mercoledì, 14 Maggio, 2025
Attualità

La comunicazione profonda e portatrice di verità di Papa Leone XIV

Il Santo Padre, nella sua spontaneità di stile e di linguaggio

Papa Leone XIV, nell’apparire in pubblico la sera dell’8 maggio scorso, subito dopo la fumata bianca, segnale della sua elezione, sulla Loggia centrale della Basilica Vaticana, ha dimostrato che le modalità di comunicare sono davvero infinite.
Comunicare sono anche il camminata, la gestualità, lo sguardo, il timbro di voce, la durata delle pause (nelle quali può anche trovare spazio l’ascolto) compresi il modo di salutare e di porgere e stringere la mano.
Il Papa, in pochi minuti, dalla Loggia di San Pietro, ha comunicato anche in altri modi, visibili e indimenticabili all’occhio di tutto il mondo, con le varie espressioni del viso, delle labbra, delle mascelle serrate e, soprattutto, con gli occhi illuminati. Così, in pochi minuti, ha parlato anche quando taceva. Ha parlato, ovviamente, di sé stesso, delle sue doti di umanità e delle sue debolezze di fronte alla grandezza di Dio.
In quel momento iniziava a percepire il contatto con altra realtà, quella esterna al conclave, ad iniziare dalla folla di Piazza San Pietro e a quanti alla radio, in TV o con altri strumenti di comunicazione, hanno assistito a tale esclusivo evento protagonista la Chiesa Cattolica Universale.
Altri speciali ed esclusivi momenti di comunicare sono emersi in occasione della visita alla Madonna del Buon Consiglio, a Genazzano, presso la Chiesa dell’Ordine Agostiniano, in qualità di figlio di Sant’Agostino. Nel percorso, in auto a passo d’uomo, tra la folla, è stato coinvolto nel tipico gesto del tifo calcistico per la squadra del cuore, la Roma, rispondendo anche lui col pollice teso.

Prima domenica da papa

Da San Pietro, al Regina Coeli, ha dato l’impronta del suo stile di saluto al suo apparire e nel congedarsi dalla folla, con: “Cari fratelli e sorelle, buona domenica; oggi è un dono di Dio il fatto che è la prima domenica del mio servizio come vescovo di Roma.”
Ha proseguito dicendo: “Oggi Roma ospita il Giubileo delle bande musicali e degli spettacoli popolari, saluto tutti questi pellegrini e li ringrazio perché con la loro musica e le loro rappresentazioni allietano la festa di Cristo, buon Pastore, lui che guida la chiesa con il suo Santo Spirito. Gesù, nel Vangelo afferma di conoscere le sue pecore e che esse ascoltano la sua voce e lo seguono. In effetti, come insegna il Papa San Gregorio Magno le persone corrispondono all’amore di chi le ama. Oggi, dunque fratelli e sorelle ho la gioia di pregare con voi e con tutto il popolo di Dio per le vocazioni, specialmente per quelli al sacerdozio e alla vita religiosa. La chiesa ne ha tanto bisogno; è importante che i giovani e le giovani trovino nelle nostre comunità ascolto, incoraggiamento e per il loro cammino vocazionale possano contare su modelli credibili di dedizione generosa a Dio e ai fratelli. Facciamo nostro l’invito che Papa Francesco ci ha lasciato nel suo messaggio per la giornata odierna: invito ad accogliere e accompagnare i giovani e chiediamo al padre celeste di essere gli uni per gli altri ciascuno in base al proprio stato, pastori secondo il suo cuore, capaci di aiutarci a vicenda, a camminare nell’amore e nella verità.” Poi, rivolto ai giovani: “Non abbiate paura diaccettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore…”

Tra la guerra passata e quelle in corso per una Pace autentica, giusta e duratura

Il Papa prosegue invocando l’attenzione generale: “Fratelli e sorelle, l’immane tragedia della seconda guerra mondiale terminava 80 anni fa l’otto maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime e c’è il rischio di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco. Mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo ripetendo l’appello sempre attuale: Mai più la guerra. Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo Ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura; siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie.
Addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza; immediatamente il cessate il fuoco; si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi. Accolgo invece con soddisfazione l’annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan e auspico, attraverso i prossimi negoziati, si possa presto giungere a un accordo durevole. Per quanti altri conflitti che ci sono nel mondo affido alla regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace.

