A 81 anni dall’eccidio della Benedicta, uno degli episodi più tragici e simbolici della Resistenza italiana, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto inviare ieri un messaggio carico di significato civile e morale. Destinatari delle sue parole il Sindaco di Bosio, Domenico Merlo, e il Presidente dell’Associazione Memoria della Benedicta, Daniele Borioli, ma idealmente rivolto a tutti gli italiani chiamati a non dimenticare e a proteggere il valore della libertà conquistata con il sangue. “Il cammino dell’Italia verso la libertà e il ritorno all’indipendenza e alla democrazia fu lungo e sofferto – ha scritto Mattarella – costò sangue innocente e immensi sacrifici. Da profonde lacerazioni il popolo italiano seppe riscattarsi costruendo unità e futuro”.
L’eccidio della Benedicta si consumò tra il 6 e il 10 aprile 1944, nel cuore dell’Appennino ligure-piemontese, tra le valli del Gorzente e dell’Orba. In quei giorni, circa 700 soldati tedeschi e miliziani della Repubblica Sociale Italiana circondarono l’area di Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, dove erano presenti numerosi partigiani delle Brigate Garibaldi e di altri gruppi autonomi, molti dei quali giovanissimi.
Un eccidio che grida ancora
Scattò un rastrellamento sistematico, violento e senza scampo. Oltre 400 partigiani vennero catturati, molti furono uccisi sul posto, altri deportati nei campi di concentramento in Germania. Almeno 75 prigionieri furono giustiziati sommariamente nell’Abbazia della Benedicta, un antico monastero benedettino trasformato in caserma e poi in luogo di morte. “La memoria dell’eccidio della Benedicta appartiene alla storia della Liberazione italiana e della Repubblica”, ha ricordato il Capo dello Stato, che ha voluto sottolineare anche la responsabilità diretta della Guardia Nazionale della Rsi e la “disumanità dei nazifascisti, che già avvertivano l’avvicinarsi della sconfitta finale”.
Nel suo messaggio, Mattarella ha voluto onorare i caduti e ringraziare coloro che, nel tempo, si sono adoperati per tramandare la memoria di quei giorni. “Rinnovo i sentimenti di vicinanza ai discendenti dei patrioti caduti, a quanti negli anni hanno tenuto vivo il ricordo dell’eroismo dei combattenti per la libertà”, ha scritto.
Il dovere della memoria
La strage della Benedicta fu a lungo dimenticata dalle cronache nazionali, e solo a partire dagli anni ’70 si avviò un’opera di ricostruzione storica e riconoscimento pubblico. Oggi, nel sito dell’Abbazia, sorge un Parco della Memoria, che ogni anno ospita celebrazioni, percorsi didattici, mostre e incontri dedicati alle nuove generazioni. “Gli avvenimenti della Benedicta suonano monito del valore della libertà conquistata e delle responsabilità di ogni cittadino nel preservarla”, ha concluso Mattarella, affidando alla memoria storica un ruolo attivo e generativo, capace di costruire coscienza civile e di rafforzare l’identità democratica del Paese.
La brutalità dell’eccidio colpì non solo i partigiani, ma anche intere famiglie e comunità locali. Numerosi civili vennero coinvolti o subirono conseguenze indirette. I pochi superstiti raccontarono l’orrore delle esecuzioni, le torture, il terrore. Alcuni tentarono la fuga attraverso i boschi, altri vennero catturati e deportati. Molti non tornarono mai più.
Una responsabilità collettiva
Tra le vittime vi furono giovani operai, studenti, contadini, intellettuali, accomunati dalla volontà di reagire all’occupazione e alla dittatura. Nomi e volti oggi scolpiti nel marmo e nel ricordo delle famiglie, simboli di un’Italia che ha saputo rialzarsi dalle macerie morali e materiali della guerra. Il messaggio del Presidente è arrivato in un contesto in cui il valore della memoria è spesso messo alla prova. I riferimenti alla Costituzione e al suo ruolo fondativo nella costruzione della Repubblica richiamano ogni cittadino a un compito attivo: non dimenticare significa anche vigilare, partecipare, difendere i diritti.