venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

Il Governo sfodera la diligenza del buon padre di famiglia mentre Mes, Comunicazione e Coronavirus tengono banco. Fino a quando durerà questo cambio di rotta?

Pentimento operoso questo cambio di rotta da parte del Governo sulle sue ultime edulcorate disposizioni o la paura fa novanta? E fino a quando durerà?

Una cosa è certa: l’epidemia da covid-19 sta dimostrando che è viva e vegeta e, soprattutto, preoccupa finalmente anche quelli che erano scettici, restii e poco inclini a recepire le disposizioni del Governo, criticando, a più non posso, l’uso dei DPCM ed affermando la conseguente delegittimazione del Parlamento.

Il Comitato tecnico scientifico sembra non sufficiente per determinare le decisioni sulle restrizioni; la sanità presenta ancora i suoi punti deboli sia sotto l’aspetto organizzativo e sia per quanto riguarda gli organici e le strumentazioni adeguate nei punti critici, ormai numerosi in tutto il territorio nazionale; la crisi economica viaggia a gonfie vele e si allarga a macchia d’olio in tutti i settori produttivi e di commercio, colpendo la piccola imprenditoria, le piccole partite IVA, i lavoratori autonomi, gli artigiani ed ovviamente, il personale dipendente non beneficiario dello smart working.

L’informativa del Presidente del Consiglio dei Ministri in Parlamento è stata puntigliosa e con il tono di chi sente il peso della responsabilità di Governo di fronte al Paese; è da qui la necessità di fare appello ad  “usare la diligenza del buon padre di famiglia”, a tutti i cittadini, per l’osservanza delle indicazioni riportate nell’ultimo DPCM nel quale, per la prima volta, non si rimarcano le sanzioni per i trasgressori, ma si dispensano ricette di buon senso per evitare contagi, riservando, così, le strutture ospedaliere, di ricovero e di pronto soccorso, ai soggetti effettivamente bisognosi; in sintesi: non uscire di casa se non strettamente necessario.

È una emergenza epidemiologica per la cui informazione tempestiva, a causa del suo repentino evolversi, si sono rese necessarie dirette televisive che, purtroppo, inchiodano la collettività a prenderne atto, interrompendo qualsiasi attività prettamente lavorativa o ludica e, persino, il sonno.

Il Governo centrale ha assunto tale paterno atteggiamento attraverso il DPCM, grazie alla sensibile riconversione  dei Presidenti di Regione, dei Sindaci e di tutti coloro che sono abilitati ad emettere provvedimenti di restrizione nella circolazione delle persone e dei servizi connessi, lasciando a loro le opportune specifiche iniziative, previo accordi, intese e condivisioni col Ministero della Sanità e degli altri ministeri, sotto la regia della Presidenza del Consiglio.

Non manca, comunque, una certa confusione tra informazione, comunicazione, raccomandazione e disposizione. Basta non aver preso atto di alcune di queste segnalazioni, nell’arco di tempo delle 24 ore, se non più breve, per non essere aggiornati e, nel caso di “disposizione” con sanzioni, anche col rischio di incorrervi sotto l’aspetto amministrativo o penale; ma si confida, comunque, nel buon senso ed elasticità sia da parte della collettività e sia degli addetti ai controlli su strada e nei pubblici esercizi.

Il Covid-19 ha, di fatto, purtroppo monopolizzato, dall’inizio di quest’anno, la comunicazione tra i popoli, ossia i mezzi di informazione a livello mondiale, sia della carta stampata e sia di quella online o radiofonica che, h24, forniscono notizie sul Covid-19 in merito agli spostamenti ed alle evoluzioni, perché tutti possano prenderne in tempo le contromisure, in base alle rispettive competenze. Ciò nonostante non riescono più ad appagare le molteplici offerte ed a soddisfare le altrettante domande. C’è fame di notizie e vi sono tanti produttori che, nel tentativo di fornirle con celerità, anche per accaparrarsi clienti e fette di mercato, cioè audience, a volte in buona fede o con non sufficiente prudenza ed oculatezza, forniscono informazioni e notizie, benché provenienti da fonti attendibili e qualificate, non idonee a soddisfare le esigenze, le aspettative e le speranze della collettività.

C’è la corsa sfrenata a chi arriva prima, a chi si accaparra il primo posto nei risultati della ricerca, nella proposizione di stipula di contratti miliardari in materia di forniture di materiale sanitario, ospedaliero ed accessori, di cui le mascherine occupano un posto rilevante, con Stati ed Enti di particolare autonomia contrattuale ed adeguate disponibilità economiche.

Ma le regole di comportamento sfornate dal Governo, così affrettate, specifiche, circostanziate e particolareggiate da rispettare, ne rendono difficile, a volte, impossibile, l’osservanza, col rischio di sanzioni amministrative o penali, fatte salve le disposizioni/istruzioni  mitigate nell’ultimo DPCM, sotto forma di raccomandazioni e consigli tipici del buon padre di famiglia e con protocolli di adempimenti esasperanti in capo ad operatori economici, strutture sportive, ricreative, ristorazione e bar.

Non risultano, ancora, accollati adempimenti specifici agli amministratori di condomini per civili abitazioni che, invece, potrebbero fornire un determinante apporto sul versante della prevenzione del contagio epidemiologico.

Ci troviamo di fronte ad una vera abbuffata di informazioni e di somministrazione di regole comportamentali che affollano le menti di tutti, grandi e piccoli, sottoposti a dura prova con uno stress ai limiti di una crisi di nervi, in conflitto, con una tripartizione di responsabilità:

Il coronavirus, il sistema di informazione dei media e la politica, attraverso il gruppo tecnico di esperti da cui attinge le dovute indicazioni.

Il covid-19 è diventato il padrone di casa e riesce, abilmente, a depistare tutti nei termini, nei modi e nei luoghi, mentre ogni politico nazionale e locale propone e sventola la ricetta della nonna, creando caos tra disposizioni nazionale, regionali e locali, a cui si aggiunge la questione economica e del MES in particolare, con la insistente e ripetitiva frase: “Se servono i soldi del mes perché non usarli?” Ed un Governo che risponde: “No grazie …”

In questo delicato, drammatico momento pandemico, pertanto, la comunicazione ha una grande responsabilità, come non mai dalla riconquista della libera informazione dal dopoguerra e tutte le fonti qualificate che svolgono questo compito non possono non sentirsi che particolarmente responsabili ed orgogliose per la fondamentale necessità sociale, protetta e garantita dalla Costituzione negli articoli 15 e 21.

Una pandemia di Covid-19 ed una economia al lastrico, di emergenza nazionale, sono in mano alla politica, alla sanità, al buon senso di ciascuno di noi, ma nella responsabilità esclusiva dei mezzi di informazione e di comunicazione che hanno il compito di portare a conoscenza della collettività tutto quello che succede e si verifica nel mondo, fino al pianerottolo di ognuno, in modo  completo, esaustivo, veritiero e, soprattutto, che sia una divulgazione tempestiva perché è la celerità l’elemento determinante che ci permette di fare le scelte necessarie per mettere al riparo la nostra stessa vita.

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