Dulcis in fondo

“In Italia e in altri Paesi si celebra la festa della mamma, un saluto a tutte le mamme con una preghiera per loro e per quelle che sono già in cielo. Buona festa a tutte le mamme; grazie a tutti voi.
Buona domenica a tutti”.

Il saluto di ringraziamento alla stampa internazionale (lunedì 12.05)

“Fratelli e sorelle benvenuti a voi, rappresentanti dei media di tutto il mondo; vi ringrazio per il lavoro che avete fatto e state facendo in questo tempo”.

Entra subito nel vivo dell’esigenza di comunicare e di come, cosa e quando comunicare

“Nel discorso della montagna Gesù ha proclamato beati gli operatori di pace; si tratta di una beatitudine che ci sfida tutti, ci riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non sia ricercare il consenso a tutti i costi; no a parole aggressive e neanche sposare il modello della competizione; non separare mai la ricerca della verità dall’amore con cui, umilmente, dobbiamo cercare da ognuno di noi il modo in cui guardiamo gli altri; ascoltiamo gli altri; parliamo degli altri e in questo senso il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza. Dobbiamo dire no alla guerra delle parole, delle immagini; dobbiamo respingere il paradigma della guerra.
Permettetemi, allora, di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato a raccontare la verità e con queste parole anche chiedere la liberazione di questi giornalisti incarcerati. La chiesa riconosce in questi testimoni; penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita; al coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa. Grazie cari amici per il vostro servizio alla verità.
Voi siete stati a Roma in queste settimane per raccontare la chiesa, la sua verità insieme, la sua unità. Avete accompagnato i riti della settimana Santa, avete poi raccontato il dolore per la morte di Papa Francesco, avvenuta però nella luce della Pasqua.
Quella stessa fede Pasquale ci ha introdotti nello spirito del conclave che vi ha visti particolarmente impegnati in giornate faticose e anche in questa occasione siete riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo guidato dal buon Pastore. Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire; al contrario essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e allo stesso modo non possono esistere una comunicazione, un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia. Grazie dunque di quanto avete fatto per uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana e la stessa vita della Chiesa.
Grazie perché siete riusciti a cogliere l’essenziale di quel che siamo e a trasmetterlo con ogni mezzo al mondo intero. Oggi è una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo nella confusione dei linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi.”
Prosegue dicendo che: “il servizio con le parole che usate, con lo stile che adottate è importante. La comunicazione infatti non è solo trasmissione delle informazioni ma è creazione di una cultura di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto.”

Intelligenza artificiale tra gioia e preoccupazioni

Il Papa prosegue affermando che: “Guardando all’evoluzione tecnologica la missione diventa ancora più necessaria, in particolare all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso che richiede però responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, che possano produrre benefici per l’umanità e questa responsabilità riguarda tutti in proporzione all’età e ai ruoli sociali.”

A rivederci alla prossima giornata mondiale delle comunicazioni sociali

Papa Leone conclude con: “Cari amici, impareremo con il tempo a conoscerci meglio; abbiamo vissuto, possiamo dire, insieme giorni davvero speciali; li abbiamo, li avete condivisi con ogni mezzo di comunicazione: la televisione, la radio, il web, i social. Vorrei tanto che ognuno di noi potesse dire di essi che ci hanno svelato un pizzico del mistero della nostra umanità; hanno lasciato un desiderio di amore e di pace. Per questo ripeto a voi oggi, l’invito fatto da Papa Francesco nel suo ultimo messaggio, per la prossima giornata mondiale delle comunicazioni sociali; armiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare ma, piuttosto, una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce; armiamo le parole e contribuiremo a disarmare la terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana. Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti, le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà. È il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore; per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace.”
Si incomincia ad avere una visione, di massima, di come il Santo Padre intende rivolgersi al mondo nella quotidianità e nel suo indirizzo pastorale, oltre ai rapporti di amicizia che ha inteso instaurare con la stampa. Ben sapendo ormai che il suo modello ispiratore e di formazione è insito nel nome Leone XIV e nel dichiararsi figlio di Sant’Agostino, citandolo, in merito, anche in questa occasione per ricordarci il suo detto: “Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi”.

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