sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Cosa dice la famiglia di Silvia Romano, dallo zio alla mamma fino al papà

Dopo il ritorno in Italia di Silvia Romano, rapita in Kenya il 20 novembre 2018 e liberata in Somalia sabato scorso, tante polemiche sulla sua conversione e tante parole si sono spese sulle sue condizioni psicofisiche.

A stupire però sono state le parole dello zio, uno dei pochi a parlare della prigionia per 18 mesi subita dalla nipote e che avrebbe portato la ragazza alla conversione all’islam con il nome di Aisha.

Lo zio a La Vita in Diretta, il programma di Rai 1 del pomeriggio, ha subito smentito che sia incinta: “No, non lo è. Non è incinta”. Ma sul “film dell’orrore” come ha definito il rapimento, il familiare aggiunge parole in più: “L’importante è che è viva, sana e salva”. Per lui poi “lei è stata inquadrata e addestrata, quelli sono esperti, le hanno fatto il lavaggio del cervello. Le avranno anche dato delle droghe. L’avranno anche drogata”.

Un’ipotesi che hanno pensato in molti sui social e che ora in queste parole troverebbe una sorta di risposta.

Tuttavia sul nome con il quale si vorrebbe far chiamare le cose stanno diversamente da come sono state dette: “Ma poi le dico anche – ha aggiunto lo zio – che, avendola sentita, non parla neanche nello stesso modo di prima. Non è lei che vuole farsi chiamare Aisha, e questo non l’ha mai detto. Di certo non tornerà più la Silvia che era“.

Oggi invece ha parlato la mamma di Silvia.

“Come vuole che stia? – ha detto uscendo con il cane dalla sua casa in via Casoretto, a Milano – Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito”. Poi un richiamo:  “Usate il cervello” ha aggiunto la signora chiedendo silenzio ora: “Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace”.

E anche il padre di Silvia ha fatto sentire la sua voce a Radio Capital chiedendo rispetto e tranquillità d’ora in poi: “Mia figlia sta come una che è stata prigioniera per diciotto mesi. Non è che se uno sorride sta benissimo, non confondiamo il sorriso con la capacità di reagire per rimanere in piedi dignitosamente da una situazione di cui si è preda e che ti porta poi ad andare nella depressione più totale. Meno male che ha un po’ di palle e cerca di reagire, ma è la sopravvivenza”.

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