giovedì, 28 Marzo, 2024
Attualità

Elena Ruo, l’alleata del Sud

La scorsa settimana Elena Ruo è stata eletta Presidente della Banca del Sud, unica donna alla guida di un consiglio di amministrazione composto soltanto da uomini.

Ho conosciuto Elena Ruo lo scorso ottobre, a Saint-Vincent, in occasione del convegno “Laudato sì”, organizzato da La Discussione.

Mi colpirono immediatamente due aspetti della sua personalità.

Innanzitutto il suo evidente e partecipato interesse al tema ambientale, trattato in quel convegno. Non una semplice curiosità culturale o un atteggiamento ecologico solo esteriore. Quanto, piuttosto la voglia concreta di fare qualcosa, che traspariva fortemente dalla sua persona.  Ecco – ricordo di avere pensato – il pragmatismo lombardo.

Ma mi impressionò anche la sua capacità di ascoltare, senza intervenire e senza mai interrompere nessuno, ma riuscendo a trasmettere con la sua sola presenza il suo interesse all’argomento trattato, il suo assenso o il suo dissenso, che avrebbe espresso al momento opportuno, con pacatezza e con argomenti chiaramente meditati.

Non sapevo che da quell’incontro sarebbe nata l’opportunità di impegnarci insieme – con la serietà che si riserva a ciò che ci appassiona – proprio nella redazione de La Discussione. La cui evoluzione, che è sotto gli occhi di tutti, è stata favorita dal cambio di passo che proprio la presenza di Elena Ruo ha contribuito a determinare.

È qui che l’ho incontrata pochi giorni dopo la sua nomina.

Ci siamo seduti in un salottino della sede di Piazza Capranica ed abbiamo chiacchierato.

Ed è un discorso tra amici, quello che qui trascrivo: prendendo spunto dalla frase con cui aveva chiuso la nostra chiacchierata: «Vorrei che il Sud sapesse che ha in me una convinta sostenitrice del suo sviluppo, che rappresenta la più importante scommessa per  per la ripresa del Paese in questa particolare contingenza».

Avevo avviato il discorso alludendo ad una visita di alcuni giorni nella Locride, da Elena Ruo, grande amante del mare, compiuta la settimana precedente, in esplorazione delle spiagge con pineta e duna, proprio davanti gli scavi archeologici di Locri Epizephiri, che Anna La Rosa ed io le avevamo magnificato.

È vero, allora, che andare a Locri porta fortuna?

«È vero! A Locri sono stata benissimo e ci tornerò certamente la prossima estate. Una natura bellissima, però con strutture turistiche che non mi sono sembrate adeguate. Ma ho trovato persone di grande interesse. Tutti mi parlavano di Locride Capitale della Cultura 2025. Credo proprio che solo una grande cultura può avere espresso un capoluogo come l’antica e meravigliosa Gerace».

Certo che essere la essere una delle poche donne in Italia eletta presidente di una banca è una responsabilità notevole, quasi da pioniera…

«Diciamo che non è la prima volta che mi trovo… in minoranza. Ma devo dire che appena si incomincia a lavorare spariscono le differenze di sesso e prevale la voglia di fare. I compagni d’avventura diventano squadra nell’interesse dell’azienda per la quale si lavora, che è sempre il primo obiettivo da perseguire.  Sono sicura che sarà così anche per la Banca del Sud».

Mi è capitato di analizzare i bilanci di alcune società operanti al Sud e di rendermi conto che il costo del denaro e dei servizi bancari nel meridione sono più alti del settentrione.  Credi si possa fare qualcosa?

«Si tratta di un problema di portata generale, sistemico. Il costo del danaro, nelle sue modificazione da caso a caso e da luogo a luogo, è determinato da una serie di varianti. Tra queste la percentuale di debiti insoluti, col relativo rischio patrimoniale che incide sui bilanci. La soluzione è quella di rendere più efficiente l’attività bancaria anche al Sud, con particolare riferimento alla valutazione del merito creditizio e della redditività delle aziende bancarie. Questo si ottiene sia tramite una maggior conoscenza dei territori, della popolazione e delle attività, sia attraverso l’efficientamento dei processi di valutazione ed erogazione del credito».

Pensi che una banca possa favorire anche un cambio di mentalità? Ti racconto una barzelletta: tre milanesi messi insieme fanno una spa; tre calabresi una faida…

«Non voglio crederci. Le persone campane, calabresi, siciliane e del Sud in genere, che ho conosciute non mi hanno dato quest’impressione. Certo che al Sud spesso  l’intelligenza individuale, molto viva, non viene messa al servizio della collettività e del miglioramento contesto sociale. Ma ciò spesso perché mancano quei processi organizzativi che lo consentirebbero. Ma stai ponendo questioni che una Banca non può certo risolvere».

Certo. Me ne rendo conto Ma ho la certezza che sia possibile per una banca, distinguere l’economia sana da quella inquinata e favorire con una mirata azione bancaria le imprese meritevoli.

«Ecco questo una banca presente sul territorio, non solo del Mezzogiorno, può farlo, ma deve farlo, . La banca deve sapere distinguere e deve seguire solamente le iniziative che abbiano una valenza economica reale e magari anche sociale. Ma questo però non vuol dire che le banche, ed anche la Banca del Sud, non debba essere presente nelle zone più disagiate, nelle quali sono convinta si nascondano delle pepite d’oro che devono essere scoperte. Ecco mi piacerebbe favorire con l’azione bancaria l’imprenditoria femminile, quella giovanile, sostenere le start-up; ma anche incoraggiare l’adozione di “bilanci sociali” non ancora diffusi, per far meglio capire come l’impresa possa incidere nella società civile nel cui ambito opera».

Qui la nostra chiacchierata viene interrotta, venendo richiamati a problemi redazionali.

Ma c’è una promessa non enunciata di Elena, che traspare dalla positività della sua persona: la Banca del Sud sarà veramente vocata al Meridione nel rispetto della sua originaria missione. Un sogno di non facile attuazione: che anche la Banca del Sud opportunamente rafforzata nella sua struttura organizzativa e di controllo, possa avere un ruolo nello sviluppo che il PNRR affida al Sud d’Italia.

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