per meditare sul grido di pace e di speranza che il Papa ha affidato all’Angelus. Nei prossimi giorni, si attendono dettagli sul programma estivo: se alcune udienze generali saranno spostate alla villa, o se le sessioni di catechesi mattutine resteranno in Vaticano. Quel che è certo è che il ritorno a Castel Gandolfo segna un gesto-simbolo, in grado di unire la solennità di una tradizione secolare alla freschezza di un messaggio che punta tutto sul dialogo e sulla condivisione.