Nella ricerca della Bellezza c’è la ricerca della identità e della civiltà in cui vivranno le sue opere. Come il Diritto, l’Arte supera la Morte crea consapevolezza democratica e civica e concorre a creare e radicare nuove idee e valori. La sfida di IusArteLibri, sin dal 2010 è quella di utilizzare il potere evocativo e salvifico della Bellezza e dell’Arte, affinchè il Diritto diventi una vera “eterotopia” , che come sosteneva Foucault, rovesci, trasformi, purifichi e neutralizzi gli spazi sociali e gli habitus mentali.
L’interrogativo da cui sono partita era ed è ancora oggi, “Il diritto è un ‘arte o l’arte è un diritto?”, ecco perché abbiamo selezionato per l’edizione 2021 del Premio IusArteLibri il romanzo di Elfriede Gaeng “Sidera Addere Caelo“ ( Carabba editore).
Come è nata l’idea di questo romanzo, ambientato nell’Accademia di San Luca a cui ha dedicato quattro intensi anni di studio?
Per me l’idea di un romanzo nasce di solito da un immagine, da un odore o da una parola. E quindi da uno stimolo esterno. Nello specifico l’idea di questo romanzo è nata da una conversazione su l’arte in generale, su Raffaello in particolare, e poi sull’Accademia di San Luca con Franco Purini e Laura Thermes, entrambi accademici di San Luca.
Dopo quella conversazione ho avvertito la necessità di tornare a visitare l’Accademia. Ed è in quella visita che l’idea del romanzo ha preso corpo. Una delle cose che mi ha più colpito durante la visita è stato il quadro di San Luca che dipinge la Vergine attribuito a Raffaello. Dove Raffaello stesso guarda San Luca mentre dipinge. Da quel quadro mi sono arrivate molte suggestioni. Nella stessa stanza del dipinto, la Sala Rossa, alla sinistra di chi lo guarda, è esposto il Putto reggifestone di Raffaello. E allora i personaggi del romanzo hanno cominciato a farsi strada tra le stanze dell’Accademia. Ci voleva qualcosa che legasse il presente al passato. Individui che avessero qualcosa di speciale, di diverso, e che sapessero traversare il confine tra realtà visibile e invisibile. Ed è qui che sono nati Taddeo, il piccolo uomo devoto custode dell’Accademia, che la protegge da ogni profanazione, e Lora Altieri, la straordinaria curatrice delle collezioni, che conversa con i fantasmi dei suoi artisti preferiti. E poi, siccome l’Accademia era anch’essa protagonista, perché non dare voce a chi l’aveva creata a fine ‘500, Federico Zuccari, e a Gustavo Giovannoni, che ne aveva trovato la nuova sede a Palazzo Carpegna e ne aveva curato il restauro negli anni Trenta del ‘900?
I personaggi sono tutti ossessionati dalla necessità di lasciare una traccia di sé. Una patologica tensione verso l’Eternità?
Le ossessioni svelano passioni, anche se Ugo Zardi per la sua ossessione giunge ad uccidere. Chiunque svolge un lavoro che ama si identifica con esso e la sua esistenza acquista valore nella realizzazione del suo lavoro, che spera gli sopravviva nel tempo. Penso al personaggio di Federica, la scienziata “madre” di Luca/Raffaello. In tutti i personaggi del romanzo c’è una forte tensione al superamento della dimensione temporale contingente attraverso il proprio lavoro. Ma solo Luca/Raffaello con la sua arte mira più in alto, all’Eternità. Se è vero che l’Arte è Bellezza e la Bellezza è Eterna.
Quanto l’esergo di Keats ” Bellezza è Verità, Verità è Bellezza,” ha influito nella celebrazione della Bellezza nel tuo romanzo?
Il verso di Keats è stato determinante. Il concetto di Bellezza espresso da Keats con queste parole e ancora con le parole “Una cosa bella è una gioia per sempre” richiamano quelle che pronuncia Lora Altieri “L’arte è una sottrazione della vita al tempo“. Nel senso che l’Arte e quindi la Bellezza hanno il potere di fermare il tempo e di consegnare all’Eternità l’opera d’arte ed il suo messaggio simbolico.
Taddeo Del Monte e Lora Altieri sono “imperfetti”: lui un nano, lei una nevrotica che vede e parla con i fantasmi. L’arte elimina ogni imperfezione?
Certamente. Perché la loro diversità è compensata da una maggiore sensibilità che gli consente di avere una percezione più acuta, di vedere oltre, di superare il fatidico confine tra realtà visibile e invisibile. E quindi sì, per questo Taddeo è un piccolo uomo che acquista grandezza e Lora Altieri è una donna chiusa al mondo che acquista umanità.
La predominanza di personaggi femminili è stata occasione per noi di coinvolgere nel Salotto IusArteLibri, l’Associazione Donne Giuriste e sottolineare i dati attuali del rapporto fra potere maschile e femminile e le garanzie culturali, non solo giuridiche per l’accesso delle donne a cariche direttive. C’e un tuo messaggio in tal senso?
Si e non si tratta di una provocazione o di una mera riflessione, ma di fatti. Da quando è stata fondata, l’Accademia di San Luca non hai mai avuto un Presidente né un Segretario Generale donna. Ho voluto riparare il torto, almeno nel romanzo!
Elfriede tu sei una nota sceneggiatrice e regista. L’ambientazione del romanzo si snoda fra la Roma Eterna ed i luoghi del Potere. Come va inscenato, arredato il Potere?
Il potere ha sempre bisogno di celebrare se stesso attraverso la magnificenza, per esibire la sua potenza e imporre il suo dominio. Anche Zardi, nel salire la Rampa Borromini si sente un principe rinascimentale e arreda il suo studio con mobilia di lusso e si compiace del potere che può esercitare nel ruolo di Segretario Generale dell’Accademia di San Luca. Anche in Zardi il potere ha la necessità di esibire se stesso.
La violenza di Zardi è evidente, invece nel giovane Luca/ Raffaello non c’è nessun tipo violenza, perché?
Rispondo alla domanda con le parole del Vasari: “Il non meno eccellente che grazioso Raffaello Sanzio da Urbino fu dalla natura dotato di tutta quella modestia e bontà che suole alcuna volta vedersi in coloro che più degl’altri hanno a una certa umanità di natura gentile aggiunto un ornamento bellissimo d’una graziata affabilità, che sempre suol mostrarsi dolce e piacevole con ogni sorte di persone e in qualunque maniera di cose.”
Non vi è alcun dubbio che il romanzo di Elfriede Gaeng costituisca una stella che si aggiunge al cielo dei diritti inviolabili delle persone. La democraticità dell’Arte e la valorizzazione del nostro diritto all’Arte deve consentire ad ogni uomo di poter dare del Tu alla Bellezza.