sabato, 20 Aprile, 2024
Politica

Natale chiusi in casa, passa la linea dura ma Conte non vuole esagerare

Nel governo prevale la linea dura. Durante le festività l’Italia diventerà quasi certamente una grande zona rossa con bar, ristoranti, negozi chiusi e il divieto di spostamenti dalla propria abitazione se non per comprovate esigenze.

Le misure riguarderanno le giornate dal 24 al 27 dicembre, e dal 31 dicembre al 3 gennaio. Nelle altre resteranno in vigore le regole previste per le zone gialle. Una decisione che si sarebbe resa necessaria a seguito dell’allarme degli esperti del Comitato tecnico scientifico che hanno evidenziato come il rischio di assembramenti familiari nei giorni festivi possa aprire la strada ad una temutissima terza ondata.

Il premier Conte però non sarebbe d’accordo a chiudere la gente in casa, senza nemmeno la possibilità di far visita a parenti anziani e soli. E vorrebbe introdurre delle deroghe che, pur mantenendo il lockdown, consentano comunque un minino di flessibilità.

“Alla fine di un confronto durissimo – scrive il Corriere della Sera – la mediazione del premier punta a stabilire alcune deroghe per le messe e i ricongiungimenti familiari: consentire ai congiunti stretti di andare a trovare genitori o nonni anziani e fragili, stabilendo un numero massimo di persone che possano spostarsi, probabilmente due”.

Sempre il Corriere riporta: “Il primo scenario, su cui Franceschini e Speranza pressano con forza, prevede di intervenire con misure rigorose dal 24 dicembre al 6 gennaio. Per tutto il periodo scatterebbe la zona rossa, un lockdown appena più morbido di quello di primavera, con divieto di spostamento anche nel proprio comune e chiusura di ristoranti, bar e negozi, ad esclusione di farmacie, tabaccai ed edicole. Resterebbero esclusi il 28, 29 e 30 dicembre, giorni in cui si applicherebbero le regole delle zone gialle. Nel secondo scenario, quello perorato dal presidente Conte, l’Italia sarebbe in zona rossa solo il 24, 25, 26, 31 dicembre e l’1 gennaio. Nel resto dei giorni resterebbero le misure previste dalla fascia arancione. Una soluzione che i rigoristi ritengono non sufficientemente efficace per arrivare con un numero di contagiati accettabile ad affrontare quella terza ondata che gli scienziati sembrano dare ormai per scontata”.

Insomma, alla fine nonostante mozioni parlamentari sia di maggioranza che di opposizione rivolte a consentire gli spostamenti fra piccoli comuni il giorno di Natale, il risultato è stato un ulteriore inasprimento delle misure, con il divieto addirittura di uscire di casa, motivato con l’esigenza di scongiurare ulteriori assembramenti, dopo quelli che si sono visti lo scorso weekend con il passaggio di diverse regioni dal rosso al giallo. Alla fine insomma la colpa è della gente irresponsabile colpevole di fare shopping appena gli viene consentito.

Il dibattito resta aperto e non è ancora detta l’ultima parola. Probabilmente la decisione definitiva arriverà nel weekend, e c’è chi nel governo sta lavorando per mitigare le misure considerate troppo pesanti.

Intanto i titolari dei ristoranti sono sul piede di guerra dal momento che ancora non sanno se potranno o meno lavorare nel periodo delle feste. Alcuni, sulla base del Dpcm attualmente in vigore,  avevano già iniziato a raccogliere le prenotazioni che ora molto probabilmente si troveranno costretti a disdire. Anche perché, se deroghe ci saranno, non riguarderanno certo bar e ristoranti che da quanto si apprende resteranno rigorosamente chiusi, sia a pranzo che a cena nei festivi e prefestivi.

Sembra smentita l’ipotesi di possibili controlli nelle case il giorno di Natale che qualcuno nel governo avrebbe addirittura proposto. Che sia una fake news o meno è sicuramente emblematica del clima da “caccia all’untore” che si è ormai scatenato in barba alle più elementari regole di libertà.

(Lo_Speciale)

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