Sono passati quasi 50 anni, mezzo secolo, dalla legge di delegazione 9 ottobre 1971, 825 che diede al Governo il compito di redigere una riforma fiscale in materia di imposte dirette ed indirette.
Vennero emanati una serie di D. P. R. (decreti del presidente della Repubblica) in materia di I.V.A., invim, ilor, imposta di registro, di bollo, di concessioni governative, sui contratti di borsa, sul contenzioso tributario con l’istituzione delle ben note Commissioni Tributarie ed infine, il D. P. R. n. 597/1973 (I. R. PE.F.) in materia di imposte sul reddito delle persone fisiche ed il D. P. R. n. 600/1973 riguardante i poteri degli uffici finanziari in materia di accertamento, estesi anche alla Guardia di Finanza.
Nella determinazione della base imponibile la legge di delegazione si era preoccupata di dare criteri direttivi secondo i principi cardine contenuti nell’art. 53 della Costituzione che così recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Non mancarono, comunque, tentativi di evidenziare la violazione di eccessi di delega insieme a qualche dubbio di incostituzionalità proprio con riferimento alla mancanza dei requisiti stabiliti nel citato articolo 53.
In effetti furono determinati 32 scaglioni di reddito con le rispettive aliquote di riferimento prevedendo redditi fino ad oltre 600 milioni di lire. Le relative aliquote variavano tra il 10% per i redditi bassi, fino al 62% per i redditi oltre i 600 milioni di lire.
Nel tempo, fino ai nostri giorni, c’è stato un vero valzer sia per gli scaglioni che per il numero delle aliquote e della loro relativa percentuale.
Attualmente vigono cinque scaglioni con aliquote tra il 15% ed il 43%, quest’ultima aliquota per gli scaglioni di redditi superiori a 75 mila euro.
Si può ben capire come la tassazione è concentrata su una fascia di redditi medio – bassa e poi per i successivi multipli di 75 mila euro permane l’aliquota costante del 43%.
Sia ben chiaro che il 43% di tassazione è molto onerosa. Non a caso uno dei più grandi contribuenti italiani, ebbe a dichiarare, in una intervista nel lontano 2004, che “le tasse sono giuste se al 33%, se vanno oltre il 50/60% allora è morale evaderle o eluderle”.
Di avviso completamente opposto si era espresso il Ministro delle Finanze pro – tempore, purtroppo scomparso, che nel 2007, in una intervista, ebbe a affermare che “le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute”.
Anche di recente, il 19 dicembre 2019, l’attuale ministro dell’economia e delle finanze, On. Roberto Gualtieri, in una intervista, disse che: “pagare le tasse non è bello, è conveniente, necessario e giusto, ipocrita è dire che è bello, ma è un investimento positivo. Nei paesi dove si rispettano le regole fiscali si vive meglio e ci sono servizi pubblici e più prosperità”.
Fu il ministro delle finanze del lontano 1951, Ezio Vanoni, da senatore della Repubblica, nella prima riforma fiscale post bellica, da cui prese il nome” dichiarazione dei redditi Vanoni, a preoccuparsi del rispetto del dettato costituzionale.
Riteneva di esentare da tassazione la fascia di reddito considerata necessaria al soggetto per una vita decorosa ed evitare, nella fascia più elevata di reddito che la tassazione fosse stata “confiscatoria del reddito stesso”.
Col. D. P. R. del 29 gennaio 1958, n. 645, testo unico delle leggi sulle imposte dirette vennero fuori scaglioni ed ALIQUOTE così numerosi da stilare una TABELLA. Si contano ben 788 aliquote e scaglioni, prevedendo redditi fino a 500 milioni di lire ed aliquote per piccoli importi, con percentuali ciascuno di 0,01/0,02.
Si passa da un eccesso ad un altro con la pretesa di rispettare il principio della “progressività” indicato nell’art. 53 citato.
Anche di recente, il presidente del Consiglio Conte nella sua conferenza stampa del 13 maggio scorso ebbe a rassicurare al giornalista che gli aveva posto la domanda che… “la riforma del sistema fiscale ed il problema del cuneo fiscale sarà argomento di separata e successiva trattazione.”
È la promessa di ogni governo. Staremo a vedere.