venerdì, 29 Marzo, 2024
Attualità

Treni (dei desideri) utili al Sud? Le riforme ad alta velocità

“È più facile andare sulla luna che prendere un treno del Sud”. Con questa frase incredibile ma vera ha inizio la lettera-appello della Fondazione “L’isola che non c’è”, pubblicata domenica scorsa sul Corriere della Sera. Una missiva indirizzata ai Presidenti Draghi e Mattarella, firmata da centinaia di sindaci, imprenditori, professori universitari e alti dirigenti che operano nel foro pubblico meridionale.

“Date al Sud un Treno chiamato desiderio”. È questo il titolo e il succo di questo novello “Càhier de doleance” che il Sud rivolge allo Stato, perché attraverso l’Alta Velocità e treni moderni, le città, i paesi e le campagne meridionali possano essere collegate tra loro con una rete efficiente, degna di un Paese moderno che è pur sempre la ,settima potenza più industriale del mondo. È una lettera-appello ampiamente condivisibile e ben argomentata. Una lettera che si conclude così: “Il sottosviluppo ha molti padri…….. Ma lo sviluppo può avere un solo nome: il treno”. Eh, no! Mi dispiace per questa conclusione. Non credo affatto che sia questa la causa prevalente del gap tra centro-nord e sud del Paese.

 Noi italiani abbiamo la memoria corta, troppo corta. E allora rinfreschiamola un po’ ricordando quello che successe con la Ferrovia, subito dopo l’Unità d’Italia. Fu realizzato un gigantesco piano di “riunificazione” dello Stato. Interessò città, paesi e campagne, dalle fasce costiere alle aree interne, dalle Alpi agli Appennini. Ecco cosa fu la Ferrovia, la più grande rete infrastrutturale realizzata nell’Italia di fine Ottocento. Ma i governanti di allora, tra cui illustri meridionali come Crispi, Salandra e Nitti non avrebbero mai immaginato quale sarebbe stato il destino della ferrovia al Sud, subito dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia.

 

I TRENI PER L’EMIGRAZIONE

Non unificò affatto il Sud con il Centro-Nord. Non favorì gli spostamenti tra le regioni. Non provocò lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Niente di tutto ciò. La ferrovia, nelle regioni del Sud, servì a ben altro. Nei suoi primi cinquant’anni servì prevalentemente a favorire l’emigrazione. Negli anni della prima guerra mondiale, fu utilizzata quasi esclusivamente dall’Esercito italiano, per far “viaggiare” centinaia di migliaia di giovani e ragazzini verso il fronte.

 L’Alta velocità è vitale per il Sud. Ma non potrà mai rappresentare la panacea di tutti i suoi mali. I treni (dei desideri) che servono al Mezzogiorno sono anche quelli che Il Presidente Draghi ha illustrato alle Camere: alcune grandi riforme come quelle della pubblica amministrazione, della giustizia e del lavoro.

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