giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

“Giardino d’Africa”, cimitero per i morti nel Mediterraneo

Si chiamerà “Giardino d’Africa” il cimitero creato per dare degna sepoltura a tutte quei corpi che il mare restituisce sulle coste della Tunisia, spesso senza un nome e una identità. Per l’Islam tutti i cimiteri si chiamano “giardini silenziosi”, oasi di pace dove finalmente riposare nella quiete e nel ricordo di quanti non vogliono dimenticare. E questo servirà proprio a tenere sempre viva la memoria di chi – tra africani, mediorientali e asiatici – rincorreva il sogno di una vita migliore, per sé e per i propri figli, e ha, invece, trovato solo trafficanti senza scrupoli. A crearlo è stato l’artista Rachid Koraichi, 74 anni, di origini algerine e fede nell’islam sufi. Nel 2018 Koraichi ha acquistato un lotto di terreno a Zarzis, nel sud della Tunisia, non lontano dal confine con la Libia, proprio con l’intento di garantire almeno una sepoltura dignitosa a tutti quelli che non ce l’hanno fatta a raggiungere l’Europa, vittime di imbarcazioni fasulle e di “gangster e terroristi” come lui stesso li definisce.

PRESTO GIA’ OCCUPATE TUTTE LE TOMBE

Per ora sono già 200 le lapidi curate una ad una dall’artista con le poche informazioni a disposizione: su una si può leggere “Donna, con indosso un vestito nero, ritrovata sulla spiaggia di Hachani”, su un’altra invece è scritto: “Uomo, abito scuro, spiaggia del Four Seasons Hotel”. Con una media di quattro corpi a settimana restituiti dal mare nei mesi estivi, lo scultore ha detto di temere che entro la fine dell’estate il suo cimitero della memoria sarà già al completo. Alla cerimonia di inaugurazione del “Giardino d’Africa” ha voluto presenziare anche Audrey Azoulay, la direttrice dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura.

 

ANCHE L’EUROPA HA LE SUE RESPONSABILITA’

In questa occasione, a proposito delle stragi in mare di profughi in fuga dalla Libia e dalla Tunisia, le organizzazioni per i diritti umani come EuroMed Rights Euro-Mediterranean Human Rights Network hanno voluto ricordare anche le responsabilità dell’Unione europea, sempre più restia a facilitare l’ingresso dei migranti attraverso vie legali. Secondo l’organizzazione, ottenere i visti d’ingresso è così costoso e complesso che la maggior parte dei tunisini non è in grado di presentare domanda. L’Europa, a fronte di ingenti accordi economici, accetterebbe solo persone con elevati profili professionali, come spiegò nel 2019 all’agenzia Dire Kamel Jendoubi, presidente del Gruppo di esperti sulle prospettive future delle relazioni tra Tunisia e Unione Europea di EuroMed Rights, venuto a Roma per presentare un rapporto alla Camera: “L’Ue persegue i propri interessi, lasciando fuori i diritti delle persone e lo sviluppo socio-economico del nostro Paese. Tra il 2011 e il 2017 oltre 100mila tra ingegneri, medici e persone con profili professionali elevati hanno lasciato la Tunisia per venire in Europa. Bisogna riequilibrare questo rapporto “.

 

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