Mentre si moltiplicano le tensioni globali sul fronte ucraino, Istanbul si prepara a diventare il cuore pulsante di una delicata fase diplomatica. Oggi, 15 maggio, la città turca dovrebbe ospitare un nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina. Ma l’incertezza domina: Trump, in dichiarazioni rese a bordo dell’Air Force One, ha suggerito che Putin lo “vorrebbe presente” ai colloqui, e ha lasciato intendere che una sua eventuale assenza potrebbe scoraggiare la partecipazione del leader del Cremlino. Intanto, l’ex presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto pronto a incontrare Putin a Istanbul, ribadendo la disponibilità di Kiev a proseguire i negoziati senza condizioni preliminari, come proposto da Mosca. Secondo Halil Korkmaz, rappresentante del partito di governo turco AKP, se il primo incontro dovesse avere esito positivo, Istanbul potrebbe ospitare ulteriori round negoziali. Il Cremlino si prepara intanto a inviare una propria delegazione, anche se la sua composizione resta riservata. Il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che i nomi saranno resi noti solo quando Putin lo riterrà opportuno. “Tutte le tesi sono sul tavolo”, ha aggiunto, e i temi spazieranno da questioni politiche a nodi tecnici, secondo quanto affermato anche dal consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov. La Turchia, tramite il ministro degli Esteri Hakan Fidan, sottolinea la complessità del momento: le parti negoziali stanno cercando un equilibrio tra fermezza nelle rispettive posizioni e apertura a un processo diplomatico sistematico. “È fondamentale garantire un cessate il fuoco duraturo”, ha affermato Fidan. Mentre i riflettori sono puntati su Istanbul, il presidente ucraino Zelensky ha lanciato un messaggio diretto a Donald Trump: “Deve capire che Putin mente”. In un’intervista a Der Spiegel, Zelensky ha spiegato che è Mosca, non Kiev, a ostacolare la pace. Un giudizio condiviso anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha ribadito la propria sfiducia nelle aperture diplomatiche di Putin: “Spero in un vero dialogo, ma al momento mi fido poco della Russia”, ha detto.
Nato in Turchia: difesa e coesione transatlantica
Parallelamente ai negoziati di pace, Antalya ospita una riunione informale dei ministri degli Esteri della NATO. Il vertice mira a rafforzare la coesione tra le due sponde dell’Atlantico e riaffermare il sostegno all’Ucraina. Tajani sarà presente, e l’Italia si prepara ad annunciare il raggiungimento dell’obiettivo del 2% del PIL destinato alla difesa. Ma secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg, l’obiettivo potrebbe salire fino al 5% del PIL entro il 2032. Una proposta che il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha già iniziato a sottoporre ai membri. La soglia includerebbe un 3,5% dedicato direttamente alla spesa bellica e un ulteriore 1,5% per la sicurezza, con parametri ancora da definire. “C’è una finestra di opportunità per portare davvero la questione ucraina a un livello migliore e la Turchia gioca un ruolo importante in questo”, ha affermato Rutte.
Esclusione di Zelensky
Nonostante il sostegno dichiarato all’Ucraina, gli Stati Uniti si oppongono all’invito ufficiale del presidente Zelensky al prossimo vertice NATO che si terrà a L’Aia il 24 giugno. La scelta, che mira a evitare tensioni interne e possibili polemiche con Trump, ha suscitato perplessità in diversi Stati membri. Al momento, non è previsto un Consiglio NATO-Ucraina al livello dei capi di Stato. Potrebbe essere organizzato solo un incontro tra ministri degli Esteri e della Difesa, per non escludere del tutto Kiev.
Ue aumenta pressione su Mosca
Anche sul fronte delle sanzioni, Bruxelles si muove con decisione. La Commissione Europea ha approvato il 17° pacchetto di misure restrittive contro Mosca. Lo ha annunciato la presidente Ursula von der Leyen, sottolineando che sono state aggiunte alla lista nera altre 189 navi appartenenti alla cosiddetta “flotta ombra”, usata per aggirare il blocco alle esportazioni energetiche. Jean-Noel Barrot, ministro degli Esteri francese, ha invocato misure ancora più dure: “Finora le sanzioni non hanno fermato l’aggressione russa”, ha dichiarato. Barrot ha anche anticipato colloqui con il senatore USA Lindsey Graham su una nuova legge che prevede tariffe del 500% contro chiunque continui a importare petrolio russo. “Dobbiamo soffocare l’economia russa”, ha detto, sottolineando la necessità di un’azione congiunta con Washington.