giovedì, 25 Aprile, 2024
Ambiente

Biodiversità nel Mediterraneo: un bene per economia e ambiente

La tutela della biodiversità garantisce la sopravvivenza tanto dell’uomo quanto del pianeta: da essa dipendono il rifornimento di cibo e acqua, la protezione dagli elementi climatici, la riproduzione. Senza considerare il ruolo cardine che ha per la salute delle persone e per la nostra economia.

Il Mar Mediterraneo, infatti, è una risorsa inestimabile: “genera un valore economico annuo stimato di 450 miliardi di dollari proveniente dalle attività e dalle risorse legate al mare”, si evince da uno studio del WWF.

 

LA BIODIVERSITA’ NEL MEDITERRANEO

Il report del WWF 30 per 30: Possibili scenari per rigenerare la biodiversità e gli stock ittici nel Mediterraneo, condotto in collaborazione con i ricercatori del CNRS-CRIOBE francese e l’Ecopath International Initiative e l’ICM-CSIC spagnolo, palesa i benefici che l’interruzione della pesca insostenibile e/o illegale, porterebbe alla biodiversità marina e alle popolazioni ittiche.

Lo studio ricorda che le azioni dannose dell’uomo sono la causa primaria della riduzione, se non della scomparsa, degli stock ittici nel Mar Mediterraneo.

“Considerando che attualmente solo il 9,68% del Mar Mediterraneo risulta protetto, e solo l’1,27% è davvero tutelato, e che il 75% degli stock ittici studiati nel Mediterraneo è sovrasfruttato”, dal report si evince che “la protezione efficace di specifiche aree, fino a raggiungere il  30% del Mar Mediterraneo, unita alla gestione sostenibile delle attività economiche nella restante parte del bacino, garantirebbe l’aumento di questi stessi stock ittici commerciali e una ripresa significativa dell’intero ecosistema marino”.

E l’Italia è tra i Paesi che può fare di più: le sue coste sono bagnate da 3 delle 6 aree che, se protette, potrebbero garantire considerevoli vantaggi (Mediterraneo nord-occidentale, Canale di Sicilia e Mare Adriatico).

 

ITALIA: QUALI PASSI COMPIERE?

Tanti sono i passi che il nostro Paese deve compiere per procedere su una strada virtuosa.

Tanto per cominciare, è importante identificare gli obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Realizzabili, Rilevanti, Temporizzabili) per tutte le AMP (Aree Marine Protette), al fine di implementare un’efficace conservazione degli ecosistemi marini, oltre a mettere al bando le attività illegali.

In un’ottica di pianificazione, poi, è indispensabile formalizzare a livello nazionale sistemi locali di cogestione delle aree protette e delle risorse naturali in esse presenti, con l’obiettivo di rendere tutti i portatori di interessi responsabili della loro gestione e valorizzazione.

«Oggi abbiamo la prova scientifica che la protezione di aree chiave del Mediterraneo è un modo efficace per ricostituire gli stock ittici più importanti e fermare la drammatica perdita di specie e habitat che sta minacciando il nostro mare – riconosce Marina Gomei, del WWF Mediterranean Marine Initiative -. Queste aree marine hanno un enorme potenziale per sostenere il settore della pesca e le economie locali, già ampiamente colpite dalla pandemia da Covid-19, e aumentare la nostra resilienza contro il cambiamento climatico. Il prossimo decennio deve vedere il Mar Mediterraneo di nuovo al centro delle agende ecologiche ed economiche dei nostri governi se vogliamo assicurare un futuro per il quasi mezzo miliardo di persone che vivono nella regione».

Un obiettivo ambizioso che, per essere raggiunto, deve essere supportato da azioni che di concerto coinvolgono tutti i leader mondiali nell’adozione di un nuovo Piano Globale post-2020 per la Biodiversità.

 

LE LINEE GUIDA DELL’UE

Già a dicembre 2019 la Commissione europea, su invito del Consiglio, era stata incaricata di elaborare una strategia sulla biodiversità, coerentemente con il Green Deal europeo. A maggio 2020 la Commissione ha esposto la sua proposta di strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030.

La strategia si sostanzia in una serie di azioni da compiere entro tale anno: “creazione di zone protette per almeno il 30% delle terre e dei mari in Europa, sulla base delle aree Natura 2000 esistenti; ripristino di ecosistemi degradati (ad esempio riducendo l’uso di pesticidi del 50%, impiantando 3 miliardi di alberi); stanziamento di fondi Ue e finanziamenti nazionali e privati”.

Come ha più volte ricordato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è essenziale elaborare una strategia di crescita che restituisca al Pianeta più di quanto gli viene sottratto.

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