giovedì, 25 Aprile, 2024
Claudio Borghi
Attualità

Covid e intelligence, prove tecniche di “regime”. Parla Claudio Borghi (Lega)

Scontro nella maggioranza sui servizi segreti. Nel Decreto Covid che proroga lo stato d’emergenza fino al 15 ottobre è stata infatti inserita anche la norma che consente la proroga di quattro anni per i vertici dell’intelligence, ovvero i capi di Dis, Aisi e Aise. Norma che sarebbe stata voluta dal premier Giuseppe Conte ma che non è piaciuta ad una larga fetta del Movimento 5 Stelle.

Cinquanta parlamentari hanno sottoscritto un emendamento rivolto a sopprimere questo articolo costringendo il governo a porre il voto di fiducia. Una mossa che i parlamentari pentastellati non hanno accolto favorevolmente scatenando vibranti proteste, pur votando alla fine la fiducia, e c’è chi nella maggioranza ha puntato il dito in direzione della Farnesina, accusando il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ed ex capo politico, di essere stato l’ispiratore dell’emendamento. Il tutto con l’obiettivo di indebolire il premier Conte e favorire un cambio a Palazzo Chigi. Ma Di Maio molto contrariato ha respinto le accuse: “Sono nuovamente costretto – ha precisato in una nota il ministro degli Esteri – a smentire retroscena fantasiosi secondo cui verrebbe attribuita al sottoscritto la paternità dell’emendamento M5S in materia di intelligence. È assolutamente falso. Si tratta di una iniziativa del tutto estranea alla mia persona. E sia molto chiaro un messaggio: nessuno provi a tirarmi dentro giochini di Palazzo che non mi appartengono nella maniera più assoluta”.

Il centrodestra ha accusato la maggioranza giallorossa di aver posto la fiducia per coprire i malumori sempre più evidenti all’interno dei 5 Stelle dove cresce la fronda contro il premier Conte e il Pd (con di Maio considerato il ‘cavallo di Troia’ di Draghi nel governo).

Soprattutto fra i grillini c’è chi non condivide la gestione dell’emergenza Covid da parte del governo e soprattutto il fatto che, con la scusa della pandemia, si assumano provvedimenti, come appunto quello legato alla proroga dei vertici dell’intelligence, che con il coronavirus non hanno nulla a che vedere. Insomma, anche nella maggioranza c’è chi comincia a percepire che il Covid sta diventando un pretesto utilissimo per instaurare una sorta di “regime” e mettere in atto, con la scusa dell’emergenza (che non c’è), misure che altrimenti sarebbe molto difficile far approvare.

Per il leghista Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio della Camera, il voto di fiducia sulla proroga dei servizi segreti rappresenta un fatto molto grave, oltre che inquietante.
“L’unica cosa che interessa questo governo è mantenere le poltrone e controllare il potere”.

Esiste un pericolo reale per la democrazia in Italia? Si sta delineando sempre di più una sorta di regime Covid?
“Certamente ciò che stupisce – risponde Borghi – è il modo con cui si è arrivati a questa decisione, ovvero inserire la proroga dei vertici dei servizi segreti all’interno di un Decreto Covid. Questa cosa è a dir poco ripugnante. Dimostra in maniera inequivocabile come, con la scusa della pandemia, l’esecutivo persegua le sue priorità, ovvero il mantenimento del potere e il controllo sugli apparati dello Stato. Per non parlare poi della fiducia, fatto questo ancora più grave. Al di là degli aspetti tecnici del provvedimento, ciò che sconcerta è il fatto che si sfrutti il Covid per mantenere equilibri di potere e favorire spartizioni”.

Nell’emendamento dei 5 Stelle firmato da cinquanta parlamentari per chiedere il ritiro della norma sull’intelligence dal Decreto Covid, c’è il tentativo politico di indebolire il premier Conte?
“Credo – risponde il parlamentare leghista –  che fra i parlamentari 5S cominci a serpeggiare lo stesso schifo che percepiamo noi dai banchi dell’opposizione di fronte a provvedimenti come questo. Il livello di sopportazione non è infinito, c’è un limite a tutto, e qualunque persona di buon senso non può non ribellarsi di fronte a schifezze come quella che abbiamo appena visto. Ma poi basta ricorrere al voto di fiducia per rimettere le cose a posto e far ringoiare il rospo a chi era pronto a sputarlo”.

(Lo_Speciale)

